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L’Africa si muove, anche in direzione degli eSports. Secondo Futurescource, il “continente nero” potrebbe presto diventare un nuovo punto di riferimento per il mercato dei videogiochi competitivi, nonché una fucina di team pro e di eventi di alto livello.

I numeri della ricerca condotta dall’agenzia di consulenza marketing internazionale indicano, ultimi anni, una crescita costante degli appassionati che nel 2020 ammontano a 30 milioni e che, con questo ritmo, nel giro di tre anni arriveranno a 53 milioni, un 10% del field globale. Insomma, una nuova “terra promessa” anche per gli investitori, come risulta chiaro dalle parole di Morris Garrard, analista di Futuresource Consulting: “La popolazione giovane e sempre più urbana in Africa offre l’opportunità per investire nel dinamico ecosistema degli esports e capitalizzare un fenomeno di intrattenimento in crescita in questo mercato emergente. Con l’aumentare del pubblico, si prevede che un numero maggiore di aziende investirà in talenti del team africano. I giocatori sudafricani ed egiziani stanno già iniziando a mettersi in mostra nelle classifiche internazionali. Questo apre opportunità di sponsorizzazione per le aziende che investono in questi atleti, con pubblicità mirate a raggiungere meglio i fan africani”.

Egitto e Sudafrica sono dunque i pilastri del movimento esportivo nel continente. Particolarmente significativo è il caso del mercato sudafricano che, secondo Statista, nel 2023 dovrebbe raggiungere quota 292 milioni di dollari, grazie ad un vasto bacino di giocatori e fan di eSports e a un’economia in espansione.

Qualcuno se n’è già accorto. Come ad esempio Nodwin Gaming, azienda indiana che opera a 360° nel mondo degli eSports, che ha annunciato l’apertura di un nuovo ufficio in Sudafrica, dopo gli investimenti già effettuati in Kenya e Nigeria. “Con il Sudafrica, stiamo allargando i nostri limiti geografici”, ha dichiarato Sidharth Kedia, CEO di Nodwin Gaming, che poi ha proseguito: “Non si tratta di un’apertura solo verso un Paese, ma verso l’intera Africa. Per quanto riguarda lo sviluppo degli esports nella regione, lo scenario in questo momento sembra molto simile a quello dell’India di cinque anni fa. Il pubblico sudafricano è un sano mix di giocatori di PC e console, insieme all’enorme fetta rappresentata da chi usa i sistemi mobile”.

Qualcosa di simile ha fatto Ubisoft, publisher di Rainbow Six, che ha ampliato la propria dotazione di server installandone alcuni in Sudafrica, per permettere ai giocatori locali di competere su una base più uniforme contro quelli di Tokyo, Londra e New York.

Anche le televisioni si sono accorte del fenomeno crescente degli eSports. I tornei vengono trasmessi in streaming su Facebook, Twitch e YouTube o venduti come diritti alle emittenti tradizionali, con la sponsorizzazione di grandi multinazionali come Coca-Cola e RedBull. Ginx Esports TV, un canale televisivo internazionale multilingue, è presente sulla piattaforma satellitare sub-sahariana DStv.

Nonostante questi segnali molto incoraggianti, in Africa c’è ancora un gap da colmare prima che gli eSports possano raggiungere la popolarità (e quindi il ritorno economico) di altre forme di intrattenimento. Gli ostacoli principali si chiamano soldi e tecnologia: basse velocità della banda larga e costi elevati per le connessioni dati, le console e i giochi. E mancano gli eventi locali. Ancora una volta, la situazione del Sudafrica è migliore rispetto al resto del continente, ma anche gli ottimi “Sprinboks” degli eSports (come ad esempio i giocatori del team Bravado Gaming) sono costretti a viaggiare all’estero per competizioni e tornei di qualificazione.

In poche parole, servono investitori, come ha sottolineato Merlin Wiedeking, CEO della già citata Nodwin Gaming: “L’Africa è un continente così vasto, con così tante persone e così tante opportunità. Certo ci sono sfide economiche da affrontare. Non capiremo mai perché nessuno stia provando ad entrare e fare qualcosa in questo tipo d’industria, ma è quello che ora stiamo cercando di fare noi”.

Le potenzialità perché l’Africa diventi un polo di attrazione per il mondo dei videogiochi ci sono tutte, in particolare quelle umane. Su queste versante, lo spirito delle nuove generazioni africane e la loro propensione per il futuro può essere il vero valore aggiunto. Ad incarnalo c’è ad esempio Samantha “Tech Girl” Wright, di Johannesburg, che per in passato ha dovuto tenere nascosta la propria passione per gli eSports e che adesso viaggia per il mondo ospitando e commentando eventi esports e curando un blog sulla sua scena locale. “Non è stato bello, ma ti avrebbero preso in giro per una cosa del genere, ed essere una ragazza a giocarci era anche peggio”, ha detto la giovane sudafricana al giornalista William McBain, la quale ha poi concluso svelando il senso profondo che unisce i giovani all’interno delle competizioni videoludiche: “Quando giochi, tutti sono uguali. Non importa se sei disabile o di che colore è la tua pelle, non importa il genere a cui appartieni. Quando sei online, sei su un campo di gioco uguale per tutti. E penso che questo sia ciò che lo rende davvero divertente, soprattutto in questo momento”.

A buon intenditore – cioè investitore – non dovrebbe servire altro.

 

Fonte: EsportsMag.it

 

 

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