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La Cina è sempre più il colosso globale anche nel settore dei videogiochi. A confermarlo – se mai ce ne fosse stato bisogno – c’è una recente analisi redatta da Sensor Tower sugli introiti dei giochi per sistema mobile, relativa al mese di settembre 2020.

Iniziamo dai titoli che generano più fatturato. Su tutti svetta Honor of Kings che nel mese scorso ha realizzato 240 milioni di dollari di spesa da parte dei giocatori, seguito da PUBG Mobile con 198 milioni. Si tratta di due giochi mobile che appartengono alla “scuderia” Tencent. Al terzo posto si colloca Coin Master (Moon Active), poi Monster Strike (Mixi) e 5° è Pokemon Go (Niantic). Rimane nella top 10 (8° posto) il “veterano” Candy Crush Saga (King).

Scendendo nel dettaglio, App Store registra la stessa situazione per i primi due posti, mentre al terzo si piazza Three Kingdoms Mobile (Alibaba). 4° posto per Roblox (che era 6° nella graduatoria assoluta) e 5° per Monster Strike. Anche nello store di Apple sono presenti Pokemon Go e Candy Crush Saga.

Cambia qualcosa invece su Google Play che riporta la leaderdership di Coin Master (113 milioni), tallonato da Lineage M (NCSoft). Terza piazza per Pokermon Go, che si conferma come il titolo più trasversale, poi Monster Strike (altro titolo tra i più scaricati), Garena Free Fire (Garena) e 6° posto per Candy Crush Saga.

Ad una rapida occhiata appare subito come il colosso cinese Tencent stia avanti a tutti quando si tratta di realizzare profitti nel settore dei videogame. Non sorprende, di conseguenza, neppure il dato relativo alla distribuzione geografica dei due giochi al vertice: il 96% delle entrate generate per Honor of Kings arriva da utenti cinesi e anche per PUBG Mobile più della metà degli introiti sono realizzati in Cina.

Altrettanto in linea con le aspettative è la crescita della spesa in titoli mobile rispetto al 2019, legata inevitabilmente alla pandemia: per fare un esempio, Honor of Kings ha registrato un +87% rispetto allo scorso anno, mentre Coin Master è arrivato addirittura a un +121%. Molto buona è stata anche la performance settembrina di Rise of Kingdoms (Lilith Games) che ha totalizzato 84 milioni di spesa con un +52,6% sul 2019.

Tutti questi titoli hanno il loro principale bacino di utenza nella Repubblica Popolare Cinese, che in questo momento si presenta come il mercato di gran lungo più interessante a livello mondiale. Non si può però fare a meno di sottolineare come i publisher cinesi, in primis Tencent e le società da essa parzialmente (Epic Games) o interamente (Riot Games) controllate, siano sempre più propensi ad operare a livello globale. Una strategia naturale da parte di coloro che in questo momento sono i più forti, ma che sta incontrando resistenze soprattutto negli Stati Uniti dell’Amministrazione Trump. Per questo argomento, il rimando è alla serie di articoli (a partire dal più recente) dove abbiamo analizzato la sfida “virtuale” tra USA e Cina, ma aggiungendo qui un ultimo tassello che riguarda invece la Svezia.

Proprio ieri il Paese scandinavo ha infatti bloccato l’utilizzo di tecnologie per le reti 5G provenienti dalla Cina, in sostanza attraverso i “giganti” Zte e Huawei. In ballo ci sarebbe la salvaguardia nazionale, come è stato indicato dalle forze armate e dei servizi di sicurezza svedesi, che hanno descritto la Cina come “una delle maggiori minacce per la Svezia”. Un’accusa pesante, che ricalca quella mossa dal tycoon a stelle e strisce nei confronti di Pechino.

Il 10 novembre prossimo, il governo svedese ha indetto un’asta per per aggiudicarsi le frequenze e dalla quale sono bandite le due società cinesi. Il tutto a beneficio della svedese Ericsson, uno dei principali fornitori di apparecchiature per le telecomunicazioni in Europa e il più grande rivale di Huawei, della finlandese Nokia e di Teracom, una partnership tra l’azienda di telecomunicazioni svedese Tele 2 e la norvegese Telenor.

Non solo, ma tutte le strutture tecnologiche per le comunicazioni di provenienza cinese già installate in Svezia dovranno essere sostituite entro il 2025, così come tutte le centrali di lavoro e i dipendenti dovranno risiedere nel Paese scandinavo.

Naturalmente la replica di Pechino non si è fatta attendere: “Esortiamo il governo svedese a rispettare i principi del mercato di sviluppo aperto e concorrenza leale, a rivedere le sue decisioni”, si legge in una dichiarazione sul sito web dell’ambasciata cinese in Svezia. (fonte startmag.it)

E’ davvero un segno dei tempi che cambiano quando libero mercato e libero scambio vengono rinnegati da uno Stato che ne ha sempre fatto il proprio credo economico, e sono invece difesi da uno che è governato da un Partito, comunista per altro. Un segno che preannuncia scenari globali davvero molto complessi.

 

 

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