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Nel corso del Consiglio Federale tenutosi mercoledì, è emerso un aiuto della FIGC nei confronti dei club che potrebbero iscriversi ai prossimi campionati anche qualora non vengano rispettate le scadenze di pagamento ai calciatori in questi mesi di inattività: è bufera e le parole di Tommasi lo rappresentano

Il Presidente AIC Damiano Tommasi, intervenuto ai microfoni dell’Ansa, riguardo le delibere del Consiglio Federale di ieri, ha rimarcato che “c’è una situazione eccezionale, per il Coronavirus, e si pensa di risolverla con le solite logiche: provo a scaricare sull’altro il problema, se possibile anche a fregarlo. È questo che mi preoccupa, e direi non solo nel calcio”. Con queste parole, il rappresentante dei calciatori considera folle che, a pagare, siano proprio i calciatori, coloro i quali scendono in campo per rappresentare la propria squadra che, stando a quanto emerso dal Consiglio Federale, potrebbe non subire danni dal punto di vista sportivo e legale qualora trovasse un accordo diverso con i calciatori, non rispettando le scadenze di pagamento degli stipendi in questi mesi di inattività.

“Il calcio” – ha proseguito Tommasi – “chiede soldi al Governo lamentando buchi, esige il saldo dalle tv perché si gioca, non paga i calciatori quando sono il lockdown e poi dice che si va in campo con la possibilità di pagare un solo mese di stipendio su 5: vi pare una logica di sistema? Vi pare che facciamo tutti parte dello stesso business? O che siamo tutti sulla stessa barca? Però l’opinione comune è che il calciatore in fondo non si può lamentare. C’è chi in questi giorni sta davvero in difficoltà, e la gente pensa ai grandi ingaggi: ma il problema è della maggioranza che vive di calcio, non della parte, minoritaria, che si arricchisce. Nelle serie minori ci sono giocatori convocati fuori sede, si devono pagare l’affitto ma hanno certezza di un solo stipendio, magari al minimo: non mi stupirei se non andassero, ragionando al fatto che i primi soldi guadagnati sono quelli risparmiati. Il calciatore è colui che rischia in prima persona, andando in campo, e si scarica su di lui tutto il peso di questa crisi. Se vogliono questo, non dicano poi che salvano il calcio”. Le parole di Tommasi sono piuttosto chiare e potrebbero portare anche a scioperi per far valere i propri diritti: il mondo del calcio è nel pallone. In tutti i sensi. Mentre gli altri paesi, tranne Francia, Olanda, Scozia e pochi altri, stanno cercando soluzioni comuni e convergenti, senza che gli interessi individuali prevalgano l’uno sull’altro.

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