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Avete capito bene e non è uno scherzo: il poker è un gioco olimpico! E’ lo è ormai già da parecchi edizioni delle Olimpiadi, alle quali è ammesso nelle sue varie specialità (cioè varianti), con le relative medaglie ad appannaggio di chi raggiunge il podio.

Naturalmente non si tratta dei Giochi Olimpici tradizionali, che ancora escludono dalle loro competizioni giochi privi di aleatorietà e dal pedigree “più nobile” del poker, come ad esempio gli scacchi, la dama, il biliardo e il bridge. Parliamo invece delle Olimpiadi della Mente (Mind Sports Olympiad, MSO) che ogni anno, dal 1997, si svolgono a Londra.

Definita da William Hartston su The Independent “la più grande festa di giochi che abbia toccato queste sponde (e forse anche tutte le altre)”, le Olimpiadi della Mente richiamano appassionati provenienti da tutto il mondo. Una full-immersion ludica di quasi dieci giorni, duranti i quali è possibile giocare liberamente a un po’ di tutto: dagli scacchi al backgammon, da Mastermind al poker, da Go ai tanti e vari giochi in scatola, senza tralasciare le prove mentali, quali calcolo, pensiero creativo, memoria e via discorrendo. In tutto oltre 70 competizioni, alle quali ha preso parte più di un migliaio di persone nell’edizione del 2019.

Com’è accaduto per la quasi totalità degli eventi live nel mondo, anche l’edizione 2020 delle Olimpiadi della Mente si è svolta online a causa della pandemia. Il risultato è stato però tutt’altro che scoraggiante: grazie anche alla possibilità di estenderne la durata (quasi un mese) e il numero di gare (100), ci sono stati 5.884 partecipanti “unici” e 11.212 registrazioni complessive ai vari eventi in programma.

Tra questi c’erano anche 7 tornei di poker in 7 diverse specialità: no-limit hold’em, pot-limit Omaha, seven-card stud, five-card draw, heads-up hold’em, heads-up Omaha e nello short deck.

Il migliore di tutti in questo campo è risultato l’inglese Martin Isaac, che si è aggiudicato l’Amateur Poker World Championship totalizzando il maggior numero di punti nell’ eptathlon del poker. La medaglia d’argento è andata Jamie Reeve: nonostante la vittoria nell’ultimo torneo di poker short deck, Reeve non è riuscito a superare Isaac, al quale è bastato arrivare 34° per chiudere al primo posto.

Sul gradino più basso del podio si è infine posizionato un rappresentante del Belpaese, un vero e proprio “guru” dei giochi, il veneziano Dario De Toffoli.

Ma il poker è stato protagonista anche di altri eventi multi-ludici, come ad esempio il tanto ambito Pentamind. Una sorta di pentathlon degli sport olimpici tradizionali (scherma, equitazione, corsa campestre, tiro e nuoto) che consegna punti per ogni singola performance, ma con la differenza che nei giochi della mente ogni partecipante sceglie le specialità che vuole.

E il vincitore del Pentamind 2020, il super campione inglese di origini indiane Ankush Kahndelwahl, tra le sue cinque specialità ha inserito anche il torneo di heads-up pot limit Omaha. Una decisione che non sorprende, sapendo che Kahndelwahl si guadagna da vivere proprio con il poker e con il bridge.

“Ankush è un grande campione. Un ottimo giocatore di poker che eccelle anche in altre competizioni – è un genio” ha detto a PokerStarsblog.com Etan Ilfeld, l’imprenditore con la passione per i giochi che oggi gestisce le MSO. “Senza dubbio è per il momento il miglior multi-giocatore al mondo”.

Con la vittoria nel Pentamind, Ankush Kahndelwahl ha bissato il successo ottenuto nel 2019. Ha poi aggiunto al suo palmares altre quattro medaglie d’oro, una delle quali è l’Eurogames World Championship, altra competizione multi-gioco. Complessivamente, nell’edizione 2020 delle MSO Kahndelwahl ha preso parte a più di 40 eventi in 21 competizioni che attribuivano medaglie.

E ha infine trovato il tempo anche per dare qualche consiglio agli appassionati di poker in un’intervista rilasciata a Martin Harris di PokerStarsblog.com, nella quale il giocatore inglese ha cercato di offrire la propria ampia conoscenza del mondo dei giochi.

Secondo Ankush Kahndelwahl, i poker player dovrebbero provare “Perudo, altrimenti detto Liar’s Dice (“Dubito” in certe zone d’Italia e in qualche modo simile al poker polacco, ndr). E’ anche chiamato Liar’s Poker, e questo fa capire la vicinanza tra i due giochi. Si basa sul bluff e un mix di altre strategie… è molto adatto a chi pratica il poker. Quando lo gioco, utilizzo alcuni schemi mentali che applico nel Texas Hold’em”.

Oltre a Perudo, Kahndelwahl consiglia ai pokeristi anche il bridge: “Richiede una serie di skill molto simili a quelle che servono nel poker, perché anche il bridge è un gioco ad informazione incompleta dove lo scopo è massimizzare l’equity. Perudo e bridge sono ottimi giochi per chi ama il poker”.

E infine non poteva mancare un riferimento al backgammon che “è sempre stato un grande gioco di gambling, e anch’esso ha a che fare con le odds e con il prendere le giuste decisioni”.

Non è infatti un caso che molti campioni di backgammon siano poi diventati ottimi poker players. Qualche nome? Eric Seidel, Chip Reese, Stu Ungar, Jason Lester, Dan Harrigton, Mickey Appleman, Jay Heimowitz, Steve Zolotow, Howard Lederer, Gus Hansen e Paul Magriel.

Quest’ultimo, in particolare, è considerato il padre del backgammon moderno ma è stato anche il teorizzatore del “fattore M” nel poker, ovvero del rapporto tra lo stack che un giocatore possiede in un determinato momento del torneo e le chips che ad ogni giro deve pagare in bui e ante. La “M” sta per Magriel, naturalmente.

(fonte di riferimento per le MSO:Olimpiadi dei giochi mentali: un evento unico e sconosciuto che merita un salto di qualità, di Dario De Toffoli per ilfattoquotidiano.it)

 

 

 

 

 

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