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Il giorno dopo Samuel Eto’o, un altro grande del calcio africano festeggia il compleanno, 43 le primavere compiute da Didier Drogba.

Quando era piccolo, Drogba faceva il doppio della fatica rispetto ai suoi compagni. Ha sofferto anche di malnutrizione, non ha avuto nessuna crescita calcistica fino all’adolescenza, insomma, non fu per niente facile per lui trovare qualcuno che gli desse una chance. L’impegno lo ha portato a una carriera sfavillante, in cui è stato, tra le altre cose, il primo calciatore africano a mettere a segno 100 gol nella Premier League, il campionato più difficile al mondo. A dispetto delle sue condizioni da giovane, è diventato un uomo alto quasi un metro e novanta, facendo della potenza fisica, dell’esplosività e del fiuto del gol le sue armi migliori. Un vero e proprio eroe nazionale in Costa d’Avorio, paese tormentato da cui inizia la sua storia. Drogba, nato nella popolosa Abidjan, si trasferisce già in tenera età in Francia dallo zio Michel Goba per tentare di trovare la sua strada, ma la nostalgia è troppo forte e decide di tornare sui suoi passi. La famiglia lo riabbraccia volentieri, ma capisce che partire in blocco per la Francia è la soluzione per evadere dal contesto durissimo di cui soffre il Paese, martoriato da una carestia. Si stabiliscono tutti in un sobborgo di Parigi, dove Drogba muove i suoi passi e pian piano si forma, tecnicamente e calcisticamente, per approdare nel vivaio del Le Mans. Didier esordisce nella seconda serie francese con i giallorossi, facendo una lunga gavetta, anche perché il gol, per ora, non sono molti, appena 12 in 64 partite. Il Guingamp intravede qualcosa in lui e gli dà una chance, ben sfruttata, poiché grazie alle 17 reti del 2003 fa un altro balzo in avanti approdando all’Olympique Marsiglia. Una stagione magica, quella con l’OM, 32 marcature in tutte le competizioni, compresa una Coppa Uefa persa solo in finale. Nell’estate 2004, il trasferimento che gli cambierà la carriera: per 36 milioni di euro, fortemente voluto dall’allenatore José Mourinho, Didier Drogba sbarca in Inghilterra, tra i migliori al mondo, con la maglia blu del Chelsea.

Gli otto anni a Londra dell’ivoriano sono quelli che cementano la sua icona nel mondo del calcio. Schierato da subito titolare dal portoghese, è uno dei punti fermi del doppio titolo vinto dai londinesi, il primo del quale dopo 50 anni di digiuno. Nel 2006 porta per la prima volta la Costa d’Avorio ai Mondiali, in cui trova il modo di andare a segno nonostante l’eliminazione dei suoi nel girone. È l’anno in cui viene eletto per la prima volta Calciatore africano dell’anno, cui seguono due stagioni meno prolifiche in cui comunque raggiunge la finale di Champions League, ma viene espulso nella stessa, vedendo poi i suoi compagni perdere ai rigori contro il Manchester United. Nel 2010 vince di nuovo la Premier mettendo a segno 29 gol in 32 partite, inarrestabile la sua marcia nel successo della squadra di Ancelotti. L’anno 2012 è il suo ultimo con la maglia dei blues, ed è coronato dall’impresa inseguita per tanto tempo: la conquista della Champions League. Sostituito Villas Boas con Di Matteo, i londinesi avanzano a sorpresa in Europa, eliminando anche il fortissimo Barcellona grazie all’1-0 a Stamford Bridge, firmato proprio da Drogba. Nella finale è decisivo, ma questa volta in positivo: segna l’1-1 al Bayern all’88esimo, porta i suoi ai rigori, trasforma il penalty decisivo per la vittoria della prima Champions della storia del Chelsea. Una storia meravigliosa coronata con la chiusura del cerchio del trofeo più importante, al termine del quale Drogba saluta l’Inghilterra per andare in Cina, allo Shanghai Shenhua, a fronte di un importante offerta economica. Gli ultimi anni di carriera saranno un lungo girovagare, in Turchia al Galatasaray, in Canada a Montréal e a in America a Phoenix, ma il suo cuore rimarrà sempre legato al Chelsea, dove tornerà anche nel 2014, in tempo per vincere un’ultima Premier. Una carriera straordinaria di un ragazzo che ce l’ha fatta, come speriamo sia quella del figlio Isaac, che recentemente ha scelto proprio il nostro Paese per iniziare la sua avventura. Il giovane classe 2000 milita infatti nella Folgore Caratese, in Serie D, dove ha debuttato poche settimane fa. La strada è lunga, ma se seguirà la strada del padre nulla sarà proibito.

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