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Nato il primo giorno di settembre del 1962 il centrocampista ha preso per mano il Milan e la nazionale olandese portandoli ai massimi livelli

Se dici Rudi Dil pochi possono ricordarlo. Ma se dici Ruud è inevitabile pensare alle trecce più famose del calcio mondiale degli anni Ottanta, quelle di Gullit. Nato ad Amsterdam il primo giorno di settembre del 1962, Ruud Gullit è stato uno dei principali interpreti dello spumeggiante calcio totale che permise ai tulipani olandesi di salire ai vertici mondiali. Tre di quegli interpreti, oltretutto, legarono il proprio nome al Milan di Arrigo Sacchi, quello che comandava in Italia ed in Europa. Ruud Gullit, centrocampista che sapeva unire fisico da marcantonio e tecnica sopraffina, giunse alla corte di Silvio Berlusconi con Frank Rijkaard altro centrocampista capace di unire tanta quantità a pregevole qualità. Davanti a loro, l’attaccante che ha fatto sognare e che troppo presto ha dovuto lasciare il palcoscenico del calcio che conta: Marco Van Basten. La storia di Ruud Gullit comincia nel calcio dei dilettanti, prima nelle fila dei Meer Boys e poi in quella del DWS. Nella stagione 1979-1980 il centrocampista fa il suo esordio nei professionisti. Lo chiama l’Haarlem squadra in cui milita tre campionati giocando 91 partite e segnando 32 gol. E’ quel che serve per farsi notare dal Feyenoord che lo mette sotto contratto nel 1982. Ci resterà tre anni collezionando 85 presenze e 31 gol, vincendo, nel 1984, il campionato e la Coppa d’Olanda. La consacrazione di Ruud Gullit avviene con il suo passaggio al PSV: in due anni vince per due vole il titolo olandese e segna 46 gol in 68 partite contribuendo ai successi della squadra con prestazioni altisonanti. Pur di assicurarselo, il Milan sostiene l’investimento più oneroso sin lì mai fatto nella sua storia: 13 miliardi e mezzo di lire. Gli basta ben poco per “mettersi al timone” della squadra e condurla sino alla vittoria dell’undicesimo scudetto dopo aver operato una rimonta poderosa sul Napoli di Diego Armando Maradona. L’ottimo approccio con il campionato italiano e l’exploit precedente con il PSV permettono a Ruud Gullit di salire sul tetto del mondo: il 28 dicembre 1987, France Football gli conferisce il Pallone d’Oro. All’atto della premiazione, Ruud Gullit dedicherà il prestigioso premio a Nelson Mandela, leader nella lotta anti apartheid in Sudafrica. Il 1988 è l’anno d’oro del calcio olandese: Gullit è il perno del centrocampo della squadra che si laurea Campione d’Europa. Il “Tulipano Nero” non conosce ostacoli alla sua folgorante ascesa. Nel 1989, il 24 maggio, Gullit segna due gol nella strabiliante finale di Coppa dei Campioni vinta per 4-0 dal Milano sullo Steaua Bucarest, partita che lasciò a bocca aperta anche i palati fini accorsi al Camp Nou di Barcellona. Un problema al ginocchio lo mette fuori causa praticamente per tutta la stagione 1989-1990. Quando lascerà Milanello, Ruud Gullit avrà messo in bacheca tre scudetti (‘87-’88 con Sacchi, ‘91-’92 e ‘92-’93 con Fabio Capello), due Coppe dei Campioni (‘89 e ‘90 con Sacchi), due Coppa Intercontinentali (‘89 e ‘90 con Sacchi), due Supercoppa Europee (‘89 e ‘90 con Sacchi) e due Supercoppe Italiane (‘88 con Sacchi e ‘92 con Capello). Alla vigilia della stagione 1992-1993 Ruud Gullit passa alla Sampdoria e non “perde il vizio” di essere decisivo: segna 15 gol in 31 partite (anche contro il Milan…) e conduce i blucerchiati al terzo posto in Serie A e alla vittoria in Coppa Italia. Il Milan però lo richiama e nel 1994-1995 fa parte della squadra rossonera che vince la Supercoppa Italiana. Chiude definitivamente con la compagine milanese il 10 novembre 1994 in evidente contrasto con la dirigenza. Ha però lasciato un segno indelebile: 171 partite e 56 gol. Torna alla Samp e chiude la stagione ‘94-’95 giocando 22 partite e firmando 9 gol con i doriani. Le sirene dell’Inghilterra hanno un richiamo irrinunciabile: “Simba” (come soleva chiamarlo il grande Gianni Brera pensando alla sua folta capigliatura che ricordava la criniera di un leone) approda al Chelsea dove vive la parte conclusiva della sua splendida carriera. Si rimette in gioco da difensore centrale. Il club londinese gli affida il ruolo di player-manager e Gullit ripaga la fiducia conducendo i Blues alla vittoria in FA Cup: sarà il più giovane allenatore non britannico a vincere il prestigioso trofeo. Il 12 febbraio del 1998 Ruud Gullit annuncia il suo ritiro dal calcio giocato. Da allora si dedica completamente al ruolo di allenatore. Oltre al Chelsea ha diretto il Newcastle e il Feyenoord. Tenta l’avventura americana ma resta sulla panchina del Los Angeles Galaxy solo 19 partite prima di rassegnare le dimissioni. Lo si rivede poi sulla panchina dei russi del Terek Groznyi dove viene esonerato alla tredicesima giornata. Sino al 2017 è stato vice allenatore della nazionale olandese.

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