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Compie 50 anni Edoardo Bulgheroni, apprezzato play maker negli anni ’90, presidente di Varese quando vinse il decimo scudetto ed oggi stimato imprenditore

Passeresti ore intere a parlare con Edoardo Bulgheroni, una delle poche persone, incontrate lungo la via, capaci di “migliorare il silenzio”. Mai un parola fuori posto, mai un concetto vano, paladino del rispetto delle persone, dei ruoli e dei valori, Edoardo Bulgheroni ha fatto leva su tutto ciò per diventare personaggio di spicco nell’imprenditoria italiana: Presidente e AD della SelectTrade, Co-Founder della SelecTBuilding, Vice Presidente del Gruppo Mario Mele & Partners, Consigliere di Confimprese, oltre 500 persone alle sue dipendenze. Ruoli chiave, quelli occupati dall’uomo che oggi taglia il traguardo dei 50 anni, prima parte di una grande avventura iniziata nella “sua” Varese. E’ sposato con Lorna, donna argentina («Innamoratissimo di lei – confida – e attratto da quella terra, paese che adoro con tutte le sue bellezze e le sue contraddizioni»), ed è papà di tre baldi giovanotti: Carlo, Antonio e Francesco. Ruoli chiave, si diceva, proprio come quelli che Edoardo Bulgheroni ha occupato quando, per 18 esaltanti anni della sua vita, ha vissuto, con emozione ed entusiasmo, la sua grande passione, la pallacanestro: «Dai 5 ai 23 anni – racconta il play maker – non c’è stato giorno in cui non abbia dedicato un minuto al basket. Ho avuto la fortuna di giocare in ambienti sani, al cospetto di allenatori con la “A” maiuscola. Il punto più alto, lo raggiunsi quando andai al CMB Rho di Dante Gurioli. Una gratificante esperienza di vita che mi ha insegnato tanto. L’importanza di allenarsi con scrupolo e costanza, la determinazione di raggiungere un risultato che sembra sfuggirti di mano, il rapporto con i compagni di squadra, che nasce nello spogliatoio ma si traduce in momenti indimenticabili vissuti in campo: la pallacanestro mi ha arricchito in tutto questo. Ho cercato di trasmettere gli stessi concetti ai miei tre figli. Solo Antonio ha “seguito le mie orme” e gioca nel Gavirate. Molto spesso, con loro tre facciamo avvincenti gare di tiro e sfide in uno contro uno. Inutile dirvi – sorride papà Edoardo – chi le vince…».

A dirla tutta, nel sangue del neo cinquantenne scorre un indomito spirito sportivo: «Quando ho smesso di giocare, mi sono cimentato in altre discipline, traendone importanti “suggerimenti” per la vita di tutti i giorni: ho percorso lunghi tragitti in bicicletta con un gruppo di amici (ma quanti “insulti” presi dagli automobilisti…). Poi ho provato il triathlon, ho partecipato a qualche maratona. Con un gruppo di amici ci troviamo sul ring per fare un po’ di pugilato. La mia seconda passione, però – dice Edoardo Bulgheroni – è il golf. Dicono che ho “mani educate” anche sul green. Da dieci anni a questa parte condivido questa esperienza con i miei figli. Sono il capitano di una squadra Junior».

E la pallacanestro?

«Vivo da vicino il “Game Day” con Antonio e mi ritrovo al giovedì con gli ex compagni dell’ABC Varese. Devo dire che arrivare a dieci non è sempre cosa facile: devo costantemente spronare la partecipazione sul gruppo di what’s app. Talvolta sono anche costretto a fare “minacce” d’ogni tipo. Riusciamo però sempre a toglierci il gusto di giocare a basket. Gli appuntamenti fissi sono tre: la partita, una visita alla Spa e una salutare pizza per chiudere la serata».

Per i suoi cinquant’anni le “regalo” una data: 11 maggio 1999…

«Giorno indimenticabile. La Pallacanestro Varese, della quale ero presidente, vinse il decimo scudetto della sua gloriosa storia. Un fiume di emozioni che oggi non si è ancora placato. Vissi quel giorno in piena trance agonistica. Mi ricordo solo che, quando suonò la sirena e iniziò la festosa invasione, scesi in campo per raggiungere mio papà Toto, per condividere con lui un momento di incredibile intensità. Ancora oggi, l’undici di maggio, mi sento con i giocatori e lo staff di una squadra rimasta unica nel suo genere. La “ferocia” dello sport è però latente: il giorno dopo un trionfo così grande, capisci che è l’ora di ricominciare da capo».

Segue ancora la Pallacanestro Varese?

«Solo da tifoso. Papà Toto fa ancora parte del club, consigliere con delega alla parte tecnica. Io invece mi sono un po’ defilato per impegni di lavoro. Appena mi è possibile, però, vado a vedere la partita».

Un giorno così importante per lei ha però una cornice che non è proprio la migliore…

«Stiamo vivendo una crisi di sistema – dice l’imprenditore varesino – che cambierà tante delle nostre abitudini. Personalmente non vedo l’ora che l’Italia riapra per ricominciare a muovermi e raggiungere i miei dipendenti. Pian piano stiamo cercando di ripartire e mi sto rendendo conto di quanto sia diventata complessa la quotidianità».

Il gioco di squadra assume un valore netto ed incontrovertibile quando il rispetto dei ruoli è totale. Edoardo Bulgheroni ha nel suo cuore e nella sua mente il volto di ciascuno dei suoi dipendenti: «Sono salito al Sacro Monte di Varese per filmare l’alba e realizzare un video che ho spedito a ciascuno di loro invitandoli a non demordere, a guardare avanti perché là ci sarà il nostro nuovo giorno. Mi sono poi fatto un “regalo” per il compleanno: sino a che l’emergenza non sarà passata, ridurrò il mio compenso al minimo salariale previsto. E’ un gesto simbolico, forse, ma voglio far capire a tutti, anche così, che sono al loro fianco». Scorrono i titoli di coda, purtroppo, di una chiacchierata che andrebbe avanti chissà quanto a parlare di basket, di Inter, di sport… Del racconto dei “primi cinquant’anni” di Edoardo Bulgheroni: «Cinquant’anni… Il suono è particolare, ma non lo sento come un traguardo. Per un innamorato della vita quale mi ritengo – confida sorridendo – aggiungerne altri cinquanta mi sembra il minimo…».

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