Vai al contenuto

Il poker senza un minimo di socializzazione rischia di diventare una cosa troppo seria e quindi noiosa.

Al tavolo è bello poter parlare con gli altri giocatori perché questo ci ricorda che, pur essendoci soldi in ballo, il poker rimane un divertimento.

Ci sono però anche dei paletti, soprattutto quando si tratta di competizioni ufficiali. Nelle partite casalinghe tra amici possiamo fare un po’ come ci pare, ma quasi tutti i tornei organizzati in maniera professionale adottano un regolamento. Il più comune è il TDA cioè il testo elaborato dalla Tournament Directors Association.

Il TDA proibisce di socializzare e di parlare al tavolo? Assolutamente no. Però c’è una cosa che il regolamento vieta a livello di comunicazione: non si può parlare della mano in corso.

La “ratio” è quella del one-player-to-a-hand e cioè: ogni giocatore deve prendere le proprie decisioni sull’azione da compiere senza ricevere input esterni.

La regola n.68 del TDA, capitolo Etichetta & Penalità, dice chiaramente:

I giocatori sono tenuti a proteggere gli altri giocatori nel torneo in ogni momento. Per questo i giocatori, che siano o no nella mano in corso, non devono:

Discutere circa il contenuto di una mano non mostrata (attiva o foldata).

Dare consigli o criticare il gioco in ogni momento.

Fare supposizioni riguardanti una mano che non è stata mostrata.

La regola one-player-to-a-hand sarà vivamente incoraggiata.

Tra l’altro, questa regola proibisce di mostrare la propria mano e/o di discutere la strategia di gioco con altri giocatori, spettatori o consiglieri.

Immagine credits Getty Images

Proviamo a fare qualche esempio.

C’è un rilancio preflop e le prime tre carte del board sono A♠A♦4♣. Un giocatore non attivo se ne esce esclamando: “peccato, ho foldato un asso!“. E’ una chiara violazione della regola 68, perché fornisce un’informazione fondamentale agli altri giocatori: ammesso che sia vero, chi ha in mano un asso ora sa che non ce ne possono essere altri in circolazione.

Ma è un’infrazione anche dire “deve per forza avere una coppia in mano” come commento a un raise forte, perché equivale a condizionare il ragionamento autonomo di ogni singolo giocatore. E via dicendo.

Fino a qui è tutto chiaro e condivisibile.

Proprio tutto?

Al Day3 dell’EPT Eureka di Praga si è creato un caso particolare tra il greco Eleftherios Kavoukis e lo svedese Kalle Persson.

Kavoukis gioca alla destra di Persson (cioè agisce prima) e sta valutando se rilanciare. Alla fine rinuncia. Immediatamente lo svedese dichiara l’all-in. A quel punto Kavoukis si rivolge all’avversario e gli dice: “sapevo che avresti dichiarato l’all-in, per questo non ho aperto il gioco. E’ logico, ti sono rimasti 12 bui“. Kavoukis cerca di dirlo a voce bassa in modo che solo Persson senta, ma in realtà tutti capiscono.

Lo svedese reagisce protestando con la dealer che redarguisce Kavoukis ma niente di più. Apriti cielo. Il player greco anziché chiudere lì la questione inizia una polemica: “io voglio capire se questa è una vera regola!“.

L’azione si blocca per qualche minuto, causando la stizza di tutti i giocatori. Alla fine arriva il floorman che, senza dare troppe spiegazioni, dice a Kavoukis che non può parlare quando non è in gioco e che la partita deve riprendere. Un po’ poco.

E infatti i due proseguono la discussione anche quando il torneo va in pausa. Alla fine si allontanano senza riappacificarsi.

Keep quiet, silent please! (credits Getty Images)

Kavoukis rimane convinto che la sua azione sia innocua, perché non sembra avere un’utilità particolare per gli altri giocatori, visto che Persson va subito all-in.

In realtà un’informazione c’è: il numero di bui che lo stack dello svedese copre. Un giocatore seduto al tavolo osserva infatti che ognuno deve saperli contare da solo e non è da escludere che ci possano essere errori.

Ma a rendere scorretta (e per lo meno poco corretta) l’azione del greco c’è l’ultima parte della regola 68: quella che vieta “di discutere la strategia di gioco con altri giocatori“. Anche se in maniera indiretta, il greco sembra fare proprio questo.

Proprio vero che a volte il silenzio è d’oro. Voi cosa ne pensate?

Immagine di testa by Getty Images