Vai al contenuto

Compie oggi 45 anni una delle più grandi promesse del calcio italiano, parzialmente incompiuta al termine della carriera.

Mimmo Morfeo, così veniva chiamato colloquialmente il centrocampista offensivo di origini abruzzesi, non è stato un giocatore come gli altri. Aveva una tecnica importante, che ha mostrato a sprazzi nella sua quasi ventennale carriera, in cui a un certo punto sembrava potesse diventare un titolare inamovibile anche in Nazionale. Spesso però, chi fa dei lampi di genio il proprio marchio di fabbrica, pecca di quella continuità che un giocatore più normale magari ha, deludendo chi ripone grosse aspettative in lui. Il caso più lampante è quello di Alvaro Recoba, circa dieci anni all’Inter, con gol e colpi di classe geniali, ma sempre bollato con lo stesso aggettivo, “discontinuo”. Morfeo, che ha girato mezza Italia nei suoi anni in Serie A, ha avuto una carriera paragonabile a quella del mitico Chino. Nato nel 1976, il suo obiettivo di diventare un calciatore professionista è talmente forte che già nell’88 si aggrega al settore giovanile dell’Atalanta, squadra a cui rimarrà legato nel corso delle varie stagioni. Gli anni passano e il talento del giovane trequartista si afferma sempre più. Debutta in Serie A nel dicembre del 1993, a pochi giorni dal suo diciottesimo compleanno. Con la Dea mette assieme 9 presenze e 3 gol al primo anno in Serie A, roba non da pochi, per poi affermarsi anche in Serie B l’anno successivo. Il 95-96 è la stagione della svolta: i nerazzurri, tornati in massima serie, chiudono al 13esimo posto, ma Morfeo si mette in mostra giocando 30 partite su 34 e insaccando 11 volte la porta avversaria. Qualcuno inizia a chiamarlo “Maradonino”, Cesare Maldini se ne accorge e lo porta con sé in Spagna, per gli Europei Under 21 del 1996. Fu un trionfo: gli Azzurrini superarono in finale proprio gli iberici, al termine di un incontro terminato 1-1 alla fine dei supplementari, con l’Italia in nove uomini, e vinto ai rigori, con il penalty decisivo siglato proprio da Morfeo. Cannavaro, Nesta, Totti, Buffon, questi sono solo alcuni dei nomi presenti in quella squadra che dieci anni dopo andranno a sollevare la Coppa del Mondo.

Per Mimmo Morfeo, però, la storia andrà diversamente. Difatti il giocatore non riuscirà mai a scendere in campo con la Nazionale maggiore durante la sua carriera, complice un calo iniziato da lì a poco. Dopo una stagione comunque positiva, in cui fornisce diversi assist al capocannoniere Pippo Inzaghi, 24 gol per lui, per la prima volta cambia aria, finendo alla Fiorentina. La squadra del rampante Cecchi Gori investe più di 8 miliardi di lire su di lui, tuttavia, dopo un buon inizio, il suo minutaggio diminuisce sempre più, complice anche l’acquisto in gennaio del brasiliano Edmundo. Ciò lo porta al prestito al Milan l’anno successivo, stagione in cui vince il suo primo e unico Scudetto, ma trovare spazio in un reparto offensivo dove agiscono Leonardo, Boban, Weah e Bierhoff non è molto facile. I prestiti lo portano anche a Cagliari, metà stagione anonima, e a Verona, dove realizza ben 5 gol in 10 partite, contribuendo alla salvezza della squadra. Eppure il treno per lui sembra già passato: un altro anno all’Atalanta, terminato con la retrocessione, e il ritorno alla Fiorentina, fallita al termine della stagione 2001-2002. Quell’estate, a 26 anni, Massimo Moratti lo porta all’Inter a parametro zero. Una grande occasione, ma anche il suo unico anno con i milanesi sarà segnato dalla discontinuità. Segna due reti importanti, tuttavia, la prima nel 2-2 contro la Roma all’Olimpico, la seconda nell’1-4 che apre le danze contro il Newcastle, sua unica rete in Champions League della carriera. Nella partita decisiva contro il Leverkusen, litiga con il compagno Emre per tirare il rigore, alla fine da lui calciato e parato. L’Inter vinse e passò il turno, ma Morfeo venne sostituito e non vide praticamente più il campo, per l’atteggiamento che non era piaciuto a Cuper. Passato al Parma nel 2003, vive anni soddisfacenti in Emilia, dove in cinque anni accumula quasi 90 presenze e 16 reti. Sono anni in cui la compagnia di Marchionni e Bresciano e la presenza di Gilardino, unita alla continuità, danno a Morfeo l’opportunità di segnare e fare assist, tant’è che il Parma termina quinto nel 2004. Ma dopo la retrocessione in B, nessuno deciderà più di puntare su di lui, nonostante abbia solo 32 anni. Le ultime sporadiche apparizioni con Brescia, Cremonese e San Benedetto dei Marsi, la squadra della sua città natale, prima di salutare il calcio giocato. Mimmo Morfeo, una storia che poteva essere di più di quanto è stata.

Related Posts

None found