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Compie oggi 56 anni Van Basten, il fuoriclasse dalla caviglia fragile ma così elegante da essere definito l’étoile della Scala del Calcio.

Classe ’64, nato a Utrecht, in Olanda, sotto il segno dello Scorpione. Stiamo parlando di Marco Van Basten, celebre nel firmamento sportivo mondiale come calciatore e allenatore. La sua passione per il calcio lo ha portato a una carriera stellare, che lo ha visto consacrarsi tra i nomi più grandi del pallone. A soli 7 anni giocava già nella squadra della sua città, e il debutto in prima squadra è arrivato quando era appena 18enne, sostituto del leggendario Johan Cruyff. Il Cigno di Utrecht è stato un grandissimo centravanti completo: sapeva calciare bene sia di destro che di sinistro, inoltre era bravo pure di testa e in generale possedeva una grande tecnica. Fenomeno in fatto di eleganza, che con i suoi goal ha trascinato il Milan alla conquista di quattro Scudetti, due Champions League e due Coppe Intercontinentali. Proprio con i rossoneri ha fatto parte del trio di ‘tulipani‘ composto con i connazionali Ruud Gullit e Frank Rijkaard. Un trio geniale che ha reso grande il club tra gli anni ’80 e ’90, allenato da Arrigo Sacchi. Invece, con l’Olanda, la sua nazionale, il cigno di Utrecht ha vinto anche l’Europeo del 1988 e, sempre in quegli anni, 3 Palloni D’oro (1988, 1989 e 1992). Ma un problema, un neo nella sua straordinaria carriera c’è, ed è legato alla sua caviglia destra. Infatti, proprio all’apice della sua carriera fu l’impazienza a tradire il fuoriclasse: persuaso dal luminare Marty, sceglie di trascorrere il Natale sotto i ferri per risolvere una volta per tutte gli annosi problemi alla caviglia e quindi approcciare la fase calda della stagione al top della forma. Era il 21 dicembre 1992 a Saint Moritz (Svizzera) quando l’ex attaccante fu sottoposto all’intervento: il piano prevedeva 4-6 settimane di stop prima del ritorno in gruppo. Nessun tifoso rossonero, per quanto abituato sontuosamente dai propri beniamini, era in ogni caso preparato a quanto stava per accadere: il Cigno di Utrecht, carico di speranze, inizia l’intervento senza sapere che a soli 28 anni sta per congedarsi dal calcio giocato.

E fu così che il 17 agosto del ‘95, in una conferenza stampa appositamente organizzata nella sala dei trofei di Via Turati, vecchia sede del Milan, Van Basten diede l’addio al calcio giocato dopo due anni e mezzo di inattività interrotti solo da pochissime e sporadiche apparizioni. Il giorno seguente, il 18 agosto, fu il giorno del suo saluto al popolo rossonero. Sul terreno di San Siro piovevano lacrime: compagni di squadra, 80 mila spettatori e milioni di schermi. Jeans, camicia rosa e giubbino di renna per l’ultimo giro di campo. Elegante come sempre. Più tardi, l’olandese ha detto: “nonostante gli applausi assordanti, oggi mi son sentito solo. Circondato dal silenzio nonostante gli ottantamila fan e il loro applauso, nonostante sentissi ripetere il mio nome e vedere i manifesti. Non deve essere così! Dovrei segnare gol, dare passaggi, creare una storia, creare quella magica atmosfera di San Siro. Ho visto i miei compagni di squadra al centro del campo toccati. L’Arena condivideva i loro sentimenti, lo stadio era pieno. Era tutto per me e per quello che ero. Qualcosa è cambiato, qualcosa di fondamentale. Il football è la mia vita e oggi posso dire che ho perso la vita. Oggi sono morto come giocatore di football. Sono qui per il mio funerale. Smetto di correre e battere le mani. Il cerchio è finito.” Dopo l’annuncio, tra i giocatori lo shock fu enorme e in un’intervista Diego Armando Maradona ha commentato così la notizia: «Mi viene da piangere, è stato il giocatore più elegante che abbia mai visto, se Dio ha deciso così, vuol dire che non vuole vedere più goal belli». Oggi, Van Basten reputa quell’intervento l’errore che ha segnato la sua vita, quel rimpianto che l’ha perseguitato per i vent’anni seguenti. E sempre oggi, il neo 56enne, si è trasformato in un cigno triste. Schiacciato, forse, dal peso di una grandezza così pesante da sopportare fuori dal campo.

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