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Il 3 novembre prossimo, i cittadini degli Stati Uniti d’America sono chiamati ad un appuntamento di grande importanza: quello delle elezioni presidenziali.

Chi siano i due candidati, ormai è cosa nota: da un lato l’attuale Presidente in carica, Donald Trump, dall’altro lo sfidante del partito democratico, Joe Biden. Ma se tra questi ci fosse un terzo incomodo, non diventerebbe tutto più interessante?

A voler guardare indietro, una “terza via” tra repubblicani e democratici a volte si è palesata nella politica americana. E’ il caso, ad esempio, del miliardario americano Ross Perot che si è candidato nel 1992 e nel 1996. E anche nel 2020 un terzo concorrente avrebbe anche potuto esserci e probabilmente sarebbe stato un avversario molto pericoloso per entrambi gli schieramenti. No, non stiamo parlando di Michael Bloomberg, un altro miliardario che sembrava volersi candidare, ma di uno che avrebbe avuto dalla sua tutti gli appassionati di poker.

Parliamo ovviamente di Phil Hellmuth, chi altri sennò?

Nel 2016, quando Donald Trump si è affacciato sulla scena politica americana, Poker Brat ha paragonato il tycoon ad un giocatore loose-aggressive, usando la terminologia del poker che definisce i giocatori propensi a rilanciare spesso anche con mani marginali. Intervistato da Thestreet.com, Phil Hellmuth ha detto dell’attuale Presidente USA: “Guardare Donald Trump distruggere gli avversari alle primarie repubblicane mi ha ricordato un tipo di giocatore di poker molto difficile da gestire: il loose-aggressive o LAG, cioè un giocatore super aggressivo. Ti rende difficile la vita al tavolo perché vuole vincere tutti i piatti. Se punti, lui rilancia. Se rilanci, lui va all-in. Donald Trump è un LAG e le elezioni presidenziali USA sono il torneo di poker più importante di sempre“. (fonte Assopoker.com)

E’ uno che fa il “bullo” al tavolo, altra espressione inglese che usa il verbo to bully per indicare qualcuno che vuole imporre il proprio gioco agli avversari. Una metafora, quella usata da Hellmuth, che ben descrive lo stile di Trump, il quale passa con disinvoltura da un tema politico all’altro proponendo soluzioni a dir poco discutibili.

Di fatto, i LAG sono gli avversari più pericolosi da avere al tavolo proprio perché imprevedibili; ma al tempo stesso sono anche giocatori capaci di perdere tutto il loro stack in un solo colpo. E allora, come si batte un LAG? “Arpionandolo”, continua Hellmuth nell’intervista, ovvero aspettandolo al varco con una mano forte. Intrappolandolo, in sostanza.

Ma incastrare Trump non è facile, “è un LAG molto abile”, ha subito dopo ammesso con un po’ di disappunto il 15 volte vincitore di un braccialetto WSOP, che di certo non è un tifoso del tycoon. In occasione delle primarie repubblicane, infatti, Phil Hellmuth si è apertamente dichiarato a favore dei senatori Marco Rubio e Ted Cruz.

La contrarietà alla politica dell’amministrazione Trump è maturata nel corso degli anni, fino al 2019 quando Hellmuth ha preso una decisione clamorosa: quella di “scendere in campo”, per usare un’espressione forse più tipica della politica italiana. L’annuncio è arrivato nel gennaio dello scorso anno, in occasione del PokerStars Players Championship disputato alla Bahamas, quando il campionissimo di poker ha fatto il suo ingresso in sala durante il Day2 indossando una maglietta con tanto di scritta a colori blu-bianco-rosso: “Hellmuth 2020. I can dodge bullets, baby”.

Un successo di pubblico clamoroso. Durante i due giorni in cui è rimasto in sala (è uscito all’inizio del Day2), tra una whinata e l’altra per le mani perse, Hellmuth ha espresso il suo malcontento nei confronti di Trump. “Sono pronto a sfidarlo in un confronto testa-a-testa, dove lo sommergerò con i miei perché c…o hai fatto questo, perché c…o hai fatto quell’altro!” Insomma, aggredendo Trump e togliendogli l’iniziativa, la strategia giusta per battere un LAG abile come Trump.

La perla poi è arrivata durante l’azione al tavolo. Hellmuth ha iniziato a parlare della propria candidatura agli avversari spiegando di essere una terza via tra democratici e repubblicani, e poi si è rivolto al pro John Andress, l’unico statunitense al tavolo in quel momento, chiedendogli: “Posso contare sul tuo voto? Sappi però che non offro una rake, ne ho già distribuita abbastanza in giro!”

John Andress non si è lasciato convincere e lo ha eliminato dal PSPC. E anche la politica USA non lo vedrà protagonista a novembre 2020. IAncora una volta è stato lo show di una grande personaggio del poker, sul quale abbiamo voluto un po’ scherzare.

Ma qualcosa che ha senso in tutto questo c’è. Il parallelo tra politica e poker è interessante, perché sottolinea che entrambe sono attività “gestionali”: in politica, infatti, si gestiscono i consensi, nel poker si gestiscono le chip.

E allora un po’ ci dispiace la mancata candidatura di Phil Hellmuth alle presidenziali USA di quest’anno. In fondo, uno che ha vinto 23,5 milioni di dollari nei tornei di poker e 15 titoli WSOP, sarebbe stato molto qualificato per gestire le chip della politica americana.

Ecco un breve video di Phil Hellmuth al Day1 del PSPC 2019:

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