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La Champions League non perdona, ma sa premiare chi osa, chi non si accontenta, chi ha il coraggio di affrontare le proprie paure per trasformarle in energia. È esattamente ciò che sta facendo l’Atalanta di Raffaele Palladino: una squadra che in Serie A fatica a trovare continuità, ma che in Europa sembra ricordarsi perfettamente chi è stata negli ultimi anni. Una squadra capace di sognare, di sfidare avversari più blasonati e di costruire notte dopo notte un nuovo capitolo della propria identità europea. E oggi, alla vigilia delle ultime due giornate della fase principale della nuova Champions League, Bergamo si risveglia con un sogno che non è più un’illusione: entrare nella top-8 d’Europa. Un obiettivo che avrebbe un valore sportivo, economico ed emotivo enorme. Ma per capire come ci è arrivata, e quali scenari la attendono, bisogna riavvolgere il nastro, ripercorrere il percorso di questa squadra sempre più sorprendente.

Atalanta, due facce della stessa medaglia: il paradosso nerazzurro

È un paradosso evidente, quasi ironico, quello che vive la Dea: più vittorie in Champions che in Serie A. In campionato, infatti, la squadra viaggia con una media di 1,14 punti a partita, appena tre successi in quattordici giornate e un undicesimo posto che non rispecchia le ambizioni e la qualità della rosa. Una squadra frenata da infortuni, momenti di scarsa lucidità e difficoltà nel dare continuità alle prestazioni. Ma basta cambiare contesto, basta ascoltare l’inno della Champions, perché tutto cambi. In Europa la Dea ritrova magia, entusiasmo, leggerezza. Ritrova sé stessa. Con 13 punti in 6 partite, l’Atalanta ha conquistato quattro vittorie, un pareggio e una sola sconfitta (quella pesante all’esordio contro il PSG). Numeri da grande squadra, da protagonista. Numeri che fanno sognare l’intera città. Ed è qui che entra in scena Raffaele Palladino.

La mano di Palladino: ordine, serenità ed empatia

Subentrato in una fase delicatissima, Palladino ha saputo compiere qualcosa che va oltre la tattica. Ha ridato serenità a un ambiente che sembrava aver perso sicurezza. Ha rimesso in ordine le idee, il campo e le relazioni. È entrato nella testa e nel cuore dei giocatori, ed è lì che si vince davvero. Con lui l’Atalanta sembra più leggera, più armonica, più consapevole dei propri mezzi. La reazione dopo l’esordio complicato a Parigi è stata impressionante: dalla vittoria esterna contro l’Eintracht Francoforte fino al trionfo più recente contro il Chelsea, una delle notti europee più affascinanti vissute a Bergamo. Ed è proprio la partita di ieri sera, la rimonta ai Blues, a raccontare meglio chi sta diventando l’Atalanta sotto Palladino.

De Ketelaere e Scamacca: due leader per volare in alto

In una notte in cui la squadra è stata compatta, affamata e coraggiosa, sono emersi con ancora più forza i due uomini simbolo di questa Atalanta:

Charles De Ketelaere

Un talento che a Bergamo ha trovato casa. Palladino lo ha messo al centro del progetto, lo ha responsabilizzato e coccolato al punto giusto. Lui risponde con giocate da fuoriclasse: un assist per Scamacca, un gol decisivo contro il Chelsea, e soprattutto una presenza costante nella manovra offensiva. È diventato il fulcro creativo e spirituale di questa squadra, l’uomo che illumina e trascina.

Gianluca Scamacca

La fisicità al servizio della tecnica, la potenza che si piega alla qualità. Contro il Chelsea ha dominato: sponde, protezioni, movimenti intelligenti, fino al gol di testa che ha riaperto la gara. Scamacca gioca come un leader, come un attaccante che sa di poter diventare devastante se guida la squadra e non solo il reparto. Insieme formano una coppia che non s’intravedeva da tempo in Europa in una squadra italiana: complementari, talentuosi, affamati. E con un’intesa che cresce di partita in partita. L’Atalanta che sogna passa da loro, ma non solo da loro.

La New Balance Arena: il dodicesimo uomo

La bolgia di Bergamo è stata decisiva. Il Chelsea, giovane e a tratti ingenuo, ha subito l’impatto emotivo di uno stadio che per 90 minuti non ha smesso di cantare, spingere, credere. Coreografie, cori, spinta emotiva: la New Balance Arena ha giocato una partita nella partita. Ha alimentato energie, acceso entusiasmi, spinto De Ketelaere e Scamacca nei momenti più delicati. La Champions League vive anche di questo: di atmosfere, di passioni, di città che raccontano sogni.

Ora lo scenario: cosa serve all’Atalanta per entrare nella top 8

Restano due partite:

  • Atalanta – Athletic Bilbao (in casa)
  • Union Saint-Gilloise – Atalanta (in trasferta)

Due gare difficili, sì, ma non proibitive. Due esami che diranno davvero chi può diventare questa squadra. Arrivare tra le prime otto sarebbe un traguardo enorme per l’Atalanta. Non solo regalerebbe un piazzamento di grande prestigio, ma eviterebbe anche il passaggio dai preliminari, che spesso diventano un ostacolo complicato e rischioso a inizio stagione. In più, garantirebbe entrate economiche importanti, fondamentali per continuare a crescere. E soprattutto darebbe alla squadra la possibilità di concentrarsi con più serenità sulla rimonta in Serie A, senza ulteriori pressioni o impegni extra da gestire. Arrivare tra le prime otto significherebbe blindare una parte del futuro sportivo della Dea, ma anche consolidare la credibilità europea che negli ultimi anni ha reso Bergamo una delle storie più romantiche del calcio moderno.

Quali sono le combinazioni possibili?

Con 13 punti, l’Atalanta parte da una posizione di forza. Di fatto:

  • 1 vittoria nelle ultime due gare potrebbe bastare per entrare stabilmente tra le prime otto.
  • 4 punti garantirebbero quasi certamente la qualificazione diretta.
  • 2 pareggi lascerebbero la Dea dipendente dai risultati delle avversarie, ma con buone possibilità.

La qualificazione è dunque nelle mani di Palladino e dei suoi giocatori. Nessuno può togliergliela, se non loro stessi.

Un finale ancora tutto da scrivere

Bergamo è tornata a sognare. Lo farà ancora, perché questa squadra ha ritrovato la magia perduta. Una magia che non riguarda solo la tattica o i risultati, ma l’emozione di chi sente che qualcosa di grande è possibile. Le ultime due giornate diranno dove può arrivare questa Atalanta. Ma una cosa è certa: la Dea ha già vinto qualcosa di prezioso. Ha ritrovato l’orgoglio, l’identità, la voglia di emozionare. Ha riscoperto il piacere di sentirsi squadra. E ha ricordato all’Europa che, quando Bergamo si accende, nulla è impossibile. La top 8 non è più un miraggio. È una strada, illuminata dalle notti europee, che la Dea vuole percorrere fino in fondo.