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Essere figli d’arte non è mai semplice perché ci si scontra contro un passato spesso ingombrante. Bisogna dimostrare sempre qualcosa in più, bisogna sempre giustificare la propria presenza sul campo con qualcosa di straordinario. Nella storia non sono molti i casi di figli che sono riusciti a superare il padre, in termini di carriera e credibilità. Ce l’ha fatta Paolo Maldini, figlio del grande Cesare, divenuto uno dei difensori più forti della storia, spazzando via ogni dubbio sulla sua caratura tecnica.

Sembra essere sulla stessa strada Federico Chiesa, che nonostante la carriera brillante del padre, proprio con la maglia della Fiorentina in comune, può ormai dirsi quasi libero dalla scomoda posizione del figlio d’arte.

Padre e figlio come detto hanno in comune la maglia viola della Fiorentina e quella azzurra della nazionale, e questo aumenta il senso di déjà vu nel vederli calcare i prati verdi. Sono diversi in molte cose, ma simili in tante altre, perché la genetica non mente, nemmeno sul campo di calcio.

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Quanto era forte Enrico Chiesa?

Forse non ci rende compiutamente conto di quanto fosse forte Enrico Chiesa. Senza mezzi termini, e senza timore di smentita, possiamo affermare che adesso sarebbe attaccante titolare nella nazionale di Roberto Mancini (uno che ha contribuito non poco alla crescita del giovane Enrico ai tempi della Samp). L’unica sfortuna che si può imputare ad Enrico chiesa è quella di essere nato nell’epoca peggiore per un attaccante italiano, in quanto a cavallo degli anni 90 e 2000 l’abbondanza di punte era clamorosa: pensiamo ad esempio a Vieri, Inzaghi, Montella, Del Piero, Totti solo per citarne alcuni.

Eppure Enrico Chiesa possedeva caratteristiche uniche, che hanno convinto spesso i ct della nazionale a portarlo con loro nelle spedizione azzurre. Partecipa infatti sia ad Euro 96 che a Francia 98, sempre come punta di rincalzo però. Chiesa è un attaccante atipico, non ha il fisico della punta centrale, e non è mortifero come un rapace dell’area di rigore. Si tratta piuttosto di un centravanti molto tecnico, dotato di un tiro da fuori eccellente e con un ottimo tempismo in area di rigore. Nasce come ala tornante, nella Sampdoria targata Eriksson del dopo-Vialli. Si trasforma poi in attaccante di manovra, e in quel ruolo scopre doti di finalizzatore grazie alle imbeccate di Roberto Mancini, che all’epoca avrebbe fatto fare 20 gol anche al portiere probabilmente. Eppure alcuni gol di Chiesa rubano gli occhi per la loro bellezza, come uno fatto a San Siro contro l’Inter, con un sinistro a giro dal limite che Pagliuca può solo ammirare. Passato al Parma miliardario di Tanzi, forma con Crespo una delle coppie meglio assortite non solo di serie A ma di tutta Europa, confermando la cosa con la vittoria della Coppa Uefa 1999, l’ultima per una squadra italiana.

Altra grande specialità sono le punizioni dal limite, a dimostrazione della tecnica di tiro che non aveva eguali tra gli attaccanti della sua generazione. Anche alla Fiorentina, dimostrerà di essere un top player per la sua epoca, mettendosi sulle spalle la squadra prima di Trapattoni e poi di Terim. La tappa viola sarà fondamentale, e la Fiorentina ancora non sa di aver compiuto un doppio acquisto quando veste Enrico Chiesa con la maglia gigliata…

La dinastia Chiesa in maglia viola

Federico Chiesa muove i primi passi nelle formazioni giovanili della Samp, prima come attaccante per seguire le orme del padre. La somiglianza somatica tra i due è innegabile, ma il campo sembra dare torto a chi vede in lui un nuovo attaccante da nazionale. E sarà grosso modo così. Passato alla Fiorentina, sempre per seguire la traiettoria del padre, Federico assaggia il campo prima con Paulo Sousa, che lo sposta però in un ruolo che sembra subito più congeniale al giovane Federico: si trasforma infatti in esterno alto di un attacco a tre. Una volta con questo ruolo sarebbe stato definito ala tornante, proprio come era il padre agli esordi. La genetica non mente, ma in questo caso la traiettorie seguita da padre e figlio è contraria.

Federico non possiede le doti tecniche del padre, non riesce ad essere così abile con la palla da disegnare traiettorie spietate sui calci da fermo, ma sopperisce a tutto questo con un vigore fisico eccezionale, che gli consente di dominare la sua fascia di competenza e di presentarsi comunque lucido in zona gol. Rispetto al padre possiede un corpo più strutturato, frutto anche degli allenamenti moderni, interpreta il ruolo di esterno d’attacco in maniera totale, lasciando intravedere in questo doti da futuro esterno a tutta fascia (in questo somiglia molto di più a Zambrotta che del padre fu compagno di nazionale).

Nonostante la giovanissima età si è caricato sulle spalle una squadra importante come la Fiorentina in un momento critico della società, ed è diventato in pochissimo tempo un punto fermo assoluto della nazionale di Mancini. In questo rispetto al padre si è dimostrato molto più precoce, e potenzialmente la sua carriera potrà avere uno sviluppo maggiore di quella avuta dal genitore.

La genetica non mente

Ruoli diversi, seppur con percorsi simili, caratteristiche diverse e modo di stare in campo diverso.

Eppure Federico Chiesa ci ricorda il padre. Anzitutto la personalità, quella che lo porta ad essere leader della propria squadra, e quella fascia da capitano stretta su una manica viola con il nome Chiesa stampato sulle spalle che non può che far pensare a qualcosa di già visto.

Ma poi ci sono anche motivazioni tecniche. La corsa innanzi tutto, quel modo di caracollare per poi accelerare ed ingobbirsi sulla palla prima del tiro. L’eleganza non è il tratto distintivo del movimento dei due giocatori in questione, e vederli in campo in immagini affiancate dimostra chiaramente il rapporto parentale esistente.

Un movimento in particolare cattura l’attenzione: Federico ripropone quasi in maniera identica il modo in cui il padre rientrava sul piede forte, per scoccare il tiro da fuori. Si tratta di una postura naturale, si un movimento che probabilmente il piccolo Federico avrà emulato migliaia di volte nel salotto di casa, vedendo il padre giocare le partite alla tv. Si potrebbero sovrapporre per farne un immagine sola in quel contesto.

Per il momento Federico Chiesa è uscito dal salotto di casa, e porta la sua qualità calcistica per i campi di mezza Italia, aspettando di poterlo fare anche in Europa a breve. Sembra davvero più forte del padre allo stato attuale. E siamo sicuri che ad Enrico la cosa non dispiaccia affatto.