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Al termine di un’ultima gara emozionante il pilota tedesco poté festeggiare il Mondiale, cementandosi come uno dei più grandi della storia.

Suzuka, Giappone. Alle sette di mattina, ora italiana, prende il via l’ultimo Gran Premio della stagione, quello che decide tutto. Da una parte Michael Schumacher sulla sua Ferrari rosso fiammante, dall’altra Kimi Raikkonen, con la McLaren dalla livrea argentata. Il loro duello era andato avanti per tutta la stagione, e in pochi pensavano che il finlandese riuscisse ad arrivare all’ultimo GP con ancora la possibilità di vincere il titolo. Raikkonen avrebbe compiuto 24 anni cinque giorni dopo, era un ragazzo alla sua terza stagione in Formula 1, ma era già un predestinato, e in questa stagione lo ha dimostrato con tutta la sua capacità. Aveva debuttato nel 2001 alla guida della Sauber-Petronas, ed è bastato un solo anno per convincere Ron Dennis a portarlo in McLaren. La scuderia britannica si fa carico di un forte esborso per scegliere lui come sostituto del connazionale Mika Hakkinen, affiancandogli un pilota esperto come David Coulthard, ma all’inizio la scelta sembra non pagare. Il primo anno è segnato dai ritiri: Raikkonen è costretto per ben dieci volte a chiudere anticipatamente la sua corsa, senza riuscire a centrare la sua prima vittoria, e terminando con appena 24 punti la classifica piloti. Dall’altra parte Schumacher è una leggenda, l’uomo da battere per chiunque, il grande favorito della vigilia. Dopo due titoli con la Benetton arriva alla rossa nel 1996, e di episodi sfortunati ne capitano molti: la manovra su Villeneuve che gli vale la squalifica da tutta la stagione ’97, la macchina che si pianta in partenza all’ultima gara decisiva nel ’98, sempre in Giappone, e la terribile frattura di tibia e perone che subisce l’anno dopo. Insomma, tanta iella, che però viene ripagata quando nel 2000 il tedesco riporta finalmente il Mondiale a un pilota Ferrari dopo 21 anni. Bissa il successo nel 2001, e nel 2002 il dominio è talmente netto che la matematica interviene quando mancano ancora sei gare dal termine.

Ma nel 2003 le cose vanno un attimo diversamente. Schumacher è comunque devastante, tanto da vincere 6 Gran Premi, di cui tre di fila. Patisce un solo ritiro, nella pioggia di Interlagos, e riesce solo all’ultimo a diventare padrone della nuova F2003GA, con la quale vince a Monza e Indianapolis nel terzultimo e penultimo appuntamento, indirizzando il Mondiale. Raikkonen, dal canto suo, trova la sua prima vittoria in Malesia diventando il più giovane a salire sul gradino più alto del podio, ma da lì in poi collezionerà ben sei secondi posti, mantenendosi comunque a distanza. Si arriva quindi a Suzuka con il Mondiale che sembra nelle tasche di Schumacher, il quale ha nove punti di vantaggio sul rivale. Raikkonen deve necessariamente vincere, e sperare che Schumi non vada a punti, dato che, in caso di parimerito, la vittoria gli sfuggirebbe. C’è anche in ballo il Mondiale Costruttori, ma la solidità di Barrichello e l’inaffidabilità di Montoya e l’altro Schumacher, il fratello Ralf, fanno ben sperare Maranello. Il colpo di scena arriva, però, nelle qualifiche del sabato: una forte pioggia si abbattè sulla pista nipponica negli ultimi minuti, condizionando il giro di chi era entrato per ultimo in pista. Barrichello, che aveva già terminato, conquistò la pole, mentre Raikkonen era ottavo, e Schumacher addirittura quattordicesimo, posizione che dava speranze alla McLaren. La gara vide un forte inizio di Montoya, che dovette però ritirarsi dopo appena nove giri, consegnando le chiavi della corsa a Barrichello. Schumacher invece, dovette ripartire dall’ultima posizione dopo uno scontro con Sato nei primi giri. Raikkonen si mantenne sempre nel gruppo di testa sperando in un errore di Schumi che però non arrivò: Michael rimontò fino all’ottava posizione, e nonostante il tamponamento subito dal fratello, rimase in gara. Barrichello vinse, Raikkonen arrivò per la settima volta secondo, e Schumacher chiuse a un minuto di distanza in ottava posizione, l’ultima che assegnava punti, andando a trionfare per sole due lunghezze dal rivale. Era il quarto mondiale consecutivo per Schumacher in Ferrari, il sesto totale vinto dal pilota di Hurth, che superava Fangio e si imponeva come il più vincente pilota di tutti i tempi. L’anno dopo vinse anche il settimo, e tutti pensarono che nessuno avrebbe potuto eguagliarlo. Proprio ieri però, un certo Lewis Hamilton, ha eguagliato i 91 Gran Premi vinti dal Kaiser, ed è sulla buona strada per far suo anche il settimo Mondiale. Sarebbe un traguardo strepitoso, ma molto probabilmente non arriverà all’ultimo Gran Premio, con due punti di distacco, come a Suzuka diciassette anni fa.

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