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Le intenzioni di Riot Games erano probabilmente mosse dalla (buona) volontà di promuovere League of Legends nell’area Mediorientale. Ma la community intera del famoso videogioco fantasy si è opposta fermamente all’accordo tra LEC e Arabia Saudita.

Il progetto del publisher era incentrato sull’idea di esportare il League of Legends European Championship nella nuovissima città saudita di Neom, tuttora in fase di realizzazione, posizionata nella regione di Tabuk al confine con Giordania e affacciata sul Mar Rosso.

Il nome stesso della città dà l’idea di cosa essa rappresenti per il mondo saudita e soprattutto per l’ambizioso (e ricchissimo) principe ereditario Mohammed bin Salman, che ne ha voluto fortemente la realizzazione. Neom sta infatti per NEO Mustaqbal, cioè Nuovo Futuro: quello di una città all’avanguardia, 33 volte (almeno sulla carta) più grande di New York, ecologica, super tecnologica e altrettanto sicura. Insomma, un gioiello urbano che incarna l’ideale di un Islam nuovo, progressista e aperto al mondo, nonché un posto perfetto per realizzare un grande evento di eSports.

Peccato però che il figlio dell’attuale re Salman sia invischiato nel brutale assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso il 2 ottobre 2018 all’interno dell’ambasciata saudita di Istanbul. Mohammed bin Salman è in realtà considerato il mandante dell’omicidio, e il movente sono i numerosi attacchi giornalistici che Khashoggi ha lanciato negli anni contro la politica della famiglia reale saudita, culminati nell’accusa di aver scatenato un’inutile e sanguinosa guerra contro lo Yemen.

Le indagini della polizia turca all’interno dell’ambasciata hanno messo all’angolo l’Arabia Saudita e, anche se prove dirette contro il principe non sono mai state rinvenute, persino la TV di stato saudita ha dovuto ammettere che Kashoggi sarebbe stato ucciso a seguito di un “diverbio” presso il consolato di Istanbul.

Questo il motivo – più che valido – che ha fatto insorgere la community di LoL non appena la notizia dell’accordo tra il LEC e Neom è stata diffusa. Un record negativo di durata per questo deal, almeno nel mondo degli eSports: mezza giornata, il tempo necessario perché Alberto Guerrero, direttore degli eSports per Riot Games, ne annunciasse la cancellazione, definendo l’operazione come un tentativo, riuscito male, di espandere la scena dei videogiochi competitivi.

Senza entrare nel merito delle questioni politiche che riguardano l’Arabia Saudita, va detto che Riot Games non esce certo immacolata da questa vicenda. A salvare la faccia del settore esportivo ci hanno pensato invece i milioni di giocatori e di appassionati di videogame, i cosiddetti “nerd”, che hanno dimostrato una grande unità e soprattutto una coscienza civile molto profonda e matura.

 

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