Milan-Napoli, valevole per la quinta giornata di Serie A, stagione 2025/26, non è solo il big match di giornata, ma una partita che, messo tra parentesi il dato storico, certamente rilevante, di tutte le battaglie che hanno caratterizzato questa sfida eterna del nostro calcio, mette di fronte due squadre tra le più forti del campionato.
Il Napoli, che in estate ha speso tanti soldi e ha costruito una squadra davvero competitiva su più fronti, è a punteggio pieno. Il Milan, dopo la sconfitta all’esordio con la Cremonese (1-2), ha incasellato tre vittorie di fila in campionato, quattro se consideriamo quella di Coppa Italia contro il Lecce. Ci aspetta una partita bellissima.
L’ossessione porta alla vittoria
Con lo sguardo già perso nel prossimo incontro, annebbiato forse da pensieri intrusivi, Antonio Conte si è presentato all’intervista da bordo campo nel post-partita di Napoli-Pisa (3-2) come un soldato reduce da una battaglia durissima, che nell’esito (pure positivo) già ne annuncia altre, assai più ardue.
Dopo aver dato solidità ad una difesa che pure ha nuovamente perso Buongiorno, Conte sta inserendo pian piano nei meccanismi di gioco Kevin De Bruyne, con McTominay a sopperirne le lacune e Zambo Anguissa a fare lo stesso. In attacco, se Lang ancora non si fa vedere, Lucca si è ambientato alla grande, e Højlund è una certezza almeno a livello di gioco.
Conte non lo puoi inventare, e se è l’allenatore più pagato della Serie A nonché tra i più bravi al mondo un motivo deve esserci. Il suo Napoli, in questo avvio di stagione, magari non fa stropicciare gli occhi, ma è solido come la pietra che si forma dopo centinaia d’anni sotto i fumi della lava ardente. E in quell’abbraccio a Lucca, in quella corsa sfrenata verso l’uomo che di fatto ha deciso la partita (anche se eravamo sul 3-1), c’è molto più che sensazionalismo: c’è, soprattutto, l’energia di un uomo ossessionato a tal punto dalla vittoria da chiamarci una delle figlie.
Qualche info utile sul match
- Milan v Napoli, 5a giornata di Serie A, stagione 2025/26
- Stadio San Siro, o Giuseppe Meazza, Milano, domenica 28 settembre, ore 20:45
- Diretta esclusiva DAZN, in TV e in streaming
Allegri è cambiato?
Ogni buona parola per Antonio Conte è pienamente meritata e legittima. Ma cosa dire del “fu dinosauro” Max Allegri? Di quell’Allegri trattato come un giocattolo vecchio e ormai fuori moda dalla Juventus due anni orsono, che al ritorno nella sua Milanello ha fin da subito parlato molto chiaramente di obiettivi e modalità di raggiungimento degli stessi, come fa un bravo insegnante in fase preliminare coi propri studenti.
Allegri si è preso le prime acutissime disamine-contro dopo la sconfitta all’esordio con la Cremonese. È stato in silenzio, ha promesso che avrebbe lavorato sulla tela rossonera, piena di nuovi elementi di livello ma ancora disordinata a livello di texture. L’ha dunque cucita a sua misura, dando continuità ai difensori e agli esterni (Gabbia, Saelemaekers, Tomori ed Estupinàn sono quelli con più minuti nelle gambe fino ad oggi), lasciando libere le ali di agire a piacimento e con Modric, da perno, che grazie al grande lavoro di Fofana e Rabiot in mediana, può inventare calcio e sembra ringiovanito di una decina d’anni.
Ecco allora che, rispetto alle rapide-rapidissime disamine fatte su Max Allegri a inizio stagione, ci sentiamo di sposare la linea di Claudio Savelli, che su Libero ha scritto: «Non è vero che si è aggiornato, è rimasto esattamente sé stesso, come Sarri e Pioli. Semplicemente, il suo modo di pensare il calcio si adatta meglio ai tempi che corrono. Il Milan aveva bisogno di equilibrio tattico e gestionale, e Allegri questo offre. Aveva bisogno di una gerarchia chiara, e Max è un manager all’inglese che sa dialogare con la dirigenza fino a che questa non gli volta le spalle, come accaduto con Giuntoli alla Juventus».
Questo veniva scritto prima di Milan-Lecce, poi decisa da Nkunku, dopo che pure Gimenez si era sbloccato. Che fare? Cavalcare l’onda, dominandola con la sapienza di chi può dire che il calcio è un gioco semplice perché lo conosce come le proprie tasche. Anche il Napoli, persino Conte, sono avvertiti.


