La seconda stagione di The Last of Us, trasposizione cinematografica dell’omonima serie videoludica, è finalmente disponibile in streaming anche su Sky Atlantic, NOW e on demand, dopo essere uscita inizialmente su HBO.
Tralasciando le feroci critiche e i meme che spopolano sui social riguardanti soprattutto la scelta di Bella Ramsey per interpretare Ellie e di Pedro Pascal per Joel, con la seconda stagione la serie cambia quasi radicalmente atmosfera rispetto alla narrazione originale, smorzandone i toni cupi.
IL MOOD NARRATIVO NEI VIDEOGIOCHI
Nel primo The Last of Us, oggi rinominato Parte I, era possibile intravvedere un barlume di speranza, nonostante la serie si concluda con uno dei finali più cinici ed egoisti che l’industria videoludica abbia portato sugli schermi. Quella storia narrava qualcosa di positivo in un mondo orribile: la nascita del rapporto di fiducia fra una quattordicenne e un uomo adulto il quale, grazie alla giovane, riusciva ad accettare la morte della figlia, dopo 20 anni di tormento.
Nel secondo capitolo del gioco, Parte II, la speranza sparisce. Viene raccontato qualcosa di negativo che accade in un mondo ancora più brutto del precedente. Ellie è un personaggio spezzato, perseguitata da un disturbo post-traumatico scatenato dalla morte di Joel.
L’uomo compare nei sogni e nei flashback di Ellie, ma di fatto è estremamente presente anche nella sua assenza durante tutto il corso dell’avventura. E’ un pensiero fisso, un tarlo che alimenta la sete di vendetta della ragazza. Nella mente di Ellie, fino all’ultima scena prima dello schermo nero, non c’è più un barlume di speranza. C’è solo il volto distrutto dell’uomo torturato e ucciso, con il quale lei non aveva fatto in tempo a riappacificarsi.
COSA SUCCEDE NELLA SERIE?
Già nella prima stagione della serie si era visto come la narrazione avesse toni più edulcorati e leggeri rispetto ai videogame creati da Naughty Dog. Ad esempio, la puntata più lunga della stagione raccontava l’idilliaca e strappalacrime storia d’amore fra Bill e il suo compagno. Nel videogioco, invece, questa era una storia relegata in un documento opzionale e descriveva una situazione tutt’altro che rosea. Il compagno di Bill, deciso ad affrontare il mondo post-apocalittico da solo, decideva di togliersi la vita piuttosto che trascorrere un altro giorno con lui.
Nella seconda stagione della serie, Ellie perde quasi completamente la pesantezza che la accompagna in tutta la sceneggiatura del videogioco. Non appare tormentata fino all’ossessione, al massimo ogni tanto perde il controllo. Per il resto accompagna Dina in un viaggio che si trasforma da ricerca di vendetta a una scampagnata fra amanti. Il risultato è un teen drama ambientato in un mondo post apocalittico. Le battute a smorzare la tensione sono costanti. Un esempio abbastanza calzante è la scena in cui Ellie scopre che Dina è incinta: nella serie si trasforma subito in una festa, con la protagonista che esclama “diventerò papà”!
Se la Ellie del videogioco, nella sua negatività ed ossessione, era un personaggio coerente che portava avanti tutta la narrazione dell’opera, la Ellie della trasposizione televisiva appare meno coerente, alternando attimi di serenità costruttiva ad azioni di estrema violenza che però in quel contesto risultano apparentemente ingiustificate.
ASPETTANDO IL FINALE
Continuando quindi a sorvolare sulla scelta di ignorare del tutto il lavoro di character design fatto per i protagonisti dell’opera originale – una scelta che, peraltro, aveva senso anche all’interno della narrazione – la seconda stagione appare più incerta della prima. Di sicuro è meno solida rispetto al videogioco. A pesare è soprattutto una sceneggiatura improntata ad edulcorare una storia che, con lo zucchero, aveva davvero poco a che fare.
Immagine di testa: screenshot YouTube