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Torino, Stadio Delle Alpi. Juventus contro Fiorentina cade di domenica; è il 4 dicembre del 1994.

La Fiorentina allenata da Claudio Ranieri, pur nutrendo esigue speranze per il titolo, può vantare una condizione invidiabile e una rosa di grande valore. Quasi un gigante per ruolo, potremmo aggiungere. Lo vedremo tra poco, leggendo le formazioni ufficiali di quella sfida.

La Juventus di Marcello Lippi risponde come solo le Signore che si rispettino rispondono: sul campo, ovviamente. La rosa c’è, l’entusiasmo pure. C’è soprattutto un ragazzo che abbina belle speranze ad un presente luminoso come la chioma che ne cinge il capo: parliamo di Alessandro Del Piero, naturalmente.

Sfida d’alta classifica

La gara è di quelle di cartello, sia per portata storica, sia perché torna nel programma dopo l’anno di purgatorio della B sofferto dai viola. In quella 12ª di campionato la classifica ci dice che la Juve insegue un Parma lanciato, anticipando quella che sarà la lotta che caratterizzerà l’intera stagione. La Fiorentina neo promossa di Ranieri è invece una squadra frizzante e spettacolare, che ha trovato la definitiva esplosione del bomber Batistuta e impreziosita dall’elegante Rui Costa arrivato in estate.

La Juve è favorita, ma deve affrontare la Fiorentina, una delle squadre più in forma del campionato, con qualche assenza di rilievo. Conte è squalificato, Deschamps, Di Livio e Baggio sono fuori per infortunio. Quest’ultimo, soprattutto, sembra incarnare più degli altri due l’ombra nella quale la Fiorentina, infilandosi nel buio della notte torinese, può davvero far male alla Juventus. In realtà, come il campionato dimostrerà ampiamente, Deschamps e Di Livio ricoprono un ruolo di assoluto valore. Se Soldatino è una pedina fondamentale nello scacchiere di Lippi, Deschamps rappresenta l’uomo totale del centrocampo juventino, in grado di incarnare al meglio lo spirito battagliero di quella formazione.

La Fiorentina, dal canto suo, non ha davvero niente da perdere. Si ritrova nella parte alta della classifica e con un sogno almeno da cullare, finché i fantasmi della realtà non vengano a svegliarla. Anche perché se davanti hai uno che in 11 partite ha segnato 13 gol (Batistuta, naturalmente), le tenebre della notte lasciano presto spazio alla luce dell’onirico.

Tutt’altro che onirici, invece, i convenevoli che le due tifoserie si scambiano prima che inizi l’incontro, da sempre sentitissimo ma, dal passaggio di Baggio alla Juventus, più bollente del solito. D’altra parte, senza tifo, nel bene e nel male, che calcio sarebbe? Un calcio maturo, quindi non un calcio italiano. Ma la sorte ha dato in dono a questo campionato i colori più belli, quelli della passione della gente, come i fiori più pregiati, quelli delle stelle che lo abitano negli anni Novanta, decennio irripetibile per il calcio nostrano. Le due squadre scendono in campo.

Fiorentina da sogno

Una rapida occhiata alle formazioni, dunque.

Juventus in campo con Peruzzi, Ferrara, Orlando, Carrera, Porrini, Sousa, Torricelli (Tacchinardi dall’8’ del secondo tempo), Marocchi (Jarni dal 29’ del secondo tempo), Vialli, Del Piero, Ravanelli.

Fiorentina che risponde con Toldo tra i pali, Carnasciali, Pioli (l’ex), Cois (Flachi lo sostituirà a poco dalla fine, precisamente al 46’ del secondo tempo), Santos, Malusci, Robbiati, Carbone, Batistuta, Rui Costa, Baiano (che lascerà il campo al 26’ del secondo tempo per far posto ad Amerini).

La partita inizia e la Vecchia Signora è la prima a muovere gli scacchi. Del Piero riceve un bel pallone sulla destra, lo mette in mezzo con uno splendido cross a giro che supera due difensori viola e cade, preciso, chirurgico, sulla testa di Porrini. Il colpo di testa di quest’ultimo è centrale ma potente. Toldo si supera ma Porrini ha le sue colpe. Juventus ad un passo dal vantaggio immediato, ma è un fuoco di paglia.

La Fiorentina reagisce subito. Siamo al 24’ quando Paulo Sousa esce spensierato, troppo, dalla propria area di rigore. La palla vagante viene raccolta da Robbiati che scodella per Gabriel Omar fu Re Leone il quale brucia sullo scatto il difensore avversario e calcia, male, verso la porta di Peruzzi. Quest’ultimo con l’aiuto di Ferrara riesce a chiudere la propria porta, ma sulla respinta Baiano si fionda come un falco beffando entrambi e portando la Fiorentina in vantaggio al Delle Alpi, ora servo delle grida dei tifosi ospiti.

Il gol del capitano ha dato una grande carica alla Fiorentina, che anziché fermarsi continua ad attaccare. Scocca il 35’ quando Batistuta, ricevuto un pallone alto, la gira di testa alla propria sinistra imbeccando Carbone con uno splendido colpo di testa. Quest’ultimo nemmeno aspetta che il pallone finisca il suo rimbalzo impazzito anticipandone l’impatto col terreno di gioco: ne esce un missile aria-terra di assoluto valore, che buca Peruzzi per la seconda volta in pochi minuti e sentenzia l’andazzo del big match: 2-0 per la Fiorentina. Il Delle Alpi ora teme il peggio, la goleada.

La genesi dello scudetto juventino

Ma la ripresa racconta tutta un’altra storia. In realtà la Juventus, per circa mezz’ora, combina poco e nulla. Attacca, è ovvio. Cerca la reazione anche di nervi, ma non riesce a spaventare Toldo. Almeno fino al 28’, quando un pallone che vagabonda sulla sinistra viene raccolto da Penna Bianca Ravanelli il quale, dopo aver puntato il proprio diretto marcatore, la mette in mezzo di sinistro, superando l’intera difesa viola e imbeccando il testone di Gianluca Vialli, per il più semplice dei gol. 1-2. È tutto ricominciato.

La Fiorentina si impaurisce e non riesce ad uscire. I fischi e gli urlacci di Ranieri a poco servono. La sua squadra è tramortita e la Juventus se ne rende conto. Siamo al 31’. Jarni mette in mezzo dalla sinistra un gran cross sul quale svetta la capoccia di Ravanelli; traversa clamorosa. La palla torna però nei piedi della Juve, al limite. Pallone largo questa volta per Orlando, controcross di destro a giro, Ravanelli tocca il pallone di testa, Vialli rientra dal fuorigioco (in tempo) e si gira in un lampo, fulminando il povero Toldo, sconsolato. La Juventus ha pareggiato segnando due gol in 3’ e riaprendo clamorosamente una partita che sembrava finita.

Ma è proprio quando dal Destino t’aspetti il peggio, che il peggio deve ancora arrivare. Il Destino, quel giorno, prende le veci e il corpo di Alessandro Del Piero. Più specificamente, s’impossessa del suo piede destro. Quello che sta per accadere è semplicemente inspiegabile.

Sousa appoggia il pallone a Orlando che più o meno da metà campo calcia il pallone in direzione di Del Piero. Alex è stretto nella morsa di due difensori e già raggiungere quel pallone non è facile; metterlo giù, poi, proprio non si può. Ma Del Piero fa addirittura di più, superando entrambe le – già semi-proibitive – opzioni. Senza attendere che il pallone cada a terra, lo colpisce al volo di destro (è oggetto di studio come; se, cioè, con il collo del piede o, addirittura, parte della caviglia). La traiettoria, adesso, che ci si dovrebbe attendere per la dinamica dell’azione tutta, sarebbe semplicemente forte, diretta, potente.

E invece no. No perché Del Piero riesce persino ad ammorbidirla con una palombella che scavalca Toldo con fare balordo. Palla in rete, tutti sommergono Del Piero. È la prima vera perla si questo campioncino in erba, che appena ventenne si, e ci, regala un gol capolavoro, ancora oggi tra i più cliccati su youtube. Un gol che anticipa la sua esplosione, certificata dagli inconfondibili «gol alla Del Piero» che faranno epoca in quella metà anni 90′.

È l’inizio dell’Epifania Juventus, che quell’anno tornerà allo Scudetto dopo una lunga assenza. È una rimonta incredibile, culminata con una prodezza senza senso.

Inspiegabile, se non dal commento conciso di chi, come Bruno Pizzul, con le parole ha portato il pane in famiglia: «è un gol d’Autore». Juventus 3, Fiorentina 2.