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Gianni Rivera, uno dei più grandi numeri dieci della storia del calcio, fu il primo italiano a vincere il massimo riconoscimento calcistico mondiale.

Nel 1969 il Pallone d’oro era ancora un trofeo giovane. Istituito dalla francese France Football, nel ’56, nel suo primo decennio e poco più di vita il trofeo non era stato ancora sollevato da un italiano, escludendo l’oriundo Sivori, con la cittadinanza tricolore, ma nato in Argentina, seppur da mamma italiana. Rivera invece era nato e cresciuto ad Alessandria, città piemontese nella quale ha anche mosso i suoi primi passi a livello calcistico. Giunto al Milan nel 1960, ci era andato vicino parecchi anni prima alla vittoria, dato che nel ’63 con i suoi illuminanti lanci aveva messo Altafini in porta, consentendo ai rossoneri di vincere la loro prima Coppa dei Campioni contro i lusitani del Benfica. Aveva all’incirca vent’anni quando si imponeva con autorità nella massima competizione europea, senza dimenticare che l’anno prima fu tra le colonne della squadra che vinse lo Scudetto. Tuttavia non bastò: Rivera arrivò secondo nelle votazioni quell’anno, anticipato dal leggendario Lev Jascin, portiere sovietico la cui storia appartiene ormai al mito, unico estremo difensore insignito del premio. La carriera di Rivera, comunque, era appena agli inizi, e sul finire degli anni Sessanta la sua maturità calcistica era sempre più completa, in un periodo in cui le milanesi dominavano in Italia e non solo. Nel 1968 segnò 11 gol, ricordiamo che era un centrocampista, nel campionato vinto dal Milan per il suo nono Scudetto, e affrontò da capitano l’impegno in Coppa delle Coppe, anch’essa vinta dopo un 2-0 in finale contro l’Amburgo. Il Milan non riuscì a difendere il tricolore l’anno seguente, vinto dalla Fiorentina, ma fu comunque protagonista di una grande cavalcata in Coppa dei Campioni.

Dopo aver superato le ostiche Celtic e Manchester United, i milanesi arrivarono in finale contro un’Ajax all’alba del suo ciclo improntato sul calcio totale, guidato da Michels e con Johan Cruijff in campo. I rossoneri, guidati da Nereo Rocco, avevano nel proprio undici campioni quali Schnellinger, Trapattoni, Hamrin, Sormani, Prati e lo stesso Rivera, capitano e numero dieci. Gianni in quella partita fu fenomenale, fornendo due assist al bacio per Pierino Prati, autore alla fin fine di una tripletta, per il 4-1 con cui i meneghini si imposero nettamente sui lanceri di Amsterdam. La seconda Coppa dei Campioni, vinta a Madrid il 28 maggio 1969, fu seguita qualche mese dopo da una doppia sfida memorabile con l’Estudiantes per la Coppa Intercontinentale. Era la seconda volta per il Milan dopo la debacle contro il Santos di Pelé sei anni prima, ma la partita di andata mise in già da parte i timori, dato che il Diavolo vinse 3-0 con doppietta di Sormani e gol di Combin. Quest’ultimo non era particolarmente amato in patria, per usare un eufemismo, venendo considerato un traditore per aver scelto la cittadinanza francese e per aver disertato il servizio militare. Nella partita di ritorno, giocata a Buenos Aires, i milanisti e in particolare Combin, furono gravemente colpiti dagli avversari, tanto che il giocatore non solo uscì dal campo con naso e zigomo fratturato, ma fu anche portato in questura per diserzione. Fu tuttavia liberato dodici ore dopo, e i giocatori dell’Estudiantes rei di quegli episodi di violenza puniti severamente, dovendo scontare anche 30 giorni di reclusione. Tornando al campo, Rivera nella bolgia segnò il gol del Milan, che perse 2-1, ma che vinse la sua prima Coppa Intercontinentale della sua storia. In dicembre Gianni era uno dei favoriti alla vittoria del trofeo insieme al compagno di Nazionale e quasi omonimo Gigi Riva, grande centravanti del Cagliari. A spuntarla per un pugno di voti, appena 4 più del rivale, fu proprio il numero dieci rossonero, primo italiano a vincere il Pallone d’oro. Il presidente della giuria Urbini dichiarò che “il riconoscimento premia il talento calcistico allo stato puro, e Rivera è un grande artista che onora il football”. Un giusto riconoscimento a uno dei migliori di sempre.

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