Come Dante smarrito nella “selva oscura”, anche il Torino sembra essersi ritrovato a un bivio. Dopo una stagione iniziata col piede giusto e poi naufragata nell’incertezza, con l’infortunio di Zapata e il lento sgretolarsi delle certezze, il club granata ha bisogno di ripartire da sé stesso. La chiamata di Marco Baroni in panchina rappresenta allora più di un semplice cambio tecnico: è il tentativo di ritrovare la “diritta via”, di rimettere insieme i pezzi e costruire un percorso di rinascita.
Nel mezzo del cammin di quest’estate, dunque, il Torino si affaccia a un nuovo inizio con la consapevolezza che, come nella Commedia, solo attraversando l’oscurità si può intravedere la luce. Duvan Zapata è tornato, simbolo di una seconda occasione da meritare e onorare. Alcuni protagonisti sono cambiati – come Samuele Ricci, ceduto al Milan – ma il desiderio di riscatto arde forte. Toccherà a Baroni, una sorta di Virgilio calcistico, guidare i granata fuori dal limbo dell’anonimato e verso orizzonti più alti.
La formazione del Torino 2025/2026
Modulo: 4-2-3-1 – Allenatore: Marco Baroni

Il mercato granata: tra conferme e scommesse
Il mercato del Torino finora ha visto quattro operazioni concluse, ma la sensazione è che il lavoro vero debba ancora cominciare. Due sono stati i riscatti, fondamentali per la continuità del progetto: Marcus Pedersen, esterno basso prelevato definitivamente dal Feyenoord, e Cristiano Biraghi, arrivato dalla Fiorentina. Quest’ultimo rappresenta una soluzione d’esperienza sulla corsia mancina, mentre l’ex biancorosso offre spinta e duttilità. Sono invece arrivati a parametro zero Ardian Ismajli, difensore centrale ex Empoli, e Tino Anjorin, trequartista inglese cresciuto nel Chelsea e reduce da qualche anno poco fortunato tra infortuni e prestiti poco incisivi. Proprio Anjorin è uno dei nomi su cui Baroni punta per aggiungere imprevedibilità tra le linee: può agire da mezzala offensiva o da falso esterno, ed è in cerca della stagione della definitiva consacrazione.
Tra sogni e realtà
Il nome caldo delle ultime settimane è senza dubbio Cyril Ngonge. Il belga classe 2000, finito ai margini del progetto Napoli, è considerato il rinforzo ideale per completare la batteria dei trequartisti. Baroni lo conosce bene e lo stima dai tempi di Verona: dribbling, tiro, velocità, fiuto per il gol. Il Torino vorrebbe prenderlo in prestito con diritto di riscatto, ma il Napoli insiste per una cessione a titolo definitivo. La trattativa è in fase avanzata, e l’arrivo dell’ex Hellas cambierebbe sensibilmente il potenziale offensivo granata. Per la parte offensiva si pensa anche a Oristanio del Venezia anche se non sarà facile convincere il ds Antonelli. Occhio anche a Samuel Chukwueze che, dopo aver trovato poco spazio nel Milan, potrebbe essere un’opportunità di mercato anche perché il costo del cartellino si aggira attorno ai 10 milioni.
Inoltre, il Torino è alla ricerca di un giovane attaccante da affiancare a Zapata nella prossima stagione. L’obiettivo è un centravanti pronto a mettersi in mostra e con margini di crescita. Il profilo che risponde meglio a queste caratteristiche è Lorenzo Colombo, classe 2002 cresciuto nel Milan, reduce da vari prestiti in squadre di medio-bassa classifica (Cremonese, Spal, Lecce, Monza, Empoli), ma ancora in cerca della sua definitiva consacrazione. Il Torino potrebbe offrirgli una chance concreta per emergere. L’alternativa, più rischiosa ma affascinante, è il danese Luca Kjerrumgaard, 22 gol nell’ultima Serie B con l’Odense. I fondi per un colpo in attacco potrebbero arrivare anche grazie ai 25 milioni incassati dalla cessione di Ricci. Anche se, dopo la sua cessione, ci si aspetta un colpo in mezzo al campo. Invece, almeno per ora, la linea è quella della continuità a centrocampo. Per il momento ci sarà Cesare Casadei, riscattato dal Chelsea a gennaio, sarà titolare al fianco di Ivan Ilić. Un duo giovane ma promettente, che dovrà garantire equilibrio, corsa e geometrie. Alle loro spalle c’è Gineitis, altro giovane che piace molto allo staff tecnico, mentre Tameze offre garanzie d’esperienza anche se è sul mercato.
Questione difensiva
La cessione di Milinković-Savić resta probabile: il Napoli insiste, ma Cairo chiede l’intera clausola da 19,5 milioni, cifra valida anche per il Leeds, che arriverebbe a spendere oltre 22 milioni. Gli inglesi osservano, mentre Conte spinge per averlo. Intanto, il Torino valuta Wladimiro Falcone come possibile erede: il portiere vuole lasciare Lecce e ha già dato aperture al club granata. I salentini chiedono 10 milioni, trattabili. Falcone è ora la prima scelta, mentre si complicano le piste Montipò, Caprile e Turati. Infine, novità anche su Saúl Coco: per il difensore è arrivata un’offerta da 10 milioni dello Spartak Mosca, ritenuta però troppo bassa dal club granata. I granata valutano anche rinforzi sugli esterni e continuano a seguire Giuseppe Pezzella. I contatti con l’Empoli sono attivi mentre per la fascia destra il Cagliari chiede 10 milioni per Zortea, cifra giudicata troppo alta dai granata.
Punti di forza e debolezza
Il punto di forza è senza ombra di dubbio il ritorno di Zapata. Il colombiano ha avuto un impatto devastante sul Torino prima del grave infortunio, segnando e facendo salire la squadra. Se tornerà in piena forma, potrà essere il trascinatore assoluto dell’attacco granata. Altri punti positivi sono la solidità del pacchetto difensivo e l’ampia rotazione sugli esterni: con Pedersen, Biraghi, Lazaro, Njie e Dembelé, Baroni potrà sperimentare diversi assetti. Il vero nodo da sciogliere è la qualità complessiva del centrocampo. L’addio di Ricci toglie fosforo e visione, e né Casadei né Ilić sembrano avere ancora quel tipo di leadership tecnica. A meno di nuovi arrivi, sarà questo il reparto su cui il tecnico dovrà lavorare maggiormente, cercando di trovare un equilibrio tattico e mentale.
La stagione 2025/2026 può essere per il Torino un vero viaggio di rinascita, simile a quello dantesco. Dopo anni di mediocrità e cadute, i granata si trovano a un bivio: restare nel limbo o provare a risalire verso la luce dell’Europa. Baroni, come un Virgilio calcistico, è chiamato a guidare una squadra giovane e affamata lungo un cammino difficile ma possibile. Serviranno identità, coraggio e qualche innesto di qualità. Ma se il gruppo troverà coesione e ambizione, il Torino potrà uscire dalla sua “selva oscura” e iniziare finalmente a scrivere un nuovo capitolo. Perché rinascere si può.
