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Epic Games, il famoso publisher di Fortnite, tenta la scalata. O per meglio dire, prova l’assolo. E per farlo mostra i muscoli, anche perché i suoi avversari sono realmente i pesi massimi dell’online.

La forza dell’azienda con base a Cary, nella Carolina del Nord, oltre alla proprietà del titolo più giocato al mondo, è la sua attuale valutazione di mercato: 17.300 milioni di dollari, una cifra che secondo Bloomberg colloca Epic Games al quinto posto tra le startup negli USA. Una crescita, quella del publisher, di oltre 2.000 milioni in poco più di quattro mesi, sempre stando a quanto riportato dalla multinazionale dei mass media che nell’aprile 2019 aveva valutato l’azienda intorno a 15 miliardi di dollari.

Poi sono arrivati gli effetti della pandemia che hanno dato un’impennata agli acquisti di videogiochi e – più in generale – all’attenzione dedicata agli eSports, e un finanziamento di 1,78 miliardi di dollari grazie a Sony, Baillie Gifford e ai gestori di fondi quali BlackRock Inc., Fidelity Investments e Lightspeed Venture Partners, oltre all’acquisizione di azioni da parte dei dipendenti.

Con tutta questa comunicazioni sui propri numeri, Epic Games ha di fatto allineato le proprie forze e i potenziali alleati. E la ragione, come abbiamo anticipato, è che all’orizzonte si profila una guerra mediatica e legale contro Apple e Google.

Il casus belli è la rimozione dell’app di Fortnite che i due colossi di internet hanno effettuato pochi giorni fa (il 13 agosto) dai propri store. Ma la decisione presa da Apple e Google è la risposta alla violazione dei rispettivi accordi commerciali da parte di Epic Games, che di fatto si è schierata contro le commissioni che gli store applicano sui prodotti. Il publisher ha infatti reso possibile l’acquisto dei V-Bucks (le monete virtuali di Fortnite) all’interno del gioco stesso, saltando quindi l’intermediazione degli store di Apple e Google. In altre parole, i giocatori ora possono risparmiare un buon 20% sui prodotti legati a Fortnite eliminando la commissione dei due rivenditori: 1.000 V-Bucks costano adesso 7,99 euro contro i 9,99 euro dell’acquisto tramite Apple/Google. Sia chiaro, non è generosità: la “tassa” dei due rivenditori è del 30%, quindi Epic abbassa sì i costi, ma tenendo per sé il 10% di differenza.

La mossa del publisher corrisponde a una infrazione degli accordi commerciali che per oltre un decennio gli hanno permesso di usufruire “dei servizi dell’ecosistema App Store previsti per gli sviluppatori accettandone le regole”. Così si legge nel comunicato diffuso da Apple che definisce la decisione di Epic Games “una sfortunata idea” dettata dalla volontà di perseguire “i propri interessi commerciali”. Google, invece, non ha proferito parola e si è limitata ad eliminara Fortnite dal suo Play Store. (fonte esportsmag.it)

Ed ecco che ieri arriva la “rappresaglia” del publisher attraverso un video che, prendendo spunto dalla pubblicità realizzata nel 1984 da Ridley Scott per la presentazione del primo Machintosh, ne capovolge il messaggio: adesso è l’azienda fondata da Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne, ad incarnare il nuovo “Grande Fratello” Orwelliano.

Una mossa forte e carica di sarcasmo, che dà il via alla battaglia legale vera e proprio sotto l’egida dell’hashtag #FreeFortnite. Epic Games ha infatti deciso di fare causa ad Apple e Google per posizione dominante. Qualcosa di già visto in tempi recenti e con altri protagonisti: nel 2019 fu Spotify a denunciare Apple alla Commissione Antitrust europea, mentre un mese fa i vari Tim Cook (Apple), Jeff Bezos (Amazon), Sundar Pichai (Google) e Mark Zuckerberg (Facebook) sono stati convocati dal Congresso USA per rispondere all’inchiesta sulla possibile situazione monopolistica creata dalle rispettive aziende.

Insomma, come la storia insegna, dietro a ogni guerra ci sono ragioni economiche, che nel in quest’ultimo caso sono anche belle grosse. Si parla di dazi sulla gestione di servizi e prodotti attraverso internet il che, se non rappresenta il cuore dell’economia mondiale, ci va molto vicino.

Che si tratti di una battaglia globale non ci sono dubbi, ma qualcosa fa pensare che questo possa essere un nuovo terreno di scontro tra USA e Cina, tra amministrazione Trump e il potentissimo capo di stato Xi Jinping. Non va dimenticato, infatti, che il colosso cinese dei videogiochi e dei social made in China, Tencent, possiede il 40% di Riot Games, nei confronti del quale la Casa Bianca ha imposto i ban alle app social WeChat e TikTok sul territorio americano.

L’inquietante escalation tra le prime due potenze mondiali adesso passa anche attraverso il settore dei videogame.

 

Foto di testa: Fortnite (by Epicgames.com)

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