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I ricordi, soprattutto quelli confusi e ovattati, rivelano sempre più dei semplici fatti.

Ce ne è uno, relativo a Italia-Germania del 2012 (ad Euro 2012), che in questo senso è emblematico. Tutti ricordiamo la doppietta di Balotelli, in maniera particolare la rete del 2-0 in campo aperto. Ma in pochi, quasi nessuno, ricordano il punteggio finale di quella sfida. Non 2-0, appunto, ma 2-1.

D’accordo, il gol di Mesut Ozil (rig., 92’) che illuse i tedeschi per 120 secondi scarsi, arrivò tardivamente. D’accordo, fu segnato dal dischetto, non certo un evento raro nel gioco del calcio. Ma che noi ricordiamo quella partita finita 2-0 anziché 2-1 la dice lunga sull’impatto emotivo che lasciò in tutti gli italiani – non solo nei calciofili e nei tifosi della Nazionale – quella partita. Quell’Italia-Germania, in effetti, fu come un piccolo ma intenso manifesto della nostra cultura calcistica contro quella del mondo intero, dacché questo rappresenta per noi collettivamente la Germania.

Si dà il caso, in aggiunta, 1. che quella fosse la semifinale di un Europeo e 2. che quella Germania in particolare era in quel momento una delle migliori squadre del pianeta, che infatti due anni dopo sarà capace di vincere con merito – rifilando pure all’Istituzione Sacra Brasile, al Maracanà, una lezione di calcio – il Mondiale brasiliano.

Da Prandelli ai primordi della BBC: l’Italia è umile e forte

L’allenatore di quella Italia era ancora Cesare Prandelli. Un uomo schivo, di un’umiltà derivante non superbia malcelata, quanto da un’educazione vecchio stampo che egli porterà per sempre nel suo cuore. I valori del c.t., in quella spedizione europea, si incarnarono nei ragazzi azzurri, di cui non a caso ricordiamo più l’impresa del cammino fino alla finale che non l’esito della stessa – il 4-0 rifilatoci dalla Spagna tricampione (2008 e 2012 agli Europei, 2010 ai Mondiali).

  • Le formazioni
    • Italia (all. Prandelli): Buffon ©; Chiellini, Bonucci, Barzagli, Balzaretti; Pirlo, De Rossi, Marchisio; Montolivo; Cassano, Balotelli
    • Germania (all. Loew): Neuer; Lahm ©, Badstuber, Hummels, Boateng; Schweinsteiger, Khedira, Kroos; Ozil; Podolski, Gomez.

A Varsavia l’Italia fa l’Italia fin dai primi minuti. Difende compatta, rischia poco ed è forte di quella BBC ancora senza marchio registrato ma già compatta e affidabilissima. A centrocampo, Montolivo, De Rossi e Marchisio danno quel po’ di intensità fisica favorevole alla libertà di Andrea Pirlo, geometra del gioco azzurro. Le due punte, Balotelli e Cassano, si trovano a meraviglia.

Balogol

Da una loro combinazione, al 20’, arriva la rete del vantaggio azzurro: cross di mancino di Fantantonio, incornata decisa di Balotelli a prendere in controtempo Neuer. La Germania prova a reagire, intanto però il pubblico polacco ha deciso da che parte stare e canta forte ‘Italia, Italia’. E l’Italia tuona ancora.

Minuto 36. Montolivo chiede ai compagni una linea di passaggio, che sembra introvabile, ma il centrocampista bergamasco scova con la coda dell’occhio il movimento a mezzaluna di Balotelli, che gioca sulla linea del fuorigioco maltenuta da Lahm e lo frega sul tempo. Il lancio di Montolivo è particolarissimo: quasi con ‘le tre dita’, con una traiettoria del pallone che dall’interno scivola verso l’esterno, consentendo a Balotelli di guadagnare terreno ulteriore su Lahm e scagliare con un destro di impressionante potenza e precisione il pallone sotto l’incrocio dei pali. Neuer, immobile, cade sulle proprie ginocchia come colpito da una freccia.

Il potenziale di Balotelli e l’eterno ritorno della Storia

L’esultanza è quasi più epica del gol: via la maglietta, ecco tutti i muscoli di Balotelli, che in quell’appariscenza di nervi, eredità e lavoro, manifesta forse l’ultimo grande lampo di un campione solo potenziale. L’Italia subirà pochissimo, e in quel pochissimo Buffon metterà i guantoni: su Reus, su Khedira, non su Ozil che trasformerà dal dischetto un rigore per fallo di mano nell’area azzurra, quasi allo scadere.

Triplice fischio, dunque. L’Italia batte la Germania per la quarta volta nella sua storia in otto scontri diretti (4N) tra Mondiali ed Europei, mantenendo l’imbattibilità contro ogni pronostico, anche perché i tedeschi venivano da 15 vittorie di fila in gare ufficiali. Quelle che gli azzurri sanno come portare a casa, quando mettono tra parentesi le voci internazionali di un gioco moderno e si ricordano che la Tradizione è il miglior presente possibile.