L’Olympique Marsiglia ha 3 punti, l’Atalanta 4. Già solo per questo, potremmo dire, OM v Atalanta è una partita che merita un focus particolare, un’attenzione specifica. Eppure, non possiamo fare finta che sotto i pontili di Bergamo Alta non scorra dell’acqua piovana, stagnante, e che in società Percassi – persino lui – non abbia sollevato almeno un dubbio sul progetto (lo chiamiamo così?) Ivan Juric.
Juric, figliastro di Gasp, doveva essere, nelle intenzioni della dirigenza nerazzurra, il collante perfetto, l’erede ideale, tra un’identità ormai solida – perché longeva nove anni – quella del gioco atalantino uomo contro uomo pressing tutto campo sfuriate a ripetizione, e una squadra che pure sta mutando, se non la sua forma, almeno la sua materia.
Le difficoltà dell’Atalanta
Lookman vive come separato in casa, e tranne qualche estemporanea giocata, in campo si nota questa cosa. Scamacca dopo l’infortunio non ha più offerto certe garanzie. Krstovic, pagato a suon di milioni, non è – ma va? – il trascinatore visto in terra salentina, ma appena un discreto giocatore, con enormi limiti tecnici. Soulemana, dopo un avvio prorompente, si è fermato, e lui – come Samardzic – sono stati messi nel calderone delle dichiarazioni a caldo di Juric – un marchio di fabbrica in negativo che lo fa rassomigliare parecchio al maestro Gasperini – come elementi che “ancora non si sono ambientati” e non hanno capito dove si trovano.
Ma Samardzic a Bergamo c’è da molto prima di Juric, e quindi questa frase suona strana. Che dire poi del botta-risposta con Carnesecchi di qualche giorno fa, sempre di Juric? Finché le cose vanno bene, ci sta, diciamo così, una scivolata dialettica. Ma se le cose iniziano ad andare male, e l’Atalanta è in crisi nera in questo momento, forse andrebbero bilanciate, certe parole. Tant’è che lo stesso Juric, duro con Carnesecchi dopo Cremona, in seguito alla sconfitta con l’Udinese nell’ultimo turno ha espressamente fatto dietrofront, parlando di una squadra ancora poco aggressiva (esattamente come detto dal suo portiere, attaccato per questo: coda di paglia?).
Insomma l’Atalanta contro il Marsiglia dovrà tirare fuori energie al momento difficili da ipotizzare. Sia mentalmente, perché la Dea appare scarica, che fisicamente, se è vero che comunque l’Atalanta rimane una squadra con una rosa di grande livello.
La qualità dell’OM
Certo, il campo è uno dei più caldi al mondo e l’OM è una delle squadre più forti d’Europa, allenata da uno dei migliori allenatori in circolazione: il nostro Roberto De Zerbi. O’Riley a centrocampo è un Ederson con maggiore qualità, Hojbjerg è un De Roon con molta più visione, davanti Greenwood e Paixao offrono una imprevedibilità abbinata ad una qualità tecnica che si traducono, sul piano dei gol, nel finalizzatore per eccellenza, quel Pierre-Emeryck Aubameyang che pure passati i 35 anni d’età, continua a offrire un grande calcio, quello tipico dei giocatori tanto forti e intelligenti da riuscire a sospendere il tempo. Ecco, in una sfida di questo tipo, conteranno le giocate individuali, ma forse ancora di più lo spirito di gruppo.
L’Atalanta dovrà metterlo da parte, De Zerbi sullo spirito invece sta lavorando benissimo da un paio d’anni – pure nonostante il corredo multimediatico, che tende ad esasperare qualsiasi tono. Non serviranno urla, calci e pugni sul tavolo, ma certamente anche questo. Servirà soprattutto giocare bene e sfruttare i momenti. Perché la Champions non sia soltanto un evento di gala, ma un’occasione per dire la propria.


