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Cercando sul web notizie di qualsivoglia natura sul “nuovo” San Siro, si scoprono due bizzarre contraddizioni (tali però solo ad un primo e distratto sguardo): il progetto Cattedrale – così chiamato dallo studio Populous – è stato ufficializzato da Inter e Milan, ma il Comitato “Sì Meazza” ha smentito tutto appena un mese dopo (gennaio 2022).

O meglio, più che smentire qualcosa che è già stato lanciato, ha invocato calma. Da tutte le parti, soprattutto quelle economicamente ma non urbanisticamente interessate: le due società, appunto, Milan e Inter.

Il progetto per il nuovo San Siro

Ma andiamo con ordine. Poco prima di natale (2021) è arrivata l’ufficialità della notizia: Milan e Inter, a partire dalla stagione 2026/2027, avranno il loro nuovo stadio. L’impianto è progettato da Populous, lo stesso studio di architettura americano che ha dato i natali all’Emirates Stadium, al nuovo Wembley, al Da Luz di Benfica e al nuovo – a dir poco americanofilo – stadio del Tottenham Hotspur. Parliamo di stadi tutti caratterizzati da un fattore comune: la loro spendibilità extra-calcistica. Vediamo cosa significa con parole più semplici partendo proprio dalle parole del sito web ufficiale dell’impianto.

«La delibera di pubblico interesse emanata dal Comune di Milano lo scorso mese di novembre prevede, oltre alla costruzione del nuovo stadio, la riconfigurazione dell’area dove attualmente sorge il Meazza, attraverso la creazione nella zona di San Siro di un distretto per lo sport e il tempo libero, con un nuovo parco pubblico di circa 50 mila metri quadri di verde filtrante, nonché un’ulteriore significativa riduzione delle volumetrie accessorie, fino al limite previsto dal Piano di Governo del Territorio» (corsivo nostro). Fermiamoci un momento.

Come ben specificato dal comunicato, più che di nuovo stadio (fermarsi a questo sarebbe riduttivo nonché fuorviante) qui stiamo parlando di un nuovo distretto per lo sport e il tempo libero, con annesso parco pubblico di 50 mila metri di verde.

Insomma, è chiaro fin da subito perché Milan e Inter abbiano scelto Populous. Certo, San Siro è vecchio (ma non decadente, anzi), è uno stadio pensato “all’antica” e le due squadre di Milano (la città più americana d’Italia) non potevano (volevano) rimanervi intrappolate per sempre.

Certo, la nuova Cattedrale sarà più vicina al campo, avrà meno tifosi (circa 60.000 al netto degli oltre 80.000 di San Siro) ma (forse) un’atmosfera più coinvolgente. Eppure, lo ripetiamo, il progetto non si limita al nuovo impianto di gioco (e di svago): la Cattedrale è un distretto enorme e interamente pedonale, dove sport, cultura e ristorazione si legheranno inscindibilmente.

Quasi al termine del comunicato, poi, si legge: «“La Cattedrale” vuole rappresentare un’icona celebrativa del patrimonio artistico della città.

Il progetto si ispira, infatti, a due degli edifici più rappresentativi di Milano, il Duomo e Galleria Vittorio Emanuele, e porterà alla realizzazione di uno stadio unico e impossibile da confondere con altri nel mondo». Insomma, già i riferimenti architettonici del nuovo stadio fanno bene intendere l’obiettivo delle due società milanesi: sfruttare l’ineguagliabile richiamo del calcio per andare oltre lo stesso, in un progetto economicamente stratosferico.

Costi e tempi per il nuovo San Siro

Se per realizzare il progetto il costo sarà all’incirca di 1,2 miliardi di euro – al netto dell’iniziale stima di 650 milioni, quasi raddoppiata al termine dell’indagine economica –, le entrate previste per i due club si attestano sui 100/120 milioni di euro all’anno a testa.

Sono cifre incredibili e non paragonabili all’attuale entrata di San Siro – quasi esclusivamente legata alle cifre del botteghino, comunque molto alte visto l’afflusso di tifosi alle partite di Inter (prima in Italia) e Milan (terza dopo la Roma).

L’obiettivo di Inter e Milan è di iniziare i lavori già nel 2023, tenendo conto del fatto che San Siro – che non sarà integralmente demolito ma trasformato in Cittadella dello Sport – dovrà ospitare la cerimonia di apertura dei Giochi Invernali del 2026.

La Cattedrale sarà un impianto interamente eco-sostenibile, con la Galleria ventilata naturalmente e riscaldata tramite risorse passive. I pannelli solari circonderanno la struttura, l’acqua piovana verrà raccolta e riutilizzata in funzione energetica. Il risparmio energetico sarà totale.

Eppure c’è chi, come detto in apertura, si sta opponendo a tutto questo. È il caso di una giunta comunale che, facendo leva sulla rilevanza sociale della zona antistante San Siro (scuole, biblioteche, altre attività commerciali che verrebbero chiaramente smantellate o quantomeno ripensate a seconda delle esigenze di Populous), ha pressato con insistenza il sindaco Sala (che però ha confermato l’ufficialità del progetto e la sua realizzazione nei prossimi anni).

Luigi Corbani, ex vicesindaco di Milano dall’87 al 90′, e ora alla testa del Comitato “Sì Meazza”, ha detto che al di là delle volontà di Suning ed Elliot «di fare business», «non c’è nulla di concreto» a livello burocratico e progettuale.

Secondo Corbani, il Comune è all’oscuro dei documenti ufficiali, insomma. Corbani ha ragione quando parla dell’intoccabilità di San Siro almeno fino al 2026, per le ragioni di cui sopra.

Nello stesso anno, tra l’altro, San Siro compirà 70 anni e la struttura diventerà per legge un bene culturale – tradotto: impossibilità di abbattere l’impianto. L’ufficialità del progetto Populous risale al dicembre del 2021, quelle di Corbani al gennaio del 2022. La battaglia è appena iniziata.