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L’Inter affronta in finale di Champions League il Manchester City, una squadra costruita a suon di investimenti milionari degli emiri e data in mano ad uno degli allenatori più rivoluzionari della storia del calcio: questa corazzata ha dei punti deboli che i nerazzurri potranno sfruttare il 10 giugno ad Istanbul?

I punti deboli del Manchester City

Risposta breve: no! Alla settima stagione alla guida dei Citizens Guardiola ha ormai costruito la squadra ideale per esprimere il gioco che ha in mente, fatto di possesso palla, intensità e verticalizzazioni improvvise. Tutti i giocatori sono tra i migliori al mondo nel rispettivo ruolo, e alcuni hanno un ruolo unico al mondo (pensiamo ad esempio a John Stones che gioca in un ruolo che è ibrido tra il difensore e il mediano).

Forse l’unica crepa che può crearsi nella squadra di Guardiola, con il passare dei minuti, può essere qualche incertezza nel coprire le posizioni dei compagni, magari dettata dalla stanchezza.

Il particolarissimo assetto tattico del Manchester City permette alla squadra di Guardiola di esprimere un calcio spettacolare quando praticato con intensità, ma nel caso in cui i giocatori siano a loro volta aggrediti e perdano palla in fase di costruzione potrebbero aprirsi spazi interessanti per i nerazzurri.

Se in fase di non possesso l’assetto è un classico 4-4-1-1, con De Bruyne alle spalle di Haaland in attacco, Gundogan a fianco di Rodri in mediana e la linea difensiva composta da Walker, Stones, Dias e Akanji, quando sono i Citizens a dettare il gioco la squadra si posizione con un particolare 3-2-4-1.

Stones si stacca dalla linea difensiva e sale sulla mediana a fianco di Rodri, mentre tutti gli altri centrocampisti, da Bernardo Silva sulla destra a Jack Grealish sulla sinistra, si piazzano sulla trequarti, con Haaland che assicura profondità alla squadra e un punto di riferimento in mezzo all’area, difficilissimo da marcare per gli avversari, ma riuscendo spesso ad essere anche un’importantissima sponda per gli inserimenti dei compagni.

Gli spazi sugli esterni in ripartenza

I punti deboli di questo camaleontico schieramento del Manchester City si possono palesare nel momento in cui la squadra perde palla in fase di costruzione e l’avversario è in grado di ripartire molto velocemente sfruttando le corsie laterali.

L’Inter ha proprio in questo uno degli assi più pericolosi, spesso con i cross di Dimarco per gli inserimenti di Dumfries sulla corsia opposta. E nell’arco dei 90 minuti la possibilità di inserire forze fresche con Gosens potrebbe offrire la possibilità di pungere con ancora più insistenza sulla fascia in cui Walker e Bernardo Silva sembrano soffrire maggiormente la stanchezza rispetto al resto della squadra.

La scarsa propensione di Guardiola ad effettuare sostituzioni, soprattutto per quanto riguarda il pacchetto arretrato, potrebbe dare la possibilità all’Inter di sfruttare qualche momento di stanchezza dei Citizens, come si sono palesati ad esempio nella finale di FA Cup contro il Manchester United.

Bloccare le fonti di gioco

Attaccare il City è possibile nel momento in cui la squadra di Guardiola non è in possesso del pallone, e già questa è una condizione difficile da realizzare.

L’altissimo tasso tecnico e il dinamismo dei giocatori rendono difficilissimo strappare il pallino del gioco al City: per l’Inter sarà fondamentale l’apporto delle punte nel tentare di disturbare Rodri, vero punto focale della manovra della squadra di Guardiola.

Probabilmente Inzaghi inizierà la partita con Dzeko a fianco di Lautaro, perché il bosniaco è più portato a rientrare e a “sporcare” le azioni avversarie rispetto a Lukaku. Ma anche Lautaro dovrà spendersi in un lavoro di pressing e coperture lungo tutto il fronte offensivo.

Alla stessa maniera sarà indispensabile riuscire a limitare Gundogan e De Bruyne sulla trequarti, due giocatori che riescono ad essere sia eccellenti suggeritori che letali finalizzatori. Il dinamismo di Barella e Calhanoglu diventa fondamentale, così come è importante aver recuperato Mkhitaryan per offrire un’alternativa di sostanza nel corso dei 90 minuti.

La gestione delle forze a centrocampo

Probabile infatti che possa partire titolare Marcelo Brozovic, più a suo agio come schermo difensivo centrale rispetto a Calhanoglu e più freddo nella gestione del pallone sotto pressione.

Mkhitaryan può essere un’opzione utile a gara in corso sia per alzare il possesso palla, spostando Calhanoglu al posto di Brozovic, che per dare maggiore copertura, entrando al posto del turco per dare più dinamismo nella porzione avanzata della gara.

L’unica vera alternativa a Rodri nella rosa di Guardiola, Kalvin Phillips, non è assolutamente allo stesso livello dello spagnolo per quanto riguarda la gestione del pallone.

In ogni caso, i centrocampisti dell’Inter dovranno essere attenti e giocare maggiormente con le coperture preventive: a parità di forze il Manchester City è nettamente superiore e non presenta punti deboli, l’obiettivo dell’Inter dovrà essere quello di portare la squadra di Guardiola ad un punto della partita in cui il calo delle forze fisiche e mentali possa riequilibrare in minima parte i valori.