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Non ci sono solo Rainbow Six e Fortnite tra gli sparatutto che hanno qualche problema d’immagine, perché da qualche settimana la pole position degli “scandali” è ad appannaggio di Counter-Strike: Global Offensive.

Tutti questi titoli hanno già problemi legati al loro contenuto violento e ad una community spesso definita “tossica”, ma sono anche contraddistinti da una forte presenza di match fixing.

Il match fixing è l’equivalente esportivo dello scandalo del “calcio scommesse”. Ovvero, alcuni giocatori di professione truccano le partite per favorire un giro di scommesse illegali sulle stesse. Nell’ultimo mese questo problema – ricorrente e non esclusivo degli sparatutto – si è concentrato su alcuni match di CS:GO di livello pro. Così tanto e in modo così evidente da scatenare le proteste dei giocatori corretti e degli stessi appassionati del 1st person shooter sviluppato da Valve.

Morale: l’alto commissario della eSports Integrity Commission Nordamericana (ESIC), Ian Smith, ha deciso di fare quello che altri esponenti della scena competitiva di Counter-Strike Global Offensive hanno già fatto, ovvero rivolgersi alle autorità per un intervento risolutivo. (fonte everyeye.it).

Nel caso dell’azione di Smith, si è attivata addirittura l’FBI.

Un fatto inaspettato, questo, ma che conferma la gravità della situazione. Il Federal Bureau of Investigation, appurato il numero crescente di casi di match fixing, ha avviato un’indagine sull’intero territorio degli Stati Uniti ma che potrebbe anche allegarsi ad altri territori del Nord America, Canada in particolare dove CS è molto diffuso.

E’ stato lo stesso Ian Smith a confermare il coinvolgimento dell’FBI in un’intervista rilasciata a Slash32, nella quale ha dichiarato che “Stiamo, in una certa misura, lavorando con l’FBI che solo di recente ha istituito un’unità investigativa dedicata al match fixing negli eSports… Un team di professionisti che solo ora si sta rendendo conto della diffusione del fenomeno in America”. (fonte esports.thegamesmachine.it).

L’alto commissario ha infine raccontato di alcune agenzie minori dedite al betting esportivo che avrebbero persino tentato di entrare sulla scena top-competitiva di CS:GO, offrendo compensi affinché i team professionistici accettassero di partecipare al match fixing.

Se le indagini dell’FBI dovessero confermare questi reati, il mondo degli eSports potrebbe essere attraversato da un terremoto simile a quello che ha colpito più volte il mondo del calcio: oltre alla chiusura delle agenzie di betting che operano in maniera illecita, i team verrebbero quasi certamente bannati dalle competizioni professionali e i giocatori squalificati per molto tempo. Il che, nel mondo delle competizione videoludiche, equivale ad una fine anticipata della carriera.

 

Foto di testa credits GoodWordNews 

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