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Compie oggi 42 anni quello che è, senza ombra di dubbio, il più grande motociclista italiano, nove volte campione del mondo.

Non ha nessuna intenzione di fermarsi Valentino Rossi. Anche passati i 40 anni, conserva in sé stesso, ma anche negli occhi di chi lo guarda, l’entusiasmo di un ragazzino. Non è un periodo facile: l’ultima stagione è stata la peggiore della sua lunghissima carriera in sella, quindicesimo nella graduatoria finale, ed è già stato annunciato che nel 2021 non correrà nella squadra ufficiale Yamaha. Ma Vale non molla, e sogna ancora il decimo Mondiale, una cifra tonda che insegue da undici anni ormai, per cementare ancora di più la sua già importante eredità. Nato a Urbino nel 1979, è cresciuto a Tavullia, ormai per tutti la città di Valentino Rossi. Figlio di Graziano Rossi, anche lui pilota motociclistico, seguirà fin da bambino le orme del padre, dal quale erediterà anche il numero utilizzato sulla moto, quel 46 divenuto ormai parte di lui. In realtà 46 era anche il numero usato da Norifumi Abe, pilota del quale Rossi era appassionato in gioventù, e da cui si originò il soprannome “Rossifumi”, uno dei tanti che hanno caratterizzato la sua vita sportiva. Dopo esser passato dai kart alle minimoto, passa alle motociclette vere e proprie in adolescenza, diventano in breve tempo campione italiano della classe 125 ed esordendo nel Mondiale di categoria nel 1996, un quarto di secolo fa. Ci si ricorda dei suoi primi anni la sua capigliatura lunga e bionda, unita all’aria di un ragazzino che vive con grande serenità e divertimento uno sport per niente facile ai massimi livelli. A Brno vince la sua prima gara alla stagione d’esordio, nel ’97 è già campione del Mondo sulla Aprilia, vincendo 11 gare su 15, un dominio. Passato in 250, in un decennio dominato dagli italiani Cadalora, Biaggi (poi suo grande rivale) e Capirossi, ripete il copione precedente, ambientandosi il primo anno e trionfando nel secondo, anche qui in maniera netta sulla concorrenza, sempre in sella alla sua Aprilia. È tempo del grande salto, quello nella MotoGp, ancora chiamata Classe 500 nell’anno 2000.

Valentino Rossi arriva nella classe regina in sella alla Honda, con la quale chiude secondo il primo anno, finendo alle spalle solo del campione Kenny Roberts Junior. Dopodiché, il dominio: dall 2001 al 2005 è cinque volte di fila campione del Mondo, una serie di successi continua e perpetrata nonostante i tanti cambiamenti vissuti dal pilota pesarese. Dopo il successo nella 500, nel 2002 la MotoGp passa ai motori a quattro tempi, Rossi si siede su una delle moto più iconiche, la Honda RC211V e cannibalizza il campionato mettendo insieme undici vittorie e quattro secondi posti. L’anno successivo fa ancora meglio, chiudendo sul podio tutte le 16 gare della stagione. Rossi sembra impossibile da fermare, ma nell’estate del 2004 arriva il colpo di scena: sentitosi messo in secondo piano dalla Honda, decide di levare le tende e accasarsi alla Yamaha, scuderia in crisi tecnica e sicuramente non al livello delle avversarie. Valentino fa il miracolo, già a Welkom, nella prima gara della stagione, chiude davanti a Biaggi vincendo una gara mitica. L’andazzo si ripeterà tutto l’anno, anzi, tutti e due gli anni successivi, in cui nessuno, né il pilota romano né lo spagnolo Gibernau, riusciranno a contrastarne l’egemonia. Cala nel 2006 e nel 2007, dove a trionfare sono il compianto Hayden e il ducatista Stoner, per poi rifarsi alla grande nel 2008 e 2009, dove diventa rispettivamente otto e nove volte campione del mondo, sotto solo ad Agostini e Nieto. La decade successiva non sarà però così bagnata dalla gloria come gli anni precedenti. Dopo il Mondiale 2010 caratterizzato da un brutto infortunio di tibia e perone, lascia la Yamaha per la Ducati, vivendo tuttavia, nei due anni con la scuderia italiana, risultati ben poco soddisfacenti, in cui non riuscirà a vincere nessun Gran Premio. Tornato alla casa giapponese, tornano alla mente i suoi duelli all’ultima curva con gli spagnoli Lorenzo e Marquez, soprattutto il famosissimo episodio del “calcetto” che decise il Mondiale 2015 in favore di Jorge Lorenzo. Tre anni di fila al secondo posto, poi una parabola discendente di risultati durata fino adesso. È dal 2017 che Rossi non vince un Gp, è diventato uomo, corrono insieme a lui ragazzi che potrebbero essere suoi figli, ma il Dottore non ha alcuna paura e non vuole mollare. Dopo 414 gare, 115 vittorie e 235 podi vuole ancora dimostrare di poter dire la sua, evitando di chiudere la carriera nelle retrovie. L’augurio nostro e di tutto lo sport italiano è che ci riesca.

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