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Che Riot Games prenda sul serio il mondo degli eSports, cioè quelle delle competizioni di videogame, è cosa assodata. Ancor di più se si presta attenzione alle ultime due news in ordine di tempo che riguardano i titoli di punta del publisher, League of Legends e Valorant.

Cominciamo dal secondo che ormai da un anno è diventato il nuovo “cavallino” sul quale Riot sta puntando per il settore competitivo (d’altra parte, LoL è l’eSports più consolidato al mondo). In effetti, i numeri stanno dando a ragione a questa scelta visto che, in termini di visualizzazioni dei match e di nuovi giocatori (si parla già di alcune decine di milioni), Valorant continua a crescere.

Per rinforzare il trend, Riot Games ha pensato di promuovere i propri tornei usando il gioco stesso. Pubblicità in-game quindi, con banner che annunciano i prossimi tornei di Valorant posizionati in diverse località sulle cinque mappe dello sparatutto. Tra gli eventi reclamizzati c’è già il Valorant Champions Tour.

Secondo Kasra Jafroodi, responsabile della strategia degli eSport di Valorant, “trovare nuovi modi per celebrare e riconoscere il nostro impegno negli eSport all’interno di Valorant è stata una delle prime priorità del nostro team. Questo è un primo passo entusiasmante per aumentare la consapevolezza nei confronti delle competizioni VCT tentpole da parte dei milioni di giocatori di Valorant in tutto il mondo. State pur certi che in futuro continueremo a esplorare modi per creare un’esperienza unificata tra il gioco e l’eSport“. (fonte esportsmag.it)

La seconda notizia riguarda invece il mondo esportivo targato League of Legends ed è una netta presa di posizione del publisher nei confronti di chi “sgarra”.

Secondo lo streamer americano Travis Gafford – ma la notizia è stata riportata da Eva Swan su DotEsports – Riot Games avrebbe inflitto una multa di 5mila dollari Andy Dinh, che nell’ambiente è conosciuto con il nickname di “Reginald”. L’ex-giocatore ora co-proprietario dei TSM, uno dei team professionali più noti su League of Legends, avrebbe oltrepassato la misura in un tweet lanciato all’indirizzo di “Vulcan”, attuale support dei Cloud9. Al centro della discussione tra i due ci sarebbe la regola stabilita da Riot sul numero di giocatori “stranieri” (cioè non cittadini di un Paese nordamericano) che i team possono arruolare nella League Championship Series (LCS), la lega pro di LoL per gli Stati Uniti e il Canada.

Al netto del “pomo della discordia”, Gafford durante uno streaming se ne sarebbe uscito dicendo “Posso dirvi di aver ricevuto da Riot Games la conferma della multa a Reginald di 5.000 per condotta inopportuna“. Insomma, per il publisher tutti – ma i professionisti in primis – devono attenersi ad un comportamento corretto sia nel gioco che fuori. Pena una sanzione immediata.

Rapide sono state anche le scuse di Reginald che, dopo il tweet incriminato (ma viene da pensare che la tempistica sia stata dettata dalla multa) ha scritto un lungo post all’indirizzo di Vulcan che, in sintesi, dice “Spesso lascio che le mie emozioni prendano il sopravvento su di me. Questa per me è una lezione”. Scuse accettate da Vulcan, ospite proprio di Gafford “Non l’ho considerata un’offesa personale. Come proprietario penso però dovrebbe mostrare un atteggiamento migliore, senza attaccarmi nel modo in cui ha fatto”. (fonte: esportsmag.it)

 

 

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