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Mentre il mondo è attraversato dalle manifestazioni di protesta legate al movimento Black Lives Matter, alcuni echi si sono sentiti anche nel mondo del calcio.

Uno dei primi a sostenere il movimento sui campi da gioco è stato Marcus Thuram, attaccante del Borussia Mönchengladbach che dopo aver segnato nel match contro l’Union Berlino si è inginocchiato, un gesto per ricordare George Floyd, l’afroamericano ucciso dalla polizia di Minneapolis la cui morte ha dato il via alle proteste antirazziste in tutto il mondo. 

Il gesto dell’attaccante francese non stupisce, se consideriamo il suo background familiare: il padre, da sempre strenuo oppositore del razzismo tanto che oggi presiede una fondazione a suo nome dedicata all’educazione contro i pregiudizi, infatti è Lilian Thuram, ex campione del mondo con la Francia e considerato uno dei difensori più forti della sua generazione. Una generazione che lo vedeva giocare insieme e contro gente del calibro di Maldini, Nesta, Cannavaro, Puyol, Stam… 

Negli ultimi tempi Lilian ha fatto sentire nuovamente la sua voce in Italia in seguito agli eventi che hanno visto coinvolto Kalidou Koulibaly, il difensore senegalese del Napoli la cui espulsione in un Inter-Napoli, a seguito di un diverbio con l’arbitro a causa della mancata sospensione della partita per i cori razzisti nei suoi confronti, riaprì l’annoso dibattito sul razzismo negli stadi.

La voce di Thuram fu una delle più ferme nel denunciare la scarsa attenzione al problema, non solo in Italia ma in tutta Europa, e ci tenne ad incontrare personalmente Koulibaly per fargli sentire il suo supporto. 

Ma l’incontro tra i due è stato un evento che è andato ben oltre alle questioni sociali: dal punto di vista prettamente sportivo, Koulibaly ha sempre indicato Thuram come uno dei modelli a cui si è rifatto nel corso della carriera, e lo stesso francese, fin dai primissimi tempi in cui il senegalese approdò a Napoli, spese parole di elogio per il giocatore e ha spesso ripetuto che Kalidou ha le potenzialità per raggiungere il suo stesso livello, se non addirittura superarlo

confronto thuram koulibaly

Lilian Thuram, dalla roulotte in Guadalupa alla Coppa del Mondo con la Francia

Ruddy Lilian Thuram-Ulien è nato in Guadalupa, a Point-à-Pitre, il giorno di Capodanno del 1972. Abbandonato dal padre in tenera età, è cresciuto in una roulotte con la madre e quattro fratelli fino a quando, a 9 anni, si è trasferito con tutta la famiglia in Francia. Inizia a giocare a calcio a Fontainebleau, nelle fila del Portugais, mentre nel frattempo eccelle anche a scuola e medita di entrare in seminario, salvo poi rinunciare quando scopre che i preti non possono sposarsi o avere figli. 

Le sue prestazioni sul campo gli fanno guadagnare il passaggio al Racing de Fontainebleau, con una parentesi tra i cadetti del Melun. Nel 1988, durante un torneo giovanile, viene notato dagli scout del Monaco che gli fanno immediatamente firmare un contratto con la squadra del Principato. Esordisce in prima squadra il 24 maggio 1991, nell’ultima partita di campionato contro il Tolone. 

Nelle successive 5 stagioni con la maglia biancorossa colleziona altre 192 presenze e 11 gol, giocando all’occorrenza anche da centrocampista. Nel 1994 si guadagna la prima chiamata in nazionale, e nel 1996, agli Europei di Inghilterra, è ormai un titolare inamovibile dei Bleus, giocando spesso nel ruolo di terzino destro. 

Nel 1996 si trasferisce a parametro 0 al Parma di Tanzi, dove ben presto va a formare una coppia difensiva praticamente perfetta insieme a Fabio Cannavaro. In 5 anni con i ducali scende in campo in 228 occasioni, segnando solo 1 gol ma difendendo la porta di Gigi Buffon in maniera praticamente impeccabile. In gialloblù vince una Coppa Italia, una Coppa UEFA e una Supercoppa Italiana

L’esperienza juventina e la delusione blaugrana prima del ritiro

Nel frattempo con la maglia della Nazionale vince il Mondiale disputato in casa, segnando una doppietta decisiva contro la Croazia in semifinale, e l’Europeo del 2000, in finale contro l’Italia. Nell’estate del 2001 la seconda Juventus di Lippi spende la cifra record per un difensore di 70 miliardi di lire (33 milioni di euro) per accaparrarsi quello che ormai è universalmente riconosciuto come uno dei migliori 5 difensori al mondo, protagonista anche della vittoria della Francia in Confederations Cup del 2003 (saranno 142 le presenze in carriera con la nazionale, primatista per la Francia). 

In 5 stagioni in maglia bianconera si adatta a giocare da terzino destro come in nazionale, vincendo 2 scudetti e inanellando 204 presenze e 1 gol, e andando a riformare il terzetto insieme a Cannavaro e Buffon.

Nel 2006 la Juventus viene retrocessa in seguito allo scandalo Calciopoli, e Thuram è uno dei pochissimi bianconeri a giustificare la giustizia sportiva e a prendere le distanze dall’operato della dirigenza.

Si trasferisce al Barcellona, dove vince una Supercoppa Spagnola ma non entra in sintonia con l’allenatore Frankie Rijkaard (peraltro suo modello in gioventù). Dopo 58 presenze in 2 stagioni, si appresta a trasferirsi al Paris Saint-Germain, ma le visite mediche evidenziano una patologia cardiaca, simile a quella che anni prima ha ucciso suo fratello su un campo da basket, che lo convince ad appendere gli scarpini al chiodo e a dedicarsi all’impegno civile attraverso la Fondation Lilian Thuram. 

Kalidou Kolibaly e il costante miglioramento di sè stesso

Fin dai primi allenamenti con il Napoli Kalidou Koulibaly è stato accostato a Lilian Thuram.

D’altro canto, questo ragazzo nato in Francia, a Saint-Dié-des-Vosges, da genitori senegalesi il 20 giugno 1991, si è sempre ispirato al campione francese sin da quando ha iniziato a tirare i primi calci al pallone nel Saint-Dié. A 14 anni entra nella scuola calcio del Metz, dove gioca anche con Miralem Pjanic, ma dopo 2 anni viene scartato e torna al Saint-Dié, nel campionato amatori. Tre anni più tardi, nel 2009, il Metz gli concede una seconda opportunità che questa volta Kalidou sfrutta appieno. 

Con il Metz diventa titolare in Ligue 2, guadagnandosi la chiamata della Francia Under-20, con cui gioca il Torneo di Tolone e i Mondiali di categoria. Dopo la retrocessione del Metz, si trasferisce in Belgio, al Genk, squadra con un settore giovanile di primo livello che ha valorizzato giocatori come Dr Bruyne, Courtois, Carrasco, Milinkovic-Savic e Bailey.

In Belgio matura decisamente come giocatore, superando la sua iniziale timidezza e imponendosi nella difesa della squadra che vince la Coppa del Belgio nel 2013. 

Nel 2014 arriva a Napoli, fortemente voluto da Rafa Benitez, e vince subito una Supercoppa Italiana, ma è negli anni successivi, sotto la guida di Maurizio Sarri, che diventa un difensore completo, attento e dominante, tanto da meritarsi, nel 2015, la chiamata in nazionale da parte del Senegal, spingendo il giocatore a vestire la maglia della nazione dei suoi genitori. 

Due difensori attenti e al servizio della squadra

Quello che accomuna Thuram a Koulibaly in primo luogo è l’abnegazione e la capacità di mettersi al servizio della squadra. Nonostante le loro straordinarie doti fisiche farebbero pensare a giocatori che attaccano l’avversario non appena sia nel loro raggio d’azione, cercando il duello fisico che li vede quasi sempre avvantaggiati, il loro gioco è in realtà molto più ponderato e intelligente

Proprio grazie alle loro straordinarie capacità in progressione, possono permettersi di temporeggiare ed assicurarsi di non lasciare in difficoltà in compagni.

Nella carriera di entrambi spesso sono stati i compagni di difesa, Cannavaro da un lato e Raul Albiol dall’altro, a prendersi i rischi dell’uscita alta sull’avversario, sapendo di avere le spalle coperte dal compagno, in grado di coprire eventualmente la posizione in un attimo. E difficilmente gli avversari sono riusciti a puntare la porta senza trovarsi davanti questi due difensori dal fisico statuario e dalla reattività elevatissima.

Se Koulibaly appare decisamente più forte nel colpo di testa, sia in fase difensiva che offensiva, come testimoniano i gol segnati, Thuram metteva in campo una tale intelligenza tattica che gli permetteva di leggere lo svolgimento dell’azione avversaria come pochi.

È difficile ricordare errori di Thuram in fase di marcatura o di copertura, mentre Koulibaly talvolta si rende ancora protagonista di qualche svarione che, vista l’enorme fiducia che ripongono in lui i compagni, spesso hanno conseguenze pesanti per la squadra.