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Benché se ne dica, il calcio è e resterà uno sport di squadra. La giocata singola o il guizzo personale possono essere solo parte integrante ma la chimica che si crea tra tra i compagni è imprescindibile ai fini dell’ottenimento di un risultato utile. Che le malgame costruite su nomi altisonanti senza un progetto alle spalle siano il più delle volte destinate al declino è ben noto. Basti pensare al PSG. Pur avendo messo a segno un mercato faraonico non è mai riuscito a conquistare ciò che più gli sta a cuore: la Champions League. Lo stesso Manchester City, per arrivare a vincere la massima competizione europea, oltre agli altri innumerevoli trofei conquistati nel 2023, ha dovuto radicalmente cambiare prospettiva e idee. In tal senso l’Udinese ha dato una sonora lezione al Milan nel match di San Siro.

I rossoneri mancano di coesione ed inventiva. Coesione in questo momento è la parola magica. Assente tanto con la guida tecnica quanto tra compagni. L’inizio di stagione travolgente del Milan ha verosimilmente nascosto la mancanza di alcune sinergie utili sul lungo periodo. Al contrario il fatto che l’Udinese abbia iniziato l’anno in sordina ha nascosto le potenzialità di una compagine che negli ultimi anni ha mostrato di avere più di una carta nel mazzo per poter far bene: l’unione del gruppo.

Il Milan come Narciso: l’oblio di perdersi nella propria immagine riflessa

Il Milan è diventato a tutti gli effetti Leao-centrico. Non fosse che il portoghese sembra essersi perso nel suo ego ed aver al contempo smarrito le sue peculiarità tecnico-tattiche che lo hanno reso se non la migliore, una delle migliori ali sinistre della Serie A. Poco conta se il gol con cui l’Udinese si è imposto a San Siro scaturisca da un rigore dubbio assegnato da Sacchi. Dopo di esso, i friulani si sono resi pericolosi ed hanno difeso il vantaggio con ogni arma a loro disposizione.

Ogni giocatore bianconero è degno di una nota di merito. Non solo per la vittoria. La chimica in campo era evidente, la voglia di portare a casa un successo palpabile. Spesso a fare la reale differenza è l’approccio mentale più che la preparazione fisica. Perez ed Ebosele hanno giocato una partita perfetta, con un approccio propositivo che il Milan sembra aver disperso. Così come la prestazione di Ferreira. Il ventiduenne aveva giocato 120′ nel turno di Coppa Italia, dal quale poi l’Udinese è uscito sconfitto, eppure è subentrato nei minuti finali a freddo ed ha dato prova di ciò che vuol dire avere fame di successo.

L’attuale atteggiamento dei rossoneri può essere ben spiegato attraverso la mitologia greca. Il mito di Narciso spiega come questo uomo che vedendo il suo splendido e perfetto riflesso nello stagno, si perde completamente nella meraviglia della sua immagine. La stessa che poi lo farà soccombere. Qui si tratta di un gruppo ed a poter essere definiti narcisisti sono almeno questi quattro: Maignan, Theo, Krunic e Leao. Fondamentali nell’anno dello scudetto ed imprescindibili nella gerarchia di Pioli, sembrano ora accontentarsi della mediocrità. Al netto di infortuni, sanno di essere l’automatica scelta della formazione rossonera e si crogiolano in questa terra di nessuno prestazionale. Ciò gli garantirà la titolarità, di certo non il rispetto dei tifosi o più semplicemente di coloro che amano il bel gioco.

Udinese: uno non vale uno

A San Siro l’Udinese ha centrato la prima vittoria stagionale. Inaspettata forse ma di certo non immeritata. Gli uomini di Cioffi hanno lanciato il cuore contro l’ostacolo e hanno dimostrato come la forza del gruppo possa fare la differenza nei fatti. I friulani provenivano da una deludente sconfitta in Coppa Italia, dopo aver lottato 120′ contro il Cagliari. I bianconeri non si sono presentati a cospetto della Scala del Calcio con alcun timore reverenziale. Rispetto sì, paura no.

Questa convinzione nei propri mezzi non deriva da superlativi talenti presenti in rosa – se ci sono, è bene attendere qualche tempo di di etichettarli in alcun modo – ma dalla forza del gruppo, dalla chimica tra gli uomini ancora prima dei giocatori. Questo aspetto, specie in Italia, viene spesso sottovalutato. In realtà basterebbe volgere lo sguardo verso altri campionati europei per rendersene conto.

Dal Nizza in Ligue 1, allenato tra l’altro da un giovane tecnico italiano, al Girona ne LaLiga è ben chiaro come la coesione del team faccia la differenza. Lottare tutti per uno stesso obiettivo e mettere in secondo piano le individualità è un atteggiamento che alla lunga paga sempre. L’Udinese ha costretto il Milan ad un bagno di umiltà. Indipendente dalla storia del club, ogni partita è sé per cui ognuna di esse merita impegno, quello che i rossoneri non hanno messo ma che i friulani hanno dimostrato possa essere la discriminante tra una vittoria, un pareggio o una sconfitta.