Vai al contenuto

La Roma ha battuto la Juventus nella fondamentale sfida dell’Olimpico per 1-0, e il giocatore decisivo è stato, a sorpresa, Gianluca Mancini.

Tutti si aspettavano tra i protagonisti del match i due argentini campioni del mondo, Paulo Dybala e Angel Di Maria (soprattutto il primo, il grande ex di turno), oppure il riscatto degli attaccanti in crisi delle due squadre, Tammy Abraham e Dusan Vlahovic.

A decidere la partita è stato invece questo difensore ultimamente poco avvezzo al gol (primo centro stagionale), e nemmeno con un colpo di testa, sua specialità, ma con un tiro da fuori che ha coniugato perfettamente potenza e precisione.

Mancini, il gol che non ti aspetti

Mancini peraltro è stato fondamentale in tutta la costruzione dell’azione, dato che è stato lui a scambiare con Cristante all’altezza di centrocampo. Il centrocampista ha poi cambiato gioco sul lato opposto, servendo l’incursore Spinazzola che ha restituito il pallone al numero 4 sulla trequarti. Cristante ha poi servito sulla destra un Mancini proiettato ulteriormente in attacco che con un grandissimo tiro a incrociare ha bucato Szczesny per il gol partita.

La sequenza del gol di Gianluca Mancini che ha deciso Roma-Juventus
La sequenza del gol di Gianluca Mancini che ha deciso Roma-Juventus

Lo spirito di Mancini è quello chiesto da Mourinho

Mancini ha recepito alla perfezione le “sottolineature”, per usare un eufemismo, che José Mourinho deve aver fatto alla squadra dopo la sconfitta di Cremona. Il difensore infatti ha interpretato la partita nel migliore dei modi, mostrando un’incredibile aderenza alle parole del suo allenatore anche nelle dichiarazioni dell’immediato post-partita: “Bisogna essere bravi a capire che tutte le domeniche con chiunque dobbiamo avere questo atteggiamento perchè quando molliamo un po’ succede quello che è successo contro la Cremonese”.

Ed è questa la chiave di lettura della Roma di Mourinho: l’atteggiamento aggressivo e “tignoso”, in particolare quando sospinta dall’incredibile pubblico dell’Olimpico. Nel match contro la Juventus Mancini non ha firmato solo il gol vittoria, ma è stato, tra i difensori, quello maggiormente sollecitato: era lui infatti il difensore deputato a difendere su Di Maria, il pericolo pubblico numero 1 in maglia bianconera.

La heatmap di Gianluca Mancini in Roma-Juventus
La heatmap di Gianluca Mancini in Roma-Juventus

Oltre il gol, pressione costante che ha tolto spazio all’attacco bianconero

Dalla heatmap vediamo come è andato a prendere l’avversario fin sulla linea di metà campo e anche oltre, lavorando di concerto con i mediani per bloccare qualsiasi rifornimento al centravanti bianconero Vlahovic, di fatto tagliato completamente fuori dal gioco. Per sottrarsi alle sue “grinfie”, inoltre, Di Maria ha arretrato moltissimo il raggio d’azione, risultando molto meno pericoloso del solito e incappando anche in qualche errore in fase di impostazione.

Dopo un primo tempo molto tirato e con poco spettacolo, nel secondo tempo la Juventus ha giocato probabilmente meglio dei giallorossi, ma la compattezza e lo spirito battagliero messo in campo dalla Roma 

D’altra parte l’irruenza non ha mai fatto difetto a Mancini: difensore dai mezzi fisici importanti, da sempre ha impostato il suo gioco puntando sullo stretto contatto fisico con l’avversario, al limite e spesso oltre quanto concesso dal regolamento. Non a caso il suo idolo sportivo, da cui ha preso il numero di maglia, è Marco Materazzi, peraltro uno che proprio in Mourinho aveva trovato l’allenatore preferito in carriera.

Il fatto che Mancini attacchi sempre l’avversario così alto, lasciando i compiti di copertura più arretrata a Smalling e Ibanez, fa in modo che gli eventuali falli che commette portino a calci di punizione in zone meno pericolose del campo, ma soprattutto mette spesso gli attaccanti in una condizione psicologica che li costringe a giocare in zone differenti.

Si è visto poi cosa ha comportato nel caso di Kean, espulso dopo 41 secondi dall’ingresso in campo per la reazione alla pressione di Mancini. Una reazione scomposta che oltre a comportare il cartellino rosso per l’attaccante appena entrato, ha anche in un certo senso spinto l’arbitro a sorvolare sull’intervento dello stesso Mancini, che senza la reazione del bianconero probabilmente avrebbe comportato un cartellino giallo.