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Terza e ultima parte del nostro “glossario” sul poker. Questa volta iniziamo… dalla fine, cioè dai termini che si usano per raccontare l’azione quando scende l’ultima carta del board, il river.

Nel precedente articolo avevamo fatto riferimento all’hero call, ma esistono anche l’hero fold e il crying call. Come è facile intuire, il primo indica un fold molto sofferto, che di solito capita quando al river abbiamo un buon punto ma il nostro avversario piazza una bet importante e ci sono concrete possibilità che possa aver chiuso un punto superiore al nostro. “Mettere sotto” quella mano è difficile, ma potrebbe anche essere la giocata decisiva per salvare il torneo. All’opposto il crying call: rinunciare a chiamare è troppo difficile anche se c’è il rischio di essere battuti. E’ una grande giocata se diventa un bluffcatching.

Anche l’espressione bad beat si usa spesso al river: equivale allo “scoppio” che si verifica quando una mano superiore viene battuta da una nettamente inferiore grazie ad una carta, ad esempio il famigerato Ace on the river, o una serie di carte fortunate. La bad beat, infatti, a volte arriva con due carte consecutive (turn e river) che ribaltano la situazione. E’ quello che in gergo pokeristico viene definito un runner runner, oltre ad essere il titolo di un film sul poker (o meglio, su un certo tipo di poker decisamente poco etico). Una backdoor è un progetto a scala o colore (una draw) che viene chiuso con due carte consecutive.

Draw nel poker indica genericamente l’atto di pescare le carte, cioè di attendere che esca quella giusta. Ma quando questo non è più possibile perché la mano dell’avversario è ormai imbattibile, allora siamo drawing dead. E non necessariamente perché qualcuno ha piazzato una prima, una seconda e infine una terza “pallottola” (bullet): quella è semplicemente l’azione di chi continua puntare su ogni street, una mossa tipica dell’original raiser.

Rimaniamo per un attimo ancora nell’ambito “penale” con i termini steal/stealare e maniac. Il primo è il tentativo di “rubare” il piatto nell’azione preflop. E’ un’azione che si verifica quando la maggior parte del tavolo folda e l’azione si riduce al giocatore che occupa la posizione del bottone, allo Small Blind e al Big Blind. Lo scopo è quello di vincere il pot incassando i bui e le eventuali ante con un rilancio. Se l’azione è limitata a SB e BB si parla allora di una blind war, una guerra di bui. Il maniac invece è un giocatore che, contrariamente al termine usato, non è realmente così pericoloso. Al contrario, è uno che vorremmo sempre trovare al tavolo perché non ha controllo sulle proprie giocate: rilancia sempre, bluffa di continuo e prima o poi finisce nella rete di chi lo sta aspettando con un buon punto.

Ci sono altri nomi per descrivere “certi” tipi di giocatori. I più caratteristici provengono dal glossario ittico e sono il fish (pesce), lo shark (squalo) e la whale (balena). Il fish è un giocatore scarso, anche se dare del fish a qualcuno seduto al nostro tavolo è piuttosto scortese e potrebbe anche essere sanzionato (un po’ come dare del donk). Lo squalo invece è l’opposto: un giocatore pericoloso, affamato di chips altrui e dal quale è meglio guardarsi. Whale, infine, indica un fish molto grosso, cioè pieno di soldi: in questo caso va trattato con rispetto, senza mai fargli capire che la nostra intenzione è quella di spolparlo!

Prima abbiamo parlato di alcune azioni tipiche quando la mano arriva all’ultima carta. Ma in mezzo ce ne sono altre. Tra i termini più usati in questo caso, ci sono lo slowplay e la overbet. Il primo indica un’azione insidiosa: quella di un giocatore che finge di avere una mano debole quando in realtà ha una monster. Spesso inizierà giocando passivamente la mano per indurci al bluff oppure rilancerà all’improvviso, magari con una overbet, cioè una puntata molto alta e superiore al valore del piatto (pot).

Al tavolo, poi, potremmo trovare anche chi agisce in the dark e chi gambla. Bettare o fare check in the dark significa compiere un’azione senza aver prima guardato le carte. E’ sinonimo di grande sicurezza e che potrebbe anche nascondere qualche giocata a sorpresa. Chi gambla – da gambling, azzardo – sceglie invece di fare una giocata rischiosa perché “se la sente” o perché ama quel pizzico di adrenalina.

Chiudiamo con una nota di colore. Anzi più di uno, tutti quelli di una mano o di un board in cui le carte hanno semi diversi: in questi casi di usa la parola rainbow, cioè arcobaleno.

Glossario completo? Ovviamente no, perché il linguaggio del poker è ampio e si arricchisce con frequenza di nuove parole. Però vi abbiamo offerto un assaggio, che potete ampliare con la terminologia dei tornei, le espressione mutuate dallo sport e i soprannomi delle carte. Buon poker lingo a tutti!

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