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Compie oggi 44 anni uno dei migliori calciatori asiatici di sempre, protagonista in Italia tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000.

Difficile, se non impossibile, trovare qualcuno cresciuto con la Serie A di vent’anni fa che non provasse genuina curiosità e simpatia per Nakata. Il giapponese rappresentava un altro mondo rispetto ai giocatori che normalmente calcavano i campi del campionato italiano: sempre calmo, mai un urlo, un gesto, una parola fuori troppo, una protesta plateale, Hidetoshi ha sempre mantenuto la sua eleganza e la sua tranquillità sia in campo che fuori, apparendo quasi astratto dal contesto in cui si trovava. Centrocampista dalla grande visione di gioco e dal piede raffinatissimo, la sua storia è praticamente un unicum nel mondo del pallone tricolore. Nato a Yamanashi, a due ore da Tokyo, Nakata si dà al calcio dopo aver praticato anche il baseball, uno degli sport più gettonati in terra nipponica. Debutta nel campionato locale con il Bellmare Hiratsuka, in cui rimane diversi anni con notevole successo, dato che viene nominato calciatore asiatico dell’anno nel 1997. Il suo nome inizia a circolare dopo aver disputato i Mondiali ’98 con la maglia dei Samurai, attirando l’attenzione di un Presidente eccentrico e navigato, Luciano Gaucci. Degli acquisti dell’ex patron del Perugia si è parlato in lungo e in largo, basti pensare a quando portò in Umbria Saadi Gheddafi, figlio dell’ex dittatore libico, e all’affaire Birgit Prinz, nel quale cercò di convincere, senza successo, la Fifa a poter schierare una donna, tra le più forti al mondo, in un campionato maschile. Nakata, secondo giapponese del campionato italiano dopo l’eterno Miura, giunge nel Belpaese nello scetticismo generale, un trasferimento bollato come mossa di marketing. Obiettivamente, attraverso Hidetoshi, parecchi soldi entreranno nelle casse del Perugia e non solo, ma il ragazzo non era un bluff, anzi: nella prima giornata del campionato 98/99 segna una pregevolissima doppietta contro la Juventus, catalizzando subito le attenzioni di tutti. Fu un’annata memorabile quella del nipponico, fondamentale nell’economia della squadra, 10 gol, di cui uno meraviglioso in rovesciata contro il Piacenza, eletto di nuovo calciatore asiatico dell’anno e candidato anche al Pallone d’oro, la prima di quattro volte complessive. Il salto di qualità era pronto a venire, e dopo un’altra metà anno al Perugia, Nakata passò alla Roma nel gennaio del 2000 per 30 miliardi di lire.

Nella Capitale il giocatore faticò a trovare spazio, anche perché in campo c’era un certo Francesco Totti, tuttavia diventò protagonista nella vittoria dello Scudetto 2001 dei giallorossi. Grazie alla norma che permise alle squadre di schierare più di 3 extracomunitari contemporaneamente approvata due giorni prima, la Roma ebbe la possibilità di inserire Nakata nella sfida decisiva contro la Juve a sei giornate dal termine, e il giapponese la decide, segnando il primo gol e propiziando il secondo di Montella, che consentono ai giallorossi di recuperare da 2-0 a 2-2 la sfida con i piemontesi, e di involarsi verso lo Scudetto, vinto il 17 giugno 2001. Curioso il racconto di Totti, che racconterà come Nakata, nel baccano dei festeggiamenti, rimase composto nello spogliatoio a leggere. A Hidetoshi, dopotutto, dei trofei non è mai importato molto, così come dei soldi. Anche se, nel 2002, l’anno dopo il tricolore, il Parma si assicurò le sue prestazioni per 60 miliardi di lire, cifra record, che lo portò a diventare il sesto giocatore più pagato al mondo. Con i gialloblu, numero dieci sulle spalle, fu decisivo nella vittoria della Coppa Italia 2002, rimanendo una presenza costante anche negli anni successivi. Le sue ultime stagioni italiane le passa al Bologna, alla Fiorentina, in un’annata difficile, e al Bolton, in Premier League. In questi anni Pelé lo inserisce nel FIFA 100, unico asiatico assieme al coreano Hong Myung-bo. Decide di ritirarsi al termine del Mondiale 2006, il terzo da lui disputato, a soli 29 anni. Nel spiegare la sua scelta è stato, come sempre, cristallino, raccontando di come ritenesse semplicemente chiusa quella fase della sua vita, volendo iniziare un nuovo viaggio. Impegnato in diversi campi, dalla beneficenza alla moda, dal sociale all’artigianato, Hidetoshi Nakata è un giocatore che ha lasciato il segno nella storia del nostro calcio.

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