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Con la vittoria nel derby (0-1, decisiva la rete di Christian Pulisic e la parata di Mike Maignan sul rigore di Calhanoglu nella ripresa), il Milan di Max Allegri si è proiettato con forza e credibilità sull’altare delle pretendenti al titolo. A pochi passi dal Diavolo c’è il Lupo allenato e plasmato da Gian Piero Gasperini, ed è quindi curioso – i laziali forse non userebbero questo aggettivo – che sia proprio la Lazio, di Maurizio Sarri, ad essere un’ambigua alleata dei giallorossi per la 13esima giornata di Serie A, che vedrà una di fronte all’altra appunto Milan e Lazio, con la Roma spettatrice interessata – ma anche impegnata nell’altro big match di giornata contro il Napoli di Conte all’Olimpico.

Nelle difficoltà, Sarri ha esaltato la Lazio

Nel valzer delle sfide da non perdere, che più passano le giornate più aumentano il loro peso specifico, c’è da dire una cosa tutt’altro che scontata: nonostante la classifica le veda a 7 punti di distanza, tra Milan e Lazio non c’è una differenza abissale. Il nonostante va qui ampliato.

Maurizio Sarri da inizio anno ha dovuto lavorare con almeno tre grossi handicap che rischiavano di compromettere la stagione della Lazio (e in parte lo stanno facendo): il mercato bloccato, il malumore della piazza e una lista interminabile di infortuni – da ultimo quello di Danilo Cataldi, che a sua volta già sostituiva Rovella assente praticamente da inizio stagione. Nonostante ciò, nonostante pure i pochi punti raccolti nelle prime giornate, Sarri ha chiesto ai suoi di seguirlo nel fuoco. Soprattutto, ha chiesto all’ambiente – già elettrico – di pazientare, compattandosi intorno ad una squadra tradita e stremata, ma ancora ricca d’orgoglio.

I numeri (paurosi) della Lazio in difesa

La Lazio, numeri alla mano, è una delle squadre più in forma del campionato. Ha perso una sola delle ultime sette partite (contro l’Inter, 2-0 a San Siro), totalizzando 15 punti nelle ultime 8 partite (una media di quasi 2 punti a partita, quindi una media-Champions o perlomeno europea). Dato cruciale per Sarri, che da sempre costruisce le sue stagioni – e i suoi miracoli, come quello di tre anni fa proprio sulla panchina dei biancocelesti –, la Lazio non ha preso neanche un gol in sette partite da inizio anno. Numeri impressionanti che collocano i biancocelesti tra le migliori difese del campionato e, cosa più importante ancora, raccontano di una solidità che il mister toscano aveva chiesto ai suoi prima di iniziare qualsiasi discorso su quanto e come segnare. I gol sarebbero arrivati e infatti sono arrivati, ma la difesa – che lo scorso anno era il vero problema – intanto si è stabilizzata.

Nella stagione 2022/23 Ivan Provedel entrò nella storia del club (e del campionato) raggiungendo quota 21 partite senza gol subiti in un singolo torneo, quota record per la Serie A raggiunta in precedenza solo da Cudicini, Rossi, Buffon e De Sanctis. Oggi la Lazio non è quella macchina perfetta vista due anni fa, è evidente, ma la tendenza almeno sotto questo punto di vista è la stessa.

Dulcis in fundo, ma con necessità di conferme a San Siro, la Lazio di Sarri nell’ultimo match casalingo contro il Lecce ha mostrato anche un’ottima forma fisica e un buon palleggio, che l’ha portata a sfiorare il gol del 3-0 in diverse occasioni. Insomma, nonostante le enormi difficoltà della situazione, Sarri sta facendo un grandissimo lavoro, come al solito. Il Milan di Allegri è avvertito, e Allegri lo sa bene.

Le armi di Allegri: solidità e ripartenze

D’altra parte, era stato proprio l’allenatore toscano, in ben due occasioni, a fine agosto contro la Cremonese (dopo la sconfitta interna) e qualche settimana fa dopo il 2-2 di Parma, a richiamare l’attenzione sull’importanza della solidità difensiva, esattamente come mister Sarri. “Se subiamo da 25 a 30 gol, sicuramente saremo nelle prime due posizioni”, aveva detto. “Sopra i 35 rischi di stare fuori dalle prime quattro. Sono i dati degli ultimi 20 anni del campionato italiano”.

A Parma, che non si parlava già più di prime quattro ma di quota scudetto, Allegri poteva aggiungere rammaricato: “Se vinci 2-0 non puoi prendere quel gol al 48′, la palla la devi buttare in tribuna. Quando c’è da fare battaglia non si può giocare, bisogna battagliare”.

Al derby si è visto ampiamente. Il Milan aveva bisogno di una partita furente, anche sporca, ma coi tre punti in cascina ai tre fischi dell’arbitro Sozza, per potersi dare una lucidata, e quello spirito donato solo a chi senza urlarlo può dire al mondo di esserci, e di lottare per il grande traguardo. Poche ripartenze, ma fulminee, sono bastate ai rossoneri per trafiggere la difesa nerazzurra.

Contro la Lazio si prospetta un match diverso, perché la squadra di Sarri si chiuderà per ripartire, a meno che non sia il Milan a sbloccarla subito, cosa che Allegri si augura con i (fondamentali) rientranti Pulisic e Rabiot e un Leao che vuole tornare a timbrare. Una Lazio in emergenza soprattutto a centrocampo potrebbe reggere, ma non sui 90’, se il Milan sarà in grado di pressare i biancocelesti dall’inizio alla fine del match. È un se non da poco: come quelli che spostano la linea da una stagione importante ad una memorabile.