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È l’unica persona al mondo ad aver vinto tutti i titoli del Grande Slam in singolo, in doppio e in doppio misto in più di trent’anni di carriera.

Ci sono cose che sono difficili da spiegare. Nel giro di trentadue anni, dal 1974 al 2006, il mondo è completamente cambiato. Sono cambiati usi, costumi, sono crollati e nati nuovi Stati nazionali, la tecnologia ha fatto passi da gigante, qualunque atleta fosse attivo nella prima metà dei ’70 si era ormai ritirato da tempo, magari riciclandosi nel modo più redditizio possibile… per Martina Navratilova è stata tutta un’altra storia. Era una ragazza di soli 17 anni quando, in coppia con Ivan Molina, superò agilmente 6-3, 6-3 la francese Rosie Reyes Darmon e il messicano Marcelo Lara, conquistando il suo primo titolo sulla mitica terra rossa al Roland Garros. Era invece ormai una signora di 49 anni quando insieme al connazionale Bob Bryan ebbe la meglio su Kveta Hrdlickova e Martin Damm, strabiliando il mondo con il suo cinquantanovesimo titolo del Grande Slam, nel torneo in cui aveva annunciato il ritiro definitivo dal tennis. Una storia davvero incredibile. Abbiamo detto 59 titoli, solo Margaret Court ha fatto meglio di lei, ma è il caso di farlo notare a un’atleta che ha ottenuto 18 trionfi nel singolare, 31 nel doppio e 10 nel doppio misto? La risposta è semplice: proprio no. La storia di Martina parte da quella che allora era la Cecoslovacchia, in un mondo in piena Guerra Fredda. Martina nasce Subertova, come il marito di mamma Jana, ma le cose non vanno benissimo, tant’è che i due divorziano appena tre anni dopo. È solo a sei anni, nel 1962, che Martina prende il cognome Navratilova, derivante dal patrigno, il quale avrà un ruolo fondamentale nel suo avvicinamento al tennis, dato che la spinge a questo sport come suo istruttore quando è ancora una bambina. Lei, dal canto suo, non ci mette molto a mostrare le sue doti superiori alla media, tant’è che già a 16 anni passò al professionismo, e iniziò a fare quello che ha fatto in tutta la sua carriera: vincere titoli in giro per il mondo.

Dopo il cambio del cognome arrivò anche il cambio di nazionalità, a Martina andava stretta la rigidissima società cecoslovacca di allora, e sfruttando la sua attività, chiese e ottenne, nel 1981 la cittadinanza americana, passo importante che le consentì anche di aprirsi su temi personali allora scomodi: fu una delle prime sportive a fare coming out sulla propria sessualità, impegnandosi ancora adesso per i diritti di tutti gli atleti e le atlete non etero. Ci sarebbe ora da parlare della sua carriera, dove non basterebbe un libro per descrivere anche solo i suoi successi: Navratilova, mancina naturale, era una specialista del serve & volley, tecnica con la quale dominava le avversarie grazie a un aggressivo avvicinamento a rete dopo un forte servizio. Era chiaramente più svantaggiata sulle superfici più lente come la terra battuta, ma in realtà il suo livello era talmente alto da imporsi ovunque. Nel singolare ha vinto 167 titoli, record assoluto, in cui spiccano i 18 titoli del Grande Slam, in particolare Wimbledon, tiranneggiato con 9 vittorie di cui 6 consecutive. È stata in testa alla classifica WTA per 332 settimane, praticamente cinque anni di fila, tra il 1982 e il 1987. La più grande rivale in questo periodo fu Chris Evert, incontrata in totale 80 volte, con cui ha dato vita a innumerevoli finali e sfide epiche, portandosi a casa il bilancio complessivo, ma solo per tre successi in più. In doppio i titoli salgono a 177, 31 del Grande Slam, almeno 7 volte ognuna delle quattro prove più importanti del circuito. Il doppio misto è invece quello a cui più si dedicò dopo il primo ritiro del 1994, portandosi a casa altri 10 titoli: 1 Australian Open, 2 Roland Garros, 4 Wimbledon (totale da record di 20 titoli complessivi in tutte le specialità) e 3 Us Open, di cui l’ultimo, come detto, a quasi cinquant’anni. Cosa poter aggiungere in definitiva? Sono davvero pochissime le persone che sono talmente dominanti da far scaturire l’idea di dover creare una categoria apposita solo per loro. Martina Navratilova, fuori dagli schemi nella vita tanto quanto in campo, l’avrebbe sicuramente meritata.

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