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Il Manchester City, escluso dalle coppe europee per i prossimi due anni, potrebbe vedere slittare la condanna per motivi burocratici. Dipende tutto dalla tempistica della sentenza definitiva.

Ricavi gonfiati, costi nascosti e mancanza di collaborazione nell’inchiesta a suo carico. Queste sono le motivazione che, lo scorso 14 febbraio, hanno spinto la Camera Giudicante dell’Organo di Controllo Finanziario per Club, l’organo indipendente della Uefa e deputato a giudicare i casi di violazione del regolamento sul Fair Play Finanziario, a escludere la società britannica dalle manifestazioni europee per i prossimi due anni. Oltre anche a una multa da 30 milioni di euro, ma per questo, per lo sceicco di Abu Dhabi, Mansour bin Zayed Al Nahyan, non dovrebbe essere un grosso smacco.

Stando alle ultime indiscrezioni, però, i Citizens potrebbero sì non partecipare alla Champions League per un biennio, ma solo a partire dal 2021. E il motivo è presto detto. Il club quatariota ha presentato prontamente ricorso al Tribunale Arbitrale per lo Sport, il quale ha subito fatto sapere di non poter prevedere le tempistiche per una qualsivoglia decisione. Il problema è che le liste delle squadre partecipanti alle coppe europee, vengono chiuse dalla Uefa al termine del campionato (ovvero verso giugno). Pertanto, qualora non dovesse arrivare una decisione entro questo periodo, il Manchester City potrebbe chiedere (e ottenere) la regolare iscrizione alla prossima edizione della Champions League. In caso di condanna, invece, la squalifica verrà scontata a partire dalla stagione 2021/2022. Ad ammetterlo è lo stesso Christopher Flanagan, amministratore delegato dell’International Sports Law Journal, al Daily Mail, sottolineando che la società quatariota ha la possibilità di richiedere delle misure provvisorie e conservative. Insomma, in attesa di una sentenza definitva, prevale la presunzione di innocenza.

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