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Ci ha lasciato oggi Paolo Rossi, il protagonista del Mondiale spagnolo del 1982, scomparso all’età di 64 anni per un male incurabile.

“Paolo Rossi ci ha fatto sentire orgogliosi di essere italiani, è stato l’eroe di tutti noi”. Queste sono state le parole usate da Paolo Dal Pino, Presidente della Lega Serie A, per ricordare Pablito. Il celebre ex calciatore, Pallone d’oro nel 1982, è venuto a mancare quest’oggi, con la moglie che ne ha dato l’annuncio attraverso i social. Poco tempo dopo Maradona se ne va un altro grande campione di questo sport, in un anno davvero complicato. Paolo Rossi era nato a Prato, in Toscana, il 23 settembre 1956. Aveva iniziato a giocare a calcio seguendo le orme del padre Vittorio, insieme al fratello maggiore Rossano. Le sue buone prestazioni a livello giovanile, convinsero la Juventus a investire su di lui, nonostante la ritrosia dei genitori, giustificata dal fatto che anche il fratello fu chiamato a Torino, ma fu poi rispedito a casa dopo un anno. L’offerta era tuttavia irrinunciabile, così Rossi si trasferì nel capoluogo piemontese. In bianconero debuttò nel 1974 in Coppa Italia, ma non mise insieme nessuna presenza in campionato. Furono difficili i suoi primi anni: nonostante la giovane età, rimase vittima di diversi infortuni, tanto da dover subire tre operazioni al menisco del giro di appena due stagioni, e anche l’anno in prestito al Como videro il giocatore scendere in campo solo 6 volte. La svolta nella sua vita calcistica arrivò nel ’76, allorché si accasò al Lanerossi Vicenza di Giussy Farina, il quale lo prese in compartecipazione con la Juve. L’allenatore di quella squadra, Giovan Battista Fabbri, è stato sempre ringraziato da Rossi, per averlo trattato come un figlio, e per averlo messo in condizione di giocare al meglio. Lo spostò infatti da ala a centravanti, dove il giocatore, pur non avendo il fisico tipico del ruolo, sfruttava il suo opportunismo e il suo senso della posizione per andare a rete. Il primo anno in B fu capocannoniere del torneo con 21 reti, exploit che ripetè l’anno dopo in Serie A, con 24 gol che trascinarono i vicentini a uno storico secondo posto.

Questa magnifica stagione gli valse la convocazione ai Mondiali del 1978 da parte del tecnico Enzo Bearzot, che ha sempre creduto in lui. Rossi lo ripagò con 3 gol nella manifestazione, che vide l’Italia chiudere al quarto posto. Dopo il Mondiale però, sembrava essere iniziata una parabola discendente: la stagione successiva, clamorosamente, il Vicenza retrocesse, anche a causa dell’infortunio di Rossi, il quale l’anno dopo passò al Perugia, reduce da un anno chiuso al secondo posto. In Umbria siglò 13 gol, ma fu coinvolto, in circostanze ancora nebulose, nello scandalo scommesse scoppiato nel 1980. Accusato per Avellino – Perugia 2-2, in cui segnò una doppietta, dovette scontare una squalifica di due anni. La Juventus comunque decise di riprenderlo tra le sue fila, e Paolo Rossi riuscì anche a giocare le ultime tre gare della Serie A 81-82, convincendo Bearzot a convocarlo per i Mondiali. La scelta fu accolta in maniera polemica, sia per la lunga inattività del giocatore che per la mancata convocazione del bomber Causio, ma, come sappiamo, la chiamata si rivelerà vincente. La tripletta al Brasile è ancora oggi ricordata da ogni appassionato di calcio, seguita dalla doppietta alla Polonia in semifinale e dalla rete che aprì le marcature all’ultimo atto. L’Italia divenne campione del Mondo per la terza volta, Rossi vinse il Pallone d’oro e scolpì nella memoria immagini indelebili e indimenticabili. Dopo quell’esperienza continuò a segnare e a vincere con la Juve, due Scudetti, una Coppa delle Coppe, una Coppa dei Campioni, ma un rapporto non ottimale con Boniperti e i tifosi bianconeri gli fecero decidere di cambiare aria. Gli ultimi anni li passò al Milan, dove segnò due gol nel derby, e all’Hellas Verona, dove decise di ritirarsi a causa di problemi fisici alle ginocchia nel 1987, all’età di 31 anni. Da lì è diventato, tra le altre cose, un personaggio televisivo molto amato per la sua competenza del mondo del calcio, intervenendo come ospite a diverse trasmissioni, fino a quando un male incurabile ai polmoni se l’è portato via. Doveroso ricordare la carriera di Pablito, cui facciamo un ultimo saluto per le emozioni che ha regalato a chi ama questo sport.

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