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La decima giornata di Premier League ci ha confermato la forza del Tottenham capolista e del Manchester City che non ne vuol sapere di deporre lo scettro.

A Londra (e in classifica) comandano gli Spurs, a Manchester, i Citizens: mentre Chelsea e Manchester United piombano nell’oblio, con il rischio quasi certo di essere già fuori dalla corsa per il titolo inglese.

In tutto questo attenti ad un’altra londinese: l’Arsenal sorniona è sempre li, in coabitazione con gli uomini di Guardiola e in scia alla prima della classe.

Sull’asse Londra – Manchester si snoda il nostro punto di vista.

Londra: chi sogna e chi mastica amaro

Tutto quello che nessuno poteva immaginare un paio di mesi fa.

Il Tottenham capolista è quanto di più lontano indicavano gli addetti ai lavori, allo start della stagione. Gli Spurs reduci da una delle peggiori stagioni del nuovo millennio: tre allenatori nella passata stagione, la qualificazione alle coppe europee mancata in maniera clamorosa e una squadra arrivata al capolinea.

Aggiungiamoci l’addio del bomber e capitano Kane e l’approdo in panchina di Ange Postecoglou accolto con freddezza, nonostante l’ottimo lavoro al timone del Celtic. Insomma, non proprio le migliori premesse per iniziare la stagione. E invece succede l’impensabile. Non solo i Whites rispondono in maniera perfetta alla dottrina imposta dall’Australiano.

Ma volano letteralmente in classifica, con Son che si traveste da “Kane” e firma reti pesanti, come nel derby dell’ultimo turno, con il 2-1 in casa del Crystal Palace. I londinesi hanno 26 punti e comandano la classifica di Premier League, con due lunghezze di vantaggio su City e Arsenal, senza mai essere stati battuti.

Tottenham che non alza un trofeo dal 1991: 32 anni di digiuno, di chimere, di amarezze e sfottò continui delle tifoserie rivali. Che possa essere l’anno della svolta, per una società che da almeno due decenni investe cifre pesanti, ma senza alcun ritorno sul campo a livello di vittorie? Presto per dirlo, ma l’avvio è un qualcosa di nuovo nel nord della capitale.

Per un Tottenham che sogna, c’é un Chelsea che da 14 mesi a questa parte sta vivendo una sorta di incubo, dal quale non riesce a svegliarsi. Tre campagne acquisti dove sono stati spesi tanti di quei soldi che possono essere paragonati al PIL di qualche piccolo Stato. Tre allenatori divorati nella passata stagione e oltre 60 giocatori gettati nella mischia.

E dire che i risultati sono stati pessimi, è dire poco. Il copione non cambia nemmeno con l’attuale Pochettino in panchina, con la sconfitta di sabato contro il Brentford per 2-0 che ha aperto crepe sulla solidità dell’ex allenatore del Tottenham. Un ko interno nel derby londinese che ha messo a nudo le infinite lacune, di una squadra che sulla carta ha tantissima qualità.

I soli e numerosi infortuni non possono bastare per giustificare il rendimento al di sotto delle attese dei Blues. Undicesimo posto in classifica, con 12 punti: meno 14 dalla vetta, a 10 lunghezze dalla zona coppe europee, con 7 di vantaggio sulla zona retrocessione. Doveva essere la stagione della riscossa, ma fino a questo momento è solo il proseguo di quanto visto nella passata annata.

Il fatto di non giocare le coppe, dopo un ventennio, era considerato da tutti come un vantaggio non da poco per la stagione del Chelsea: grave sì, ma un problema in meno per essere protagonista in campionato. Il bilancio invece è assolutamente pessimo: tre vittorie, tre pareggi e quattro sconfitte, con 13 gol fatti e 11 al passivo.

L’incubo non sembra aver fine.

A Manchester comanda il City

Per 27 anni il copione è stato lampante: United che fa incetta di trofei e City che accumula amarezze su amarezze. Negli ultimi 10 anni la situazione si è completamente ribaltata. I “Vicini Rumorosi“, complici i petroldollari arabi, hanno vinto tutto quello che c’era da vincere, con i Diavoli Rossi incapaci, nell’ultimo decennio, di riprendersi dall’addio di Sir Alex Ferguson.

Un riassunto nel tempo ribadito dal derby di sabato, con i Citizens che passeggiano per 3-0 ad Old Trafford. Tre punti pesanti per la squadra di Guardiola che rimane in scia al Tottenham capolista, con 24 punti. Seconda vittoria di fila per gli Sky Blues e la conferma che i campioni in carica non vogliono certo arrendersi.

Notte fonda per i Red Devils che restano fermi a quota 15 e accusano già 11 lunghezze di svantaggio dalla vetta. Ten Hag nell’occhio del ciclone e l’allenatore olandese, come Pochettino, non può aggrapparsi alle tante assenze. Qualcosa sembra essersi rotto nello United che nella passata stagione iniziò a carburare dal post Mondiale, con Rashford sugli scudi.

Quasi un anno dopo, questa squadra, sembra lontana parente di quella bella formazione: nonostante la conferma dell’ossatura principale e gli arrivi estivi. Salvo clamorose rimonte e contemporanei crolli delle prime della classe, i tre volte Campioni d’Europa sono già fuori dalla corsa per la Premier League.

La maledizione post Sir Alex Ferguson prosegue ad Old Trafford.

Mai sottovalutare il cuore Gunners

In questo raffronto sull’asse Londra – Manchester, attenzione a non dare il giusto risalto all’Arsenal. I Gunners ci riprovano, dopo aver sognato a lungo il trionfo nella passata stagione, prima del crollo e dell’allungo del City.

La banda di Arteta è lì, in corsa piena: 24 punti, come gli uomini di Guardiola, a meno due dal Tottenham capolista. I londinesi non salgono sul gradino più alto del campionato dal 2004. 20 anni di attesa che potrebbero finire, a patto di mantenere salda la rotta per tutta la stagione e senza dissolversi a primavera.

Sicuramente, i Gunners, non sono più una sorpresa.

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