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Sono 78 gli anni compiuti oggi da Mazzola, uno dei grandi campioni storici del calcio italiano che ha legato la sua carriera alla maglia nerazzurra.

Sandro Mazzola è una di quelle persone che non ha bisogno di presentazioni. Perché basta sentirne il nome per accendere una campanella nella memoria che ce lo fa immaginare guizzante, in bianco e nero, mentre avanza in velocità superando gli avversari, con il volto pulito e il caratteristico baffo. La casacca, ovviamente, è quella dell’Inter. Il binomio Mazzola-Inter è indissolubile, come per Giuseppe Meazza e Javier Zanetti, è stato uno dei campioni più splendenti nella ultracentenaria storia del club di Milano, un tuttocampista quando ancora il concetto di calcio totale non era in voga. Non era scontato, dato che Sandro, figlio d’arte, rischiava, come tanti altri nella sua condizione, di vedere la propria vita e successi oscurati da quelli del padre, anch’egli campione straordinario. Chiaramente parliamo di Valentino Mazzola, che nel 1942 divenne padre per la prima volta proprio di Sandro, nato a Torino, dove egli militava. Quel Torino non era una squadra normale, era la squadra che dopo la ripresa degli avvenimenti sportivi al termine della Seconda Guerra Mondiale vinse quattro volte il titolo di campioni d’Italia, una squadra talmente leggendaria che prese il nome di Grande Torino. Purtroppo Sandro poté godersi il padre solo fino ai sei anni, dato che Superga mise fine alle vite di quel gruppo eccezionale di giocatori e non solo, quando Valentino aveva solo trent’anni. Non ci mise molto il giovane Mazzola a far capire di avere le stigmate del campione: approdato all’Inter in giovane età, debuttò in Serie A nel 1961 segnando alla Juventus, nella famosa gara in cui i nerazzurri schierarono la formazione giovanile in segno di protesta perdendo sonoramente, con Mazzola che segnò su rigore l’unico gol dell’Inter. Già l’anno successivo entrò stabilmente tra i titolari, e i risultati si videro subito, dato che l’Inter vinse lo Scudetto dopo nove anni di attesa grazie anche alle ottime prestazioni di Sandro.

Iniziò in quel momento l’epopea della Grande Inter, Helenio Herrera fu il condottiero di questo team di giocatori che portarono il club milanese sul tetto d’Italia, d’Europa e del mondo, potendo vantare tra le sue fila giocatori come Facchetti, Picchi, Suarea, Jair e Corso, tanto per citarne alcuni. Nel ’64 l’Inter vinse la sua prima Coppa dei Campioni, nella quale fu fondamentale il contributo di Mazzola che con 7 gol, di cui 2 nella storica finale con il Real Madrid, portò la coppa a Milano. Fu una stagione magica, dato che con una sua rete risolse anche la Coppa Intercontinentale contro l’Independiente, oltre alla vittoria del nono campionato e della seconda Coppa dei Campioni consecutiva, questa volta contro il Benfica di Eusebio. Un’altra vittoria nell’Intercontinentale, sempre con l’Independiente, e il secondo Scudetto di fila, il decimo che diede la prima stella ai nerazzurri, cementarono definitivamente l’immagine della Grande Inter, di cui Mazzola era uomo simbolo e leader, capace di segnare più di 20 gol a stagione da quando Herrera lo spostò più avanti nel campo. La stagione 66/67, in cui l’Inter vide sfumare tutti gli obiettivi sul filo del traguardo, segnò un punto di svolta nella storia nerazzurra. Angelo Moratti cedette la Società a Ivanoe Fraizzoli, e anche Herrera lasciò. Mazzola tuttavia si prese ancora delle grandi soddisfazioni: nel 1970 diventò capitano dell’Inter, e partecipò anche ai Mondiali in Messico ove gli Azzurri superarono la Germania Ovest in semifinale arrendendosi solo ai brasiliani nell’atto conclusivo. Sollevò da capitano il trofeo dello Scudetto 1971, il quarto da lui vinto, e continuò a giocare nei meneghini fino al ’77, anno in cui si ritirò dal calcio giocato dopo 17 stagioni, 570 presenze e 162 gol, tutti con la stessa maglia. Dopo il ritiro rimase nell’ambito nerazzurro ricoprendo il ruolo di dirigente in due periodi diversi: prima fino all’84, successivamente fino al 1999, essendo in prima linea nel momento in cui Massimo Moratti prese in mano la Società, e partecipando attivamente all’arrivo di Ronaldo. Recentemente è stato inserito nella Hall of Fame sia del calcio italiano e sia del club nerazzurro, di cui rimarrà eternamente uno dei più grandi calciatori.

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