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Al National Stadium di Tokyo la Juventus vinse 24 anni fa la seconda Coppa Intercontinentale della sua storia contro il River Plate.

Uno scontro mitico, tra due club mitici. Questo è ciò che avvenne il 26 novembre del ’96 a Tokyo, capitale del Giappone, dove in palio vi era il titolo di squadra campione del mondo di club. La Juventus aveva vinto la Coppa dei Campioni pochi mesi prima, in una finale contro gli olandesi dell’Ajax decisa ai calci di rigore, mentre il River Plate, uno dei più famosi club di Buenos Aires, aveva superato l’America de Calì per assicurarsi la Coppa Libertadores, il più importante trofeo del Sud America. Entrambe le squadre erano al loro secondo successo continentale, e la quantità di stelle sul campo da gioco era notevole. Come è andata si sa, tuttavia, prima di raccontare la fine, partiamo dall’inizio. La Juve che si presenta ai nastri di partenza nell’estate del 1996 è una Juve profondamente rinnovata, ma sempre temibilissima. Dopo lo Scudetto al Milan e la vittoria della Champions, la squadra di Lippi decide di aprire un nuovo ciclo, e saluta campioni del calibro di Carrera, Vierchowod, Marocchi, Paulo Sousa, Ravanelli e soprattutto Vialli, proprio lui che da capitano aveva sollevato la coppa delle grandi orecchie nel cielo di Roma. La dirigenza bianconera guarda in Italia per il nuovo corso, pescando due rocciosissimi difensori come Iuliano e Montero, uniti, in attacco, dall’esperto Boksic e dai giovani Christian Vieri e Nicola Amoruso. Ma il colpaccio arriva a centrocampo: Zinedine Zidane, l’asso del Bordeaux, viene prelevato per meno di 10 miliardi, nonostante fosse all’epoca uno dei migliori del campionato francese. L’inizio della Juve in campionato mostra qualche piccola crepa, visto che una sconfitta col Vicenza e tre pareggi di fila con Roma, Napoli e Milan la fanno arrivare alla sfida mondiale al terzo posto in classifica. In Champions invece suona un’altra musica: 1 pareggio e 4 vittorie nelle prime 5, compreso un doppio successo con il Manchester United, sconfitto solo per la seconda volta nella propria storia da un’italiana in casa, proprio una settimana prima della sfida al River, grazie a un rigore di Del Piero.

Tornando a Tokyo, i bianconeri si schierano in campo con la migliore formazione possibile e risultano senza dubbio i favoriti, ma gli argentini hanno tra le loro fila Il Principe Francescoli, nonché Ortega, Cruz e Salas, che arriveranno in Italia pochi anni dopo. La Juve gioca un buon primo tempo in cui crea diverse occasioni pericolose, soprattutto con Boksic e Zidane, ma non riesce ad arrivare al gol. Nella ripresa il River alza la testa, sfrutta la stanchezza degli avversari e coglie una traversa con Ariel Ortega. A dieci dalla fine, il momento della svolta: su un calcio d’angolo dalla destra, Boksic spizza di testa il pallone, che arriva tra i piedi di Del Piero, il quale, dinanzi a una selva di gambe, riesce a girarsi e a calciare proprio sotto la traversa. La gioia di Alex esplode, a poco valgono gli assalti finali dei biancorossi, Pinturicchio può sollevare il trofeo, la Juventus è campione del mondo per la seconda volta. Fu il primo trofeo di un’annata dominante, visto che al ritorno in Italia la Juve iniziò a macinare punti, riprendendosi di forza il primo posto. In inverno arrivò anche la Supercoppa Europea ad arricchire il palmares, frutto di un risultato aggregato di 9-2 contro i francesi del Paris Saint-Germain. La Juve vola in campionato, dove dopo l’1-6 in casa del Milan e il pareggio alla penultima si laureò campione d’Italia per la ventiquattresima volta con una giornata di anticipo, e anche in Champions, dove l’Ajax viene superato 4-1 nella semi di ritorno, vittoria che vale la finale. È mancata sola la ciliegina sulla torta alla stagione della Juventus, dato che il 28 maggio 1997 il Borussia Dortmund stupì tutti, conquistando, con il risultato di 3-1, la sua prima e unica Champions. Ma quel giorno la Juve era, e lo resterà anche nei sei mesi successivi, la squadra campione del mondo.

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