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Lo ha definito «indice di stupidità», il presidente della Lazio Claudio Lotito. «Non devo chiedere scusa a nessuno», ha aggiunto nel corso della conferenza stampa di presentazione del (di nuovo) tecnico Maurizio Sarri. Facendo intendere che, semmai, è Gravina a dovere delle spiegazioni non solo ai tifosi della Lazio, ma d’Italia in generale, per una norma nobile nelle intenzioni ma folle nell’applicazione. Ovviamente secondo Lotito. Ma cos’è l’indice di liquidità che, non per la prima volta, ha bloccato il mercato in entrata della Lazio?

Breve storia dell’Indice di Liquidità

Introdotto dalla FIGC nel 2015, quindi ormai dieci anni fa, l’Indice o Indicatore di Liquidità (d’ora in avanti=IdL) è un parametro finanziario che monitora la salute economica dei club professionistici ed è utilizzato, come recitano le Norme Organizzative Interne Federali, “per determinare l’eventuale carenza finanziaria”. Come si calcola?

Il rapporto da tenere a mente è quello fra le attività correnti del club (la cassa, le disponibilità liquide, i crediti a breve termine) e le passività correnti dello stesso (debiti vari, stipendi, tasse da pagare, etc.). Se il valore di questo rapporto è uguale o superiore a 0.8, significa che il club ha risorse sufficienti per far fronte al debito nel breve periodo. Se è inferiore, il club non è in grado di coprire i propri impegni economici immediati. Il che non vuol dire che poi non lo faccia: ma intanto la FIGC si prende una “cautela” economica sulla situazione generale della società, tutelando sia i suoi dipendenti più in vista – allenatore, ds, giocatori – che quelli più nell’ombra – magazzinieri, staff. Viene calcolato al 30 settembre per il mercato di gennaio, il 31 marzo per quello estivo.

Le conseguenze e le possibili soluzioni

Se il parametro – la forbice del parametro, meglio – non rientra nei canoni prestabiliti, la conseguenza inevitabile e più dolorosa (soprattutto per i tifosi, condannati a vivere un’estate piatta) è il blocco del mercato in entrata. Si badi bene: di qualsiasi tipo, anche tramite prestiti gratuiti o acquisto di svincolati, perché anche queste tipologie di acquisti “a costo zero” in realtà costano, cioè “vanno a bilancio”.

Di fronte a questa situazione, le soluzioni sono essenzialmente due (non alternative, peraltro): (a) l’immissione di nuova liquidità – di ricapitalizzazione tramite versamenti da capitale – da parte dello stesso presidente, che immettendo nuovi soldi – ma nel caso della Lazio il debito è troppo ampio (oltre 90 mln) per essere coperto dal patron biancoceleste – permette un margine del debito consono ai parametri dell’IdL, oppure (b) vendendo i propri elementi per rientrare nei costi. Dinnanzi a questo scenario, di comune accordo col tecnico – pure preso alla sprovvista – la Lazio ha deciso di non vendere alcun elemento della rosa per provare a centrare con questi elementi una qualificazione europea.

C’è una novità

C’è però una novità. Il mercato estivo del 2025 sarà l’ultimo regolamentato con l’attuale indicatore di liquidità. La FIGC ha approvato un nuovo piano finanziario (voluto proprio da Gravina) che porterà all’abbandono dell’indice e all’introduzione di un parametro internazionale. In questo senso, sono previsti più controlli da parte del COVISOC (da 2 a 4 all’anno) e un percorso di sostenibilità economica fino al 2030.

Tra le novità, in questo senso, almeno per la Serie A, ci sarà l’introduzione di un nuovo indicatore sul costo del lavoro complessivo. I club che ricorreranno a strumenti di ristrutturazione del debito andranno incontro al blocco del mercato. Gli obblighi su stipendi e versamenti fiscali saranno verificati ogni due mesi. Detto altrimenti, il nuovo modello sarà di fatto un calco di quello UEFA, che prevede i tre parametri (a) solvibilità, con controlli regolari, (b) stabilità, con limiti di perdita netta fissati a 5 mln e l’obbligo di un miglioramento del patrimonio netto del 10%, (c) controllo dei costi, con il rapporto tra spese personale e ricavi al 70% per il 2025/26.

Solo l’IdL ha bloccato il mercato in entrata della Lazio?

La risposta, forse poco nota al grande pubblico, è negativa. La Lazio infatti non ha il mercato bloccato solo a causa dell’IdL, ma a causa del mancato rispetto di altri due parametri oltre al celeberrimo Indicatore: vale a dire l’indebitamento e il costo del lavoro allargato – quest’ultimo diventerà criterio normativo sul modello UEFA (vedi supra) dal prossimo anno.

Nonostante ciò, nessuno in conferenza stampa ha fatto notare al patron biancoceleste il gravissimo fatto, testimonianza fulgida di una gestione societaria ai limiti del dilettantismo. Sarri è chiamato ad un nuovo miracolo, dunque. In attesa che cadano soldi dal cielo.