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Il CEO della Dorna, Carmelo Ezpeleta, ha dato maggiori informazioni sulla possibile ripresa del campionato Mondiale 2020, anche se ovviamente pure il mondo dei motori resta in attesa di aggiornamenti

“Il nostro sport si e’ dimostrato piu’ unito che mai anche a livello umano. C’e’ un unico obiettivo: tornare a correre. Aspettiamo la conferma dal governo spagnolo entro questa settimana, al massimo la prossima”. Parola di Ezpeleta, numero uno della Dorna Sports, ossia dell’azienda che si occupa e gestisce la MotoGP. Il piano degli organizzatori è già ben definito: l’obiettivo è di presentare il calendario definitivo entro metà giugno, con una previsione circa 12/16 gare durante l’anno partendo da una doppia gara a Jerez, il 19 e il 26 luglio.

“Prevediamo 12-16 gare partendo dalla Spagna con un doppio appuntamento a Jerez il 19 e 26 luglio per poi continuare a Brno il 9 agosto. Saremo in Austria il 16 e 23 agosto e poi il 13 settembre a Misano”, ha confermato Ezpeleta che poi ha anche aggiunto altri Gran Premi che sembrano ‘sicuri’ di un posto nel nuovo Mondiale 2020: “Contiamo su Aragon, Valencia ed eventualmente qualche tappa extra europea. L’accordo con le Case e la Fim è di chiudere il campionato entro il 13 dicembre”. Ezpeleta, però, apre alla possibilità che non ci sia nessun Gran Premio d’Italia, dato che al momento “on ci sono le condizioni” visto che il Belpaese è uno dei più martoriati a livello mondiale. In attesa di avere buone nuove dal fronte Coronavirus, la MotoGP si sta preparando in caso di ripartenza: al momento, però, sono ancora poco chiari tutti quegli aspetti logistici – dai trasporti ai viaggi aerei fino al periodo di quarantena per i piloti o quante persone potranno girare nel paddock – che in un primo istante possono anche apparire secondari ma che in realtà rappresentano il fulcro nevralgico per permettere ai piloti e alle loro moto di scendere in pista. La MotoGP aspetta risposte dal Governo spagnolo che, nelle prossime ore, darà una risposta: la sensazione è che si possa davvero partire il 19 luglio, con l’ovvia speranza che, entro tale data, la curva dei contagi a livello mondiale abbia già intrapreso da tempo un andamento all’ingiù.

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