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Allenamenti continui, massima concentrazione, partite a ripetizione e stress alle stelle. A volte ce lo dimentichiamo, ma questi campioni del pallone, non sono degli automi capaci solo di correre e segnare, ma esseri umani. Dentro quel rettangolo verde l’unica cosa che conta è il risultato finale, ma non si può dire a un calciatore di essere tutto solo gambe, polmoni, cervello e niente cuore.

Per questo, in un certo senso, la sintesi perfetta della sfida tra Roma e Monza di questo nona giornata di Serie A, sono proprio le lacrime di Stephan El Shaarawy dopo il gol vittoria a tempo quasi scaduto.

Una vittoria dentro e fuori dal campo

Il gol di El Shaarawy è importantissimo per la Roma, perché permette di avere la meglio su un rivale, il Monza, che aveva resistito fino al novantesimo nonostante più di un tempo giocato in dieci uomini.

Tre punti che riportano i giallo rossi in scia per l’Europa, che regalano la terza vittoria di fila a Mourinho (e in casa sono già quattro tra campionato e coppe, tutte con tanto di porta inviolata) e nuove e rinnovate ambizioni per questa stagione.

Naturale quindi che un rete del genere scateni una serie di forti emozioni per un giocatore. Anche se, diciamolo, è evidente come le lacrime liberatorie del “faraone” celino ben più che non una semplice (si fa per dire) rivalsa sportiva.

Gioie e dolori del Faraone

Il riferimento alle vicende dell’ultimo periodo è palese, ma prima di approfondire va forse fatto un quadro più ampio di ciò che può significare per il giocatore della Roma. Non è la prima volta, infatti, che El Shaarawy è vittima di voci incontrollate su di lui che non riguardano il calcio.

Dopo la sua stagione d’oro nel 2013, che lo vide segnare 16 reti in campionato con la maglia del Milan, per il Faraone le cose sono cominciate ad andare piuttosto male. Infortuni a ripetizione, pochissime apparizioni sul campo fino al prestito al Monaco che non lo ha certo visto brillare.

Proprio in quegli anni, alcuni misero in giro voci su una sua presunta dipendenza da qualche sostanza, motivando con questo le sue continue assenze dai campi e ipotizzando che alcuni suoi infortuni non fossero nemmeno reali.

Nulla di tutto ciò venne mai confermato, eppure il giocatore ha dovuto portarsi addosso queste accuse, unite allo sconforto di non riuscire sul campo a essere quasi mai al meglio della condizione, visti gli stop continui.

Il ritorno alla Roma ha dato se non altro una qualche continuità all’attaccante, che stagione dopo stagione dava comunque sempre il suo contributo (tranne per la parentesi nel campionato cinese, da dimenticare sotto ogni punto di vista).

Ecco, in questo contesto si arriva così ai tempi recenti, con El Shaarawy forse non più imprescindibile nella rosa giallo rossa (tanto che a più riprese si parla di una possibile partenza), ma comunque capace di segnare 7 gol e fornire 3 assist nella passata stagione.

Il caso Corona

Delle rivelazioni di Fabrizio Corona e delle indagini che hanno poi portato i vari Fagioli, Zaniolo e Tonali sul banco degli imputati per le risapute violazioni deontologiche, ne hanno parlato ormai tutti.

Così come del coinvolgimento di altri nomi del calcio italiano, tra cui, a dire dello stesso Corona, anche El Shaarawy.

Ancora una volta però, queste accuse si sono (almeno per il momento) rivelate semplici illazioni da gossip, senza che alcuna procura abbia proceduto in merito. Dal punto di vista giuridico quindi, il giocatore non ha alcun problema a riguardo.

Diverso il discorso per quanto riguarda il lato umano e professionale. Come detto, per El Shaarawy non è la prima volta che è costretto a smarcarsi da accuse sulla sua persona che non riguardano la sua professione, per cui è legittimo immaginare come emotivamente sia stato un vero colpo da assorbire.

E lo abbiamo visto al termine della partita contro il Monza, quando finalmente il Faraone è tornato protagonista.

La rivincita del Faraone

Un momento particolare per il giocatore di origini egiziane, convocato in azzurro da Spalletti dopo anni di attesa e messo in campo con nella partita persa contro l’Inghilterra (ma con una buona prova dell’attaccante).

E tornato al gol anche con la maglia della Roma, dopo un inizio di stagione vissuto prevalentemente in panchina e un’astinenza che durava dal Maggio scorso.

La risposta migliore che potesse dare alle vicende di questi giorni, è allora proprio quel pianto liberatorio a fine partita, con una corsa sfrenata verso la curva come per lasciarsi (di nuovo) tutto alle spalle, tranne le emozioni più belle di questo sport.

Lo abbiamo detto in principio del resto: sono uomini che regalano emozioni, non robot che corrono dietro un pallone. E chissà che questa ennesima “sliding door” della sua carriera, non ci regali un Faraone di nuovo pienamente protagonista. La Roma ne avrebbe un gran bisogno per centrare gli obiettivi di stagione, ora che è risalita al settimo posto in campionato ed è attesa da un’importante sfida infrasettimanale anche in Europa League (contro lo Slavia Praga).