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Milan 12 punti, Juventus 11. Se dopo la sconfitta rumorosa, pure nel surreale silenzio di San Siro, contro la Cremonese (1-2) all’esordio, vi avessero detto che il Milan di Allegri poi le avrebbe vinte tutte, compresa la delicata trasferta di Udine e la delicatissima sfida interna contro il Napoli (2-1), quanti di voi ci avrebbero creduto? Pochi, probabilmente. Ma Allegri sarebbe tra questi.

Certe cose d’altronde non cambiano mai. La giacca tolta dalla furia di un nervosismo passeggero, ma denso di significato. La dialettica del calcio semplice, che è, parafrasando Cruyff, anche la cosa più difficile da realizzare, ma non per chi è sapiente nell’arte del gioco. Allegri lo è senz’altro. Si è preso i primi mugugni di una stampa che si dice progressista ma è assai passatista, perché legata sempre ai soliti discorsi sul gioco del momento, come se ce ne fosse uno solo. Ha incassato, ha studiato, ha reagito e sul campo i suoi ragazzi hanno dato prova di una crescita costante, fino all’ultimo brillante match contro il Napoli, vinto 2-1 giocando mezz’ora in 10 uomini contro una rosa anche superiore.

Nel segno di Luka Modric e Christian Pulisic

Forse è un caso, ma i due migliori uomini di questo avvio di stagione del Milan sono due ragazzi che si passano una generazione ma che sono entrambi fortemente legati alla Croazia: terra di creatività ma anche di rispetto, di originalità e leadership, dove si ascolta anche la voce dell’equilibrio. Parliamo di Luka Modric e Christian Pulisic, che nel nuovo ruolo disegnatogli da Allegri in campo sta portando a maturazione quanto di buono visto già lo scorso anno.

Pulisic ha già realizzato 4 gol e 2 assist in 5 partite. Ha giocato a mezzo servizio contro il Napoli, risultando comunque decisivo. Su Modric va fatto un discorso a parte. «Modric è una roba che nel calcio non esiste più. Meno male che ce l’abbiamo noi», aveva detto Allegri del fenomeno croato prima della partita. È bene ribadirlo, perché siamo di fronte a un giocatore-unico, di quelli che spostano davvero gli esiti di una stagione. Pillola rossa o pillola blu? La Croazia curiosamente ha entrambi i colori nel suo araldo nazionale.

Come ha sottolineato Rivista Contrasti, il Milan al momento è un lauto elogio alla «vecchia scuola che non passa e ha ancora tanto, tantissimo da insegnare. Così per Modric ma anche per lo stesso Allegri, che ora in tanti, “campioni del mondo di arrampicata sugli specchi”, come li aveva definiti Caressa, provano a riabilitare perché “si sarebbe aggiornato” – spoiler, è rimasto sempre se stesso. […] La stagione è lunga e presto ci darà i suoi verdetti. Nel frattempo, ringraziamo di avere uno dei più grandi centrocampisti della storia del calcio (e straordinario uomo squadra) nel nostro campionato. In Serie A riesce ad emergere pure atleticamente, figuriamoci tecnicamente e tatticamente – laddove veleggia nella categoria fuori-classe».

Vogliamo ribadire questo concetto, non ci stanchiamo di farlo. La parola d’ordine è equilibrio, senza assolutismi di sorta: “Il chiaro obiettivo è rientrare in Champions League, per arrivarci mancano 64 punti e bisogna viaggiare con calma. Quando sei al Milan hai sempre la responsabilità di giocare le partite al meglio, dobbiamo lavorare al meglio per arrivare a marzo in una posizione per giocarci le nostre chance”.

Tudor è in crisi?

Allegri dunque non è cambiato. Tudor? Neanche Tudor è cambiato, ma almeno nell’atteggiamento e in alcune scelte dovrebbe iniziare a farlo. Tre pareggi in campionato nelle ultime tre uscite, lo strano 4-4 col Dortmund, riacchiappato al 94’ e oltre anche grazie al folle atteggiamento dei tedeschi, tutti protesi all’offesa.

Qualcosa in questa Juventus non va. Si scioglie troppo facilmente, si disunisce, diventa lunga tra i reparti. Certo, mancano anche uomini di grande personalità in grado di prendersi la squadra sulle spalle quando serve, ma allora a maggior ragione sta a Tudor compiere il grande salto, dando finalmente solidità ad una squadra che la solidità l’ha persa.

La Juventus, come il Milan, è una piazza esigente. Bastano tre pareggi per leggere sui social che «la Juventus non sa più vincere e Igor Tudor va a processo». Ma i motivi invero non mancano, per pensarla così. Davanti c’è il ben di Dio, ma allora perché non schierare Vlahovic, in grande forma, dando fiducia ad Openda, in un ruolo dove è palesemente inadatto? Perché Adzic dal 1’, lui che semmai dovrebbe rientrare nelle rotazioni? A questo aggiungiamoci pure le dichiarazioni di Tudor, a proposito di cambiamenti.

Quella strana frase su Yildiz

Fino a qualche tempo avremmo forse visto un Tudor scuro in volto, magari protettivo nei confronti dei suoi ma mica del suo operato. E invece, dopo lo scialbo 1-1 contro l’Atalanta, le sue parole sono state: “E’ stato il primo tempo migliore da quando io alleno la Juventus, il gol preso non c’entrava niente. Nella ripresa spingevamo entrambi, abbiamo avuto 15′ in cui non siamo riusciti a segnare. Due squadre di Champions, siamo soddisfatti. Nei commenti si deve partire prima dalla prestazione poi dal risultato. Io all’intervallo ero contentissimo perchè ho visto una grandissima Juventus. L’importante è vedere come spinge, poi il risultato viene dopo”.

Il tecnico croato ha dato una versione colorata alla prova dei suoi, ma allora siamo tutti impazziti. Nel corso de “Il sabato al 90°” su RAI 2, sono arrivate così le durissime critiche dello storico Campione del Mondo Fulvio Collovati: “Ero d’accordo sulle dichiarazioni di Tudor quando si era sfogato la scorsa settimana, non sono assolutamente d’accordo oggi, anzi sono abbastanza perplesso, su queste dichiarazioni che leggo dopo aver visto la partita di oggi. Tudor mi pare che abbia sbagliato formazione, una squadra abbastanza sorprendente in negativo”.

Ora le pressioni sono tutte su di lui. Abbiamo parlato prima dei croati e della loro capacità di risalire la corrente, con creatività ma anche disciplina. È un compito arduo, soprattutto se alleni la Juventus, e sei costretto a vincere sempre. In questo senso le frasi dette nel pre-gara, quando Tudor ha parlato di Yildiz come giocatore da grande squadra, non da Juventus attuale, non hanno fatto bene. Alla squadra e all’ambiente, che a queste cose tiene eccome. Sono solo dettagli magari. Oppure no. Sarà il campo a dirlo, tra un cambiamento e l’altro. Ma col Milan non si può sbagliare.