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Compie oggi 62 anni l’ex difensore Campione del Mondo, considerato uno dei migliori difensori italiani di sempre degli anni 80-90.

Pietro Vierchowod nasce a Calcinate il 6 aprile 1959: ha origini ucraine, suo padre infatti era un ex soldato dell’Armata Rossa e decise di stabilirsi in Italia al termine della Seconda Guerra Mondiale. Lo Zar comincia la sua carriera da calciatore in serie D con la Romanese; il Como fu la società con la quale riuscì a togliersi le maggiori soddisfazioni nei campionati cadetti: nei cinque anni passati nel Comasco, Pietro conquistò due promozioni dirette fino al debutto nella massima serie. L’anno successivo venne acquistato dalla Sampdoria, che però decise di mandarlo via in prestito per due stagioni di fila: a livello personale è stata una scelta azzeccata che ha permesso a Vierchowod di giocare in due squadre che, in quegli anni, ambivano alle zone nobili della classifica. Dopo aver trascorso un’annata con la Fiorentina, che l’ha vista protagonista in una corsa a due per il tricolore con la Juventus, perso per un solo punto all’ultima giornata, l’anno successivo venne girato in prestito alla Roma del tecnico Niels Liedholm: Vierchowod si rivelò determinante, in un sistema difensivo particolare dove solo lui era considerato difensore puro (Nela e Maldera agivano da ali e Di Bartolomei era libero “attaccante”), ai fini della vittoria del campionato al termine della stagione. A seguito di ottime prestazioni, nell’estate del 1983 tornò a Genova, sponda Doria; la sua permanenza nel club blucerchiato perdurò dodici stagioni che coincisero con il periodo più glorioso della storia del club. Furono gli anni migliori della sua carriera soprattutto a livello di risultati sportivi: vinse 4 Coppe Italia e, sotto la guida del tecnico Boškov, conquistò uno storico scudetto grazie, anche, alla formidabile coppia d’attacco Mancini-Vialli. Passano gli anni e lo Zar diventa sempre più il leader della squadra, arrivando anche a vestire la fascia di capitano: vive la sua più grande delusione sportiva proprio con questa maglia in occasione della finale di Champions League persa nel 1992 contro il Barcellona. La sua esperienza in territorio ligure termina tre anni più tardi dopo 25 goal e 358 presenze.

Compiuti i 36 anni viene acquistato dalla Juventus con l’obiettivo dichiarato di vincere la Champions League: ci riuscirà grazie alla vittoria contro l’Ajax decisa ai calci di rigore; insieme al suo amico Vialli riuscì a riscattare l’amara sconfitta incassata quattro anni prima. Con l’arrivo di Iuliano e Montero lo Zar si sente di troppo e decide, dunque di cambiare aria; dopo un solo mese con il neopromosso Perugia, firma, all’età di 37 anni un contratto annuale con il Milan, le aspettative erano alte ma a fine anno ci fu ben poco da festeggiare: purtroppo per lui, Vierchowod giocò durante una delle annate più deludenti della storia del club rossonero. Vive la sua ultima avventura sul campo da gioco a Piacenza: in tre stagioni contribuì, per due di queste, al raggiungimento della salvezza del club segnando anche il goal che evitò la retrocessione all’ultima giornata contro la Salernitana. Con questa rete divenne, all’età di 40 anni e 47 giorni, il terzo marcatore più anziano della serie A dietro ad Alessandro Costacurta e Silvio Piola. Decise di appendere gli scarpini al chiodo dopo 562 partite giocate, settimo nella classifica all-time per presenze nel nostro campionato. Purtroppo per lui, non trascorse un’indimenticabile esperienza in Azzurro: si laureò Campione del Mondo nel 1982 ma non venne mai impiegato a causa di un infortunio; partecipò ai due Mondiali successivi ma venne eliminato agli ottavi prima e, in semifinale poi, nel 1990. Di lui ricordiamo anche una breve parentesi da allenatore dove, tuttavia, non si è tolto grandi soddisfazioni. Pietro Vierchowod è stato sicuramente uno dei migliori difensori italiani di sempre negli anni 80-90 grazie alle sue grandi doti di marcatura a uomo dimostrando un carattere da vero leader, conquistatore dell’Europa e del mondo come solo un vero Zar sa fare.

Foto: Wikipedia

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