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Nell’immaginario collettivo il poker è un gioco per maschi. Il pregiudizio, tanto radicato quanto discutibile, si fonda sulla presunta mancanza di determinazione e spirito competitivo da parte delle donne.

Il mondo del lavoro e quello dello sport hanno da tempo dimostrato il contrario ma, ancora oggi, per la maggior parte dei giocatori di poker avere una donna al tavolo equivale ad avere un avversario malleabile.

Rileggendo la storia del poker ci accorgiamo che si tratta di un mito.

La presenza di donne al tavolo da poker affonda le proprie radici ai tempi del “Vecchio West”. Tra documenti reali e leggende, emergono i nomi di Lottie Deno, Mary Hamlin, “Flash Kate”, Minnie Smith e Belle Star, tutte giocatrici in grado di competere senza difficoltà con gli uomini. Ma la più famosa giocatrice di poker di quel periodo rimane Alice Ivers (1851-1930). Nel corso di una carriera durata quasi mezzo secolo, si dice che “Poker Alice” abbia vinto più di 250.000 dollari (di allora!) agli avversari, oltre ad essere stata la proprietaria di alcune case da gioco (e di piacere) chiamate “Poker’s Palace”.

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Usciamo dalla leggenda ed entriamo nella storia del poker più vicina a noi e certamente meglio documentata.

E’ negli anni Settanta che le donne fanno il loro ingresso ufficiale nel poker moderno. Nel 1977 nasce il primo “Ladies Event”, torneo per sole donne, disputato alle World Series Of Poker. L’anno successivo, Barbara Freer prende parte, tra gli sguardi a dir poco contrariati dei giocatori maschi, al Main Event WSOP. Alla fine chiuderà al 18° posto su 42 partecipanti. La Freer ripeterà l’esperienza nel 1979, in compagnia di un’altra giocatrice, Betty Carey.

La prima vittoria di una donna in un evento WSOP aperto ad entrambi i sessi (quindi non il “Ladies Event”), arriva nel 1982 con Vera Richmond che batte 77 avversari in un $1.000 Ace-to-Five Draw (Limit). In quell’anno il numero delle giocatrice presenti alla World Series Of Poker sale sopra quota 100. Tra queste ci sono Jane DracheRosemary Dufalt, e Kathy Burks.

Facciamo un salto in avanti di un ventennio. E’ il 1995 quando Barbara Enright raggiunge il final table del Main Event WSOP. Anche se non riuscirà a vincerlo (finirà 5a) è la prima donna a riuscire nell’impresa. L’anno successivo la Enright vincerà il suo primo “braccialetto” in un evento da $2.500 di Pot-Limit Hold’em.

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L’approccio competitivo “in rosa” è a questo punto un dato di fatto. Negli anni successivi emergono i nomi di altre giocatrici divenute famose: quelli di Susie Isaacs, 10a nel ME del 1997, di Linda Johnson e di Maria Stern che nello stesso anno si aggiudicano i braccialetti nelle specialità Razz e Seven-Card Stud.

Arriviamo all’inizio degli anni Duemila. Il poker sta cambiando, il modo di giocare è in evoluzione e il “boom” dell’online è alle porte. Il vento del cambiamento è incarnato, sul versante femminile, da Jennifer Harman che vince due titoli WSOP nell’arco di due anni (2000 e 2002). E non c’è solo lei. Nel 2004, davanti alle telecamere di ESPN, Annie Duke vince 2 milioni di dollari nel WSOP Tournament of Champions, battendo 8 avversari tutti maschi nello speciale evento ad invito.

La dimensione del poker si amplia oltre i confini degli Stati Uniti. Arrivano altre competizioni di livello internazionale e con esse, altre rappresentanti del mondo femminile. Nel 2006 nasce la leggenda di Victoria Coren, scrittrice, imprenditrice nel settore media e professionista di poker, che vince lo European Poker Tour di Londra. Vittoria che bisserà nel 2014 a Sanremo, diventando così la prima persona ad alzare per due volte il trofeo a forma di picca (un primato rimasto imbattuto fino al dicembre 2019, quando Mikalai Pobal si è imposto nell’EPT di Praga, bissando il successo di Barcellona del 2012).

Victoria Coren Mitchell (credits Channel4)

Dopo Jennifer Harman, Victoria Coren rappresenta la possibilità anche per una donna di puntare al poker professionistico. La sua strada viene seguita negli anni successivi dalla norvegese Annette Obrestad, vincitrice nel 2007 a soli 19 anni dell’EPT di Londra per un £1.000.000, da Sandra Naujoks, prima all’EPT di Dortmund nel 2009, di Liv Boeree che all’EPT di Sanremo trionfa per €1.250.000.

Nel frattempo, anche la Poker Hall of Fame si accorge delle donne e inserisce i nomi di Barbara Enright, Linda Johnson e Jennifer Harman nel proprio elenco.

La serie di vittorie femminili a livello internazionale prosegue con Vanessa Selbst (tre titoli WSOP e oltre 11 milioni di dollari vinti in carriera), Ema Zajmovic, la prima a vincere un titolo World Poker Tour, Vanessa Rousso e Maria Lampropulos che nel 2018 sbaraglia tutti nella corsa al titolo della PCA ($1.081.000 di premio).

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L’elenco delle giocatrici vincenti potrebbe continuare. Noi lo chiudiamo con Kristen Bicknell (poco meno di 5 milioni di dollari vinti sinora) che nel 2019 è stata la prima donna ad imporsi in un Poker Masters da $25.000 di iscrizione. Qualche giorno fa la Bicknell ha ricevuto, per la terza volta consecutiva, il riconoscimento del Global Poker Index come Miglior Giocatrice dell’Anno.

Kristen Bicknell (credits PokerNews)

Nonostante tanti successi, ancora oggi dobbiamo constatare che raramente la “quota rosa” in un torneo di poker supera il 12-15% dell’intero field, ma le ragioni di questo sono di tipo culturale e mediatico, perché intelligenza, professionalità e voglia di emergere non sono prerogative esclusivamente maschili.

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