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Esattamente 30 anni fa, il club rossonero divenne campione del mondo per la terza volta, sconfiggendo l’Olimpia Asuncion.

Il 1990 è stato un anno magico per il calcio italiano. Al di là dell’organizzazione del Campionato mondiale di calcio in estate, i club tricolori dominavano in lungo e in largo in Europa. Basti pensare che nel ’90 tutti e tre i principali trofei continentali furono vinti da squadre italiane, caso unico nella storia: la Juventus di Dino Zoff vinse la Coppa Uefa, battendo la Fiorentina in finale, la Sampdoria, dopo la sconfitta in finale dell’anno precedente, vinse la Coppa delle Coppe, e il Milan trionfò per la seconda volta consecutiva in Coppa dei Campioni, battendo il Benfica. Insomma, un campionato fatto da grandissime squadre, tra cui è impossibile non citare il Napoli di Maradona, vincitore dello Scudetto, e l’Inter dei tedeschi, Brehme, Matthaus e Klinsmann. Tuttavia, di queste grandi compagini, solo una riuscirà ad aprire un ciclo negli anni successivi, ovvero il Milan di Galliani e Berlusconi. Guidato dal rivoluzionario Arrigo Sacchi, la squadra dei tre olandesi, Van Basten, Gullit e Rijkaard, si presentava all’inizio della stagione 90/91 come la favorita in ogni competizione. Sul mercato estivo i colpi erano stati mirati, e tutti italiani: Sebastiano Rossi, Angelo Carbone e Massimo Agostini andavano a sostituire i partenti Galli, Colombo e Borgonovo. Il Milan partì forte in campionato, con tre vittorie consecutive. La squadra salì ben presto in testa alla classifica, ma la sconfitta in casa contro la Sampdoria di Toninho Cerezo premiò i blucerchiati. I rossoneri ebbero la rivincita poco dopo, nella Supercoppa Europea che allora si giocava in gara doppia contro i vincitori della Coppa delle Coppe, proprio la Sampdoria, battuta con un 2-0 al ritorno dopo l’1-1 dell’andata. Dopo questo trofeo conquistato, mancava solo la Coppa Intercontinentale per completare la tripletta, e la sfida era fissata il 9 dicembre del 1990 contro i paraguayani dell’Olimpia Asuncion, vincitori della Coppa Libertadores contro il Barcelona di Guayaquil. Il Milan arriva alla sfida con sei vittorie, tre pareggi e due sconfitte in campionato, un buono score, se non fosse che le cadute sono arrivate contro la già citata Samp e nel derby contro l’Inter di Nicola Berti.

Il Milan parte quindi alla volta di Tokyo, Giappone, per giocare la finale, allora in partita unica. L’Olimpia non ha grandi giocatori, ma le partite contro le sudamericane sono sempre durissime, e questo i rossoneri lo sanno, visto il successo ottenuto l’anno prima solo al termine dei supplementari grazie ad Alberico Evani. Lo stesso Evani, così come Carlo Ancelotti, non sono però della partita, rimpiazzati da Carbone e il giovane Stroppa. Per il resto, la classica formazione, con Pazzagli in porta, la mitica difesa con Tassotti, Maldini, Costacurta e Baresi e poi, ovviamente, Rijkaard, Gullit e Van Basten. La partita, giocata in piena notte italiana per via del fuso orario, non inizia benissimo per il Milan, del quale però si intravede la superiorità. Maldini, a causa di una frattura alla clavicola, deve lasciare il posto a Galli. Nel finale di tempo uno strepitoso cross di Gullit dalla sinistra trova la testa di Rijkaard, che insacca per l’1-0. Nel secondo tempo l’Olimpia coglie anche una traversa, ma Van Basten sale in cattedra da fenomeno: con un dribbling in percussione mette a sedere il portiere Almeida, ma il suo tiro, deviato, finisce sul palo, dove Giovannino Stroppa raccoglie per il raddoppio. Il terzo gol è ancora un grande spunto di Van Basten, che salta di netto un difensore per poi concludere con un sontuoso pallonetto, anch’esso sul legno: Rijkaard si tuffa e di testa firma la doppietta, 3-0. Il Milan è campione del mondo per la terza volta, record, e solleva la Coppa Intercontinentale nel cielo nipponico, un altro grande successo di una squadra leggendaria. Il prosieguo della stagione arride meno ai rossoneri, che alla fine termineranno secondi in campionato, a -5 dalla Sampdoria campione, mentre dalla Coppa dei Campioni vengono esclusi per la storica decisione di Galliani di far abbandonare il campo ai suoi a Marsiglia, dopo il malfunzionamento di un riflettore. Il Milan fu squalificato dall’Uefa per l’anno successivo, e Sacchi se ne andò a guidare la Nazionale italiana. Al suo posto arrivò un certo Fabio Capello, e quel che successe poi è storia.

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