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Compie oggi 50 anni Enrico Chiesa, protagonista in Serie A per quattordici stagioni con le maglie di Sampdoria, Parma, Fiorentina e Siena.

Chiesa è stato indubbiamente uno degli attaccanti italiani più quotati negli anni ’90, arrivando alla Nazionale, alla candidatura al Pallone d’oro, all’essere conteso a suon di miliardi dalle squadre nostrane. Attaccante puro, grazie al suo opportunismo, al suo senso del gol, alla sua velocità nello stretto, per un paio d’anni è stato anche il maggior realizzatore di reti in Serie A in attività, pur venendo impiegato spesso, nella sua carriera, da seconda punta. Enrico, genovese, nasce nel capoluogo ligure sul finire del 1970, avvicinandosi al calcio grazie al Pontedecimo, squadra di quartiere della città. Non ci mette molto prima di passare alla Sampdoria, sul finire degli anni ’80 una delle maggiori realtà italiane. I blucerchiati, come si faceva allora, diedero il via a una serie di prestiti nelle categorie minori per far fare gavetta al ragazzo, il quale risponde da par suo con due buone annate in Serie C con Teramo e Chieti. Rientrato alla base, viene schierato con continuità, ma da esterno di centrocampo, dove non riesce a mostrare il suo potenziale vicino alla porta. Arrivano così altri due prestiti, al Modena in B, dove non riesce a evitare la retrocessione dei canarini, e alla Cremonese in A, dove salva la squadra con i suoi 14 gol. Il 95/96 è l’anno della svolta: Chiesa, finalmente schierato in attacco, riesce finalmente a imporsi con la maglia della Sampdoria, mettendo a segno ben 22 reti in 27 partite. La squadra però giunge ottava, le disponibilità non sono più quelle di pochi anni prima, e così i genovesi, invece di puntare su di lui per il futuro, decidono di venderlo dopo appena un anno per fare cassa, cedendolo al rampante Parma per 25 miliardi di lire. Al Parma vive gli anni migliori della sua carriera, in una squadra in rampa di lancio per poter puntare a qualsiasi obiettivo. Già nel ’97 i ducali arrivano secondi, mentre l’anno dopo solo sesti, con Chiesa che mostra una buona intesa con Crespo, segnando ben 6 reti in Champions League.

Nel 1998-1999 il Parma si contende lo Scudetto fino a tre quarti di campionato, per poi crollare nel finale. Chiesa segna 9 reti, di cui 2 contro la Sampdoria, quell’anno incredibilmente retrocessa. In ogni caso vince la Coppa Italia, il suo primo trofeo, e anche la Coppa Uefa, grazie ai suoi 8 gol, uno in finale contro l’Olympique Marsiglia. Anche qui, però, Chiesa viene venduto all’apice del successo, dopo che aveva partecipato, anche se da subentrato, ai Mondiali ’98. Il Parma lo scarica a sorpresa, per puntare sul capocannoniere Marcio Amoroso, vendendolo per 30 miliardi alla Fiorentina, altra società ambiziosa, guidata dal Presidente Cecchi Gori. La coppia da sogno con Batistuta non dura molto, anzi, praticamente solo un anno, in cui Chiesa segna poco e la stessa Viola delude, chiudendo al settimo posto. L’anno successivo il terremoto della cessione di Batistuta alla Roma, a Firenze da quasi dieci anni, porta Chiesa a firmare l’annata più prolifica della sua carriera, 27 reti totali, con la Fiorentina che vince anche la Coppa Italia. La squadra va allo sbando presto: nel 2001 vengono ceduti anche Toldo e Rui Costa, Chiesa gioca appena cinque partite prima di infortunarsi gravemente, saltando tutto l’anno e lasciando il peso dell’attacco sul giovane Adriano. La squadra retrocederà, e di lì a poco avverrà anche il fallimento. Chiesa si trasferisce dunque alla Lazio, dove vive un’annata di transizione, prima di accasarsi al Siena. In bianconero vive delle annate soddisfacenti, nonostante i 30 anni passati già da un po’: la squadra riesce sempre a salvarsi, e Chiesa mette a segno una decina di gol all’anno, arrivando a 138 in Serie A, prima della parabola discendente. Gli ultimi anni li passa in Lega Pro, con il Valdarno, dove vince anche un campionato di categoria, prima di ritirarsi il 9 maggio 2010. Negli ultimi dieci anni ha allenato, ma soprattutto ha visto il maggiore dei suoi figli, Federico, fare grandi cose alla Fiorentina prima di trasferirsi, quest’estate, alla Juventus. Vedremo se il ragazzo riuscirà a lasciare il segno come ha fatto il padre.

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