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Che cosa dice realmente Max Allegri quando afferma che «il calcio è semplice»? Non avremmo infatti alcun rispetto dell’allenatore livornese se non prendessimo sul serio questa affermazione. Ma che cosa significa ‘semplice’? Anche dell’amore, infatti, si dice ad un tempo che è semplice e complicatissimo. O delle vie del Signore, che sono sì «infinite» ma richiedono una disposizione di cuore «umile, semplice» per essere accolte fino in fondo. Ecco, il calcio in un certo senso è semplice. Eppure non lo è affatto, soprattutto in un’epoca che ha eletto il controllo quale unico Verbo possibile.

In questo articolo ci imbatteremo allora in una delle sue figure archetipiche: il match analyst.

Cosa fa un match analyst?

Innanzitutto, cosa fa il match analyst? Risposta di primo acchito: analizza le partite di calcio – chiaramente di riflesso, perché questa figura è già molto presente e da anni in altri sport come il basket. Bene, non abbiamo ancora detto nulla su di lui. Il match analyst è infatti nel calcio contemporaneo una figura dai contorni insieme definiti e sfuggenti, proprio per quella credenza mai scalfita – anche ai piani alti o altissimi del calcio – secondo la quale il football sia un gioco semplice. Solitamente il match analyst fa parte dello staff di una squadra e lavora a stretto contatto con l’allenatore – udite udite, anche allenatori ‘retrogradi’ come Allegri e Mourinho ne hanno uno o più d’uno.

Può addirittura darsi il caso, però, ed è accaduto – Nagelsmann vi dice niente? –, che l’allenatore di una squadra sia esso stesso un match analyst nell’accezione tecnica del termine. Abbiamo specificato ‘tecnica’ non a caso: infatti ogni allenatore, a modo suo, è un match analyst. Ma in cosa consiste allora ‘tecnicamente’ questa figura?

Il match analyst, a livello tecnico, è colui che attraverso una (video)tecnologia specifica ricava contenuti (video)utili all’analisi e al miglioramento delle performance (tecnico-tattiche) della propria squadra. Parliamo quindi di posizioni in campo, distanza tra i reparti, movimento coordinato degli stessi: in una parola, analisi tattica dettagliata, che può riguardare tanto il reparto quanto il singolo calciatore. I contenuti della videoanalisi possono essere di diverso tipo:

  1. Della gara appena disputata;
  2. Degli avversari;
  3. Degli allenamenti.

Il match analyst lavora quindi su tre diversi settori:

  1. Tecnico e tattico;
  2. Statistico;
  3. Video-analitico (ecco perché conoscere gli strumenti di studio è fondamentale e indispensabile).

Quanto guadagna un match analyst?

Se è vero che il calcio solo in Italia è un’industria in grado di sostenere 10 miliardi sul PIL, è bene chiedersi (e chiedervi) quanto si guadagni a fare un lavoro come il match analyst.

Chiaramente dipende dalle categorie nelle quali si va ad operare, ma il fatto che anche quelle minori stiano iniziando a richiederne almeno uno nel proprio staff è segno di un cambiamento epocale in termini culturali, nonché un aspetto rilevante per chi vuole approfondire questo mestiere – magari partendo proprio dalle serie minori con una sana gavetta.

Per i match analyst competenti e con tanti anni (almeno 10) di esperienza alle spalle il guadagno può raggiungere anche i 50.000 € netti l’anno.

Cosa fare per diventare match analyst?

Studiare tanto. Basti leggere gli studi e le intuizioni pioneristiche di un gigante del settore come Charles Reep, che applicò modelli derivanti da discipline statistico-matematiche allo studio del gioco del calcio, per rendersi conto di quanto sapere si celi dietro la ‘semplice’ analisi di una partita. Nei paesi anglosassoni la match analysis ha riscosso un enorme successo fin dagli anni novanta, e oggi è un settore esploso anche da noi in Italia.

Parlare di mestiere a sé però è difficile se non utopico. Spesso i match analyst in Italia svolgono il proprio lavoro autonomamente, ma con tempi e disponibilità ridotte: il successo di un match analyst, detto altrimenti, è dato quasi esclusivamente dalla pazienza/passione che lo studioso dedica (autonomamente) alla rielaborazione dei dati messi a disposizione dal club (chiaramente anche qui, come detto, dipende molto dal livello).

Recentemente in Italia è però nato l’Assoanalisti, il cui scopo è colmare appunto questo vuoto professionale. Nel 2018, dopo un’azione di rappresentanza legale durata oltre 2 anni, l’AIAPC Assoanalisti è riuscita a farsi riconoscere dalla FIGC il ruolo di Match Analyst a livello federale.

Oggi è possibile dunque seguire corsi ufficiali sull’analisi dei match: spesso però gran parte del lavoro è fatto da casa, attraverso strumenti (pc, video-programmi, fotogrammi, statistiche) adatti e tanta passione personale.