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Nei tornei di poker, soprattutto quelli molto importanti, la posta in palio è alta e condiziona le giocate. Nessuno vuole fare brutta figura e, cosa ancora più importante, nessuno vuole uscire senza aver raggiunto almeno la zona in the money.

Per questi motivi, tanti giocatori amatoriali si comportano in modo più prudente del normale quando si trovano in un torneo blasonato, magari seduti al tavolo con qualche professionista, perché tendono a sopravvalutare la loro “sopravvivenza” nel torneo. Questo li trasforma in giocatori timorosi.

È fondamentale identificare chi sono i giocatori timorosi e capire come sfruttare questa loro debolezza durante la partita. Esistono alcuni sistemi collaudati. Da un lato ci sono i tells verbali e fisici. Cerchiamo quindi di parlare con gli avversari per raccogliere informazioni e guardiamo come agiscono fisicamente, ovvero come e quante volte controllano le proprie hole cards, come maneggiano le chips quando devono puntare o fare un call.

Poi ci sono le giocate da fare al tavolo. Prendere l’iniziativa puntando o rilanciando aiuta a capire se l’avversario è in difficoltà dal punto di vista della fiducia. Non bisogna esagerare, ovviamente, ma è un ottimo modo per ottenere informazioni.

Lo conferma il noto professionista e coach Jonathan Little, analizzando una mano giocata da un altro professionista, Faraz Jaka, vincitore di due titoli WPT e di un braccialetto WSOP. L’azione si è svolta proprio alle World Series Of Poker nel 2022, durante il Main Event.

Faraz Jaka (credits PokerNews/WSOP)

I bui sono 300/600 bb ante 600 e la bolla non è ancora scoppiata. Un giocatore apre da early position rilanciando 1.300 chips. Faraz Jaka, che agisce subito dopo e ha uno stack superiore a quello dell’original raiser, tribetta fino a 4.000 con in mano 8♠8♥. Tutti foldano fino al Big Blind che invece forbetta fino a 11.500. Il primo giocatore folda, Jaka decide invece di chiamare.

Il professionista giustifica la propria scelta perché ha il vantaggio posizione e perché l’avversario potrebbe avere mani come AK o AQ suited.

Arrivano le carte del flop: 7♣7♦6♠. Il BB punta 7.000 gettoni che il pro statunitense chiama. Jonathan Little condivide la scelta, perché l’avversario potrebbe aver c-bettato senza avere un punto in mano. Jaraz invece ha una overpair, e anche un progetto di scala backdoor: abbastanza per fare call.

Il turn è un 9♦. A questo punto, arriva il check del Big Blind. Faraz Jaka, che adesso ha progetto di scala bilaterale, ne approfitta per puntare 8.000 chips. L’avversario entra nel think-tank per quasi 10 minuti, dopodiché annuncia il fold con la mano migliore: una coppia di Jack.

Faraz Jaka ha poi spiegato due punti importanti. Se il BB fosse andato all-in al turn, avrebbe cercato di carpire qualche informazione parlandogli. Di fronte al check, invece, ha detto che normalmente avrebbe checkato dietro, ma aveva intuito che il suo avversario sopravvalutava la propria “sopravvivenza” nel torneo e, di conseguenza, sarebbe stato improbabile che facesse un check-shove per costringerlo a rinunciare alla sua equity.

Immagine di testa credits RIHL

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